“Ogni volta che c’è un’ingiustizia, c’è la bandiera della Ferrari” ma non parliamo di F1
La bandiera della Ferrari è ancora un simbolo di protesta in Serbia: dal governo Milošević a quello di Vučić, la resistenza ha il colore rosso della macchina più famosa del mondo Da quasi trent’anni, in Serbia, la bandiera della Ferrari è molto più di un ... Leggi tutto L'articolo “Ogni volta che c’è un’ingiustizia, c’è la bandiera della Ferrari” ma non parliamo di F1 proviene da F1ingenerale.

La bandiera della Ferrari è ancora un simbolo di protesta in Serbia: dal governo Milošević a quello di Vučić, la resistenza ha il colore rosso della macchina più famosa del mondo
Da quasi trent’anni, in Serbia, la bandiera della Ferrari è molto più di un semplice simbolo sportivo. Da Maranello a Belgrado, da Monza a Novi Sad, quel vessillo rosso con il Cavallino Rampante è diventato emblema di protesta e resistenza, sventolando tra le folle nei momenti più critici della storia politica del paese balcanico.
Era il 7 dicembre 1996 quando, durante una manifestazione contro il regime di Slobodan Milošević, tra le bandiere serbe spuntò per la prima volta una bandiera Ferrari. Un gruppo di studenti l’aveva scelta per ritrovarsi facilmente nella folla per il suo colore rosso, ma quel gesto istintivo si trasformò presto in un potente simbolo collettivo. Da allora, quella bandiera ha attraversato pioggia, neve e repressione, fino a diventare parte integrante del movimento studentesco che portò alla caduta del regime.
“Per me la Ferrari è un simbolo di forza, perseveranza e resistenza” ha raccontato anni dopo Igor, il proprietario della prima bandiera. “Ogni volta che c’è un’ingiustizia, c’è anche la bandiera della Ferrari”.
Perché la bandiera della Ferrari è diventata un simbolo in Serbia?
Oggi, nel 2025, la storia si ripete. Durante le proteste studentesche contro il governo di Aleksandar Vučić, iniziate dopo il crollo di una pensilina a Novi Sad che ha causato 16 morti, la bandiera Ferrari è tornata in piazza. A Belgrado, lo scorso 15 marzo, quasi mezzo milione di persone hanno manifestato contro il regime, e ancora una volta quella macchia rossa spiccava tra le bandiere nazionali.
La sua presenza rappresenta una risposta ironica alle accuse cicliche del potere, secondo cui le proteste sarebbero fomentate da agenti stranieri. Proprio come trent’anni fa, il governo punta il dito contro l’Occidente, e proprio come allora, i manifestanti rispondono con una bandiera Ferrari: un simbolo occidentale adottato dal popolo, ma che non imposto da forze esterne.
Il riconoscimento di Maranello
La Ferrari non è rimasta indifferente. Quando la bandiera fece il giro del mondo negli anni ’90, l’allora presidente Luca Cordero di Montezemolo inviò un pacco ai manifestanti con cappellini, spille e libri dedicati alla storia della Scuderia, accompagnati da un messaggio personale. Un gesto che, pur non culminando mai in un incontro, rafforzò il legame simbolico tra la Ferrari e i giovani serbi.
Oggi, quel legame resiste. Perché anche sotto le pressioni di un regime, la passione, la determinazione e il desiderio di libertà possono trovare un portabandiera inaspettato: una rossa di Maranello che non corre in pista, ma tra la gente, ogni volta che c’è bisogno di resistere.
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