Perché i dazi di Trump fanno sbiancare Volkswagen, Mercedes e Bmw
Trump potrebbe imporre "dazi reciproci" sull'Ue per riequilibrare, in particolare, il commercio automobilistico: le tariffe europee sono molto più alte di quelle americane. Il presidente attacca i gruppi automobilistici tedeschi Volkswagen, Bmw e Mercedes-Benz, già indeboliti dal calo delle vendite in Cina. Tutti i dettagli

Trump potrebbe imporre “dazi reciproci” sull’Ue per riequilibrare, in particolare, il commercio automobilistico: le tariffe europee sono molto più alte di quelle americane. Il presidente attacca i gruppi automobilistici tedeschi Volkswagen, Bmw e Mercedes-Benz, già indeboliti dal calo delle vendite in Cina. Tutti i dettagli
Dopo l’annuncio di dazi del 25 per cento su tutte le importazioni di acciaio e di alluminio, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump potrebbe imporre “tariffe reciproche” sull’Unione europea per riequilibrare la bilancia commerciale e favorire l’apertura di stabilimenti manifatturieri sul suolo americano. Già in campagna elettorale aveva detto, ad esempio, di volere “che le case automobilistiche tedesche diventino americane” e critica spesso la disparità tra le aliquote europee e quelle statunitensi sulle importazioni di veicoli: gli Stati Uniti vi applicano infatti un dazio del 2,5 per cento, mentre l’Unione europea del 10 per cento.
Anche i dazi europei sui prodotti chimici e alimentari sono più alti di quelli americani, però la media tariffaria complessiva applicata dagli Stati Uniti (3,9 per cento) è leggermente superiore a quella dell’Unione europea (3,5 per cento).
I DAZI AMERICANI COLPIRANNO SOPRATTUTTO LE CASE AUTOMOBILISTICHE TEDESCHE
Tornando al settore automobilistico, l’amministrazione Trump non attacca l’Unione europea solo per i dazi più alti ma anche per l’imposta sul valore aggiunto del 20 per cento, che sommati appesantiscono del 30 per cento il costo dei veicoli americani.
Se gli Stati Uniti metteranno dazi sull’Unione europea e riattiveranno quelli sul Messico, le aziende più colpite saranno probabilmente le case automobilistiche tedesche, già indebolite dal calo delle vendite in Cina. I gruppi Volskwagen, Mercedes-Benz e Bmw – Trump li nomina spesso – hanno infatti rappresentato il 73 per cento delle 820.000 auto esportate dall’Unione europea negli Stati Uniti nel 2024 e possiedono anche degli stabilimenti in Messico. Tutte e tre le società, comunque, hanno una presenza manifatturiera negli Stati Uniti: l’impianto più grande al mondo di Bmw si trova a Spartanburg, nella Carolina del sud.
Tra i paesi membri dell’Unione, è la Germania la principale (e nettamente) esportatrice di auto negli Stati Uniti: l’anno scorso questo commercio è valso 23 miliardi di dollari, vale a dire il 15 per cento delle esportazioni totali tedesche verso l’America.
LE DICHIARAZIONI DI BMW E VOLKSWAGEN
Bmw, in particolare, ha detto che l’Unione europea dovrebbe venire incontro agli Stati Uniti e ridurre i dazi sulle importazioni automobilistiche in modo da pareggiarli: il beneficio per l’azienda sarebbe doppio, peraltro, visto che possiede molte fabbriche in America – vi produce i Suv serie X, ad esempio – dalle quali poi esporta nel resto del mondo.
Quello statunitense è il mercato più importante per Porsche (gruppo Volkswagen), dove l’anno scorso ha venduto la cifra record di 76.000 unità, tutte provenienti dall’Unione europea. Anche Audi, un altro marchio del gruppo Volswagen, esporta dall’Europa quasi tutti i modelli venduti negli Stati Uniti, con l’eccezione della Q5 che viene fabbricata in Messico.
Volkswagen ha detto di essere “preoccupata per il dannoso impatto economico che le tariffe proposte dall’amministrazione statunitense avranno sui consumatori americani e sull’industria automobilistica internazionale”, ma ha anche evidenziato gli investimenti previsti negli Stati Uniti da oltre 10 miliardi di dollari, che riguarderanno lo stabilimento di Chattanooga e una joint venture con l’azienda americana di veicoli elettrici Rivian.
LE PAROLE DI STEPHEN MILLER
“Un’auto tedesca o un’auto europea spedita in America è tassata al 2,5 per cento, cioè praticamente zero. Questo è uno dei motivi principali per cui l’industria automobilistica statunitense è stata colpita e ha perso posti di lavoro per così tanto tempo”, ha detto a Fox News Stephen Miller, vicecapo dello staff della Casa Bianca. “Se [gli europei, ndr] vogliono essere tassati meno del 30 per cento, devono abbassare le loro barriere, in modo da avere un trattamento equo e paritario e, sì, reciproco”.