Obbligazioni: cosa si nasconde dietro l’ottovolante dei Treasury Usa
Negli ultimi tempi, il mercato dei titoli del Tesoro statunitensi, uno dei più vasti e influenti al mondo, ha registrato una forte volatilità che ha destato l’attenzione di investitori e autorità. Dalla brusca impennata dei rendimenti alla successiva svendita alimentata dalla scarsa liquidità, gli eventi delle ultime settimane hanno evidenziato fragilità strutturali e sollevato interrogativi... Leggi tutto

Negli ultimi tempi, il mercato dei titoli del Tesoro statunitensi, uno dei più vasti e influenti al mondo, ha registrato una forte volatilità che ha destato l’attenzione di investitori e autorità. Dalla brusca impennata dei rendimenti alla successiva svendita alimentata dalla scarsa liquidità, gli eventi delle ultime settimane hanno evidenziato fragilità strutturali e sollevato interrogativi su possibili interventi delle istituzioni.
Secondo Adam Marden, Portfolio Manager, Macro e Absolute Return Strategies, e Pranay Subedi, Associate Portfolio Manager, Fixed Income, presso T. Rowe Price, le recenti oscillazioni nel mercato dei Treasury sono attribuibili a “una combinazione di scarsa liquidità e rapidi cambiamenti di scenario che hanno influenzato il sentiment degli investitori”. Gli esperti sottolineano che parte della pressione è stata esercitata da hedge fund costretti a chiudere operazioni speculative e da vendite di massa da parte di investitori stranieri.
Una delle cause principali, secondo Marden e Subedi, risiede nel fatto che “il Dipartimento del Tesoro ha emesso circa 2.300 miliardi di dollari di nuovo debito all’anno dal 2020 al 2024, mentre le autorità di regolamentazione non hanno consentito ai bond dealer di aumentare la propria capacità di market making”. Il risultato è un sovraccarico di offerta su un’infrastruttura che fatica ad assorbirla, una condizione che gli esperti paragonano a “incanalare il traffico su un’autostrada a quattro corsie in una sola”.
Nonostante una parziale stabilizzazione seguita alla sospensione temporanea dei nuovi dazi USA annunciata il 9 aprile, la volatilità resta elevata. Più in profondità, secondo Marden e Subedi, è cruciale comprendere l’equilibrio macroeconomico tra deficit commerciale degli Stati Uniti e surplus delle partite correnti globali. “L’annuncio degli Stati Uniti di voler ridurre il deficit delle partite correnti potrebbe ridurre parzialmente l’eccedenza finanziaria di cui hanno beneficiato”, osservano i due analisti, avvertendo che ciò potrebbe avere “ampie implicazioni a lungo termine per tutti gli asset statunitensi”.
Sotto pressione anche il sistema bancario, anche se per ora non si riscontrano segnali di crisi paragonabili a quelli osservati nel 2020. “I tassi di finanziamento garantito restano leggermente elevati ma gestibili, e le operazioni pronti contro termine sponsorizzate sono cresciute in modo significativo”, spiegano Marden e Subedi. Tuttavia, la scarsa partecipazione delle banche più piccole allo Standing Repo Facility (SRF) della Federal Reserve e la limitata capacità dei primary dealer sollevano interrogativi sulla tenuta del sistema in caso di ulteriori shock.
La Fed, intanto, osserva con attenzione. Un intervento diretto tramite acquisti massicci di Treasury come nel 2020 appare improbabile, salvo un “crollo totale della struttura del mercato”. Più realisticamente, si potrebbe assistere a “modifiche minori alle dinamiche dello SRF, come l’ampliamento degli orari o dei criteri di garanzia per facilitare il finanziamento”.
Tra gli indicatori chiave da tenere d’occhio nei prossimi mesi, Marden e Subedi indicano le aste dei Treasury, in particolare la loro capacità di attrarre domanda nonostante eventuali concessioni sui rendimenti, e i deflussi dagli ETF e dai fondi di credito istituzionali. Quest’ultimo elemento, spiegano, potrebbe essere un segnale precoce di congelamento della liquidità, con ricadute dirette sul mercato obbligazionario.
In definitiva, il mercato dei Treasury USA sembra attraversare una fase di transizione delicata, dove l’interazione tra politiche fiscali, regolamentazione finanziaria e movimenti internazionali di capitale rischia di amplificare le tensioni. Un contesto che impone agli investitori una vigilanza costante e una valutazione attenta dei rischi sistemici.