Nvidia finisce in mezzo allo scontro USA-Cina, borse giù
L'amministrazione del presidente Donald Trump ha deciso di impedire a Nvidia di vendere liberamente il suo chip H20 in Cina. Tra rettifiche e svalutazioni, si arriva a 5,5 miliardi di dollari di effetto negativo sui conti del primo trimestre della società capofila dei chip ad alta prestazione.

L’avvio di un’indagine sui minerali essenziali, forse l’anticipo dell’arrivo di nuovi dazi sulla Cina, oltre che le ricadute della politica protezionistica degli Stati Uniti su Nvidia, hanno cambiato nel corso della notte il trend del mercato. Torna a indebolirsi il dollaro e si apprezzano le valute rifugio, non sembra esserci alternativa all’oro, in rialzo stamattina di quasi il 2% a 3.287 dollari, nuovo record.
A Wall Street, l’indice S&P500 ha chiuso in ribasso dello 0,2%.
La Casa Bianca ha avviato un'indagine su alcuni minerali essenziali, tra cui litio e cobalto, sui composti basati sulle terre rare e su prodotti correlati, come gli smartphone.
La Cina domina le catene di approvvigionamento globali di metalli rari, per cui potrebbe essere ancora Pechino il target dell’iniziativa. Senza nominare altri paesi, l'ordinanza del presidente americano afferma che gli Stati Uniti dipendono da fonti straniere che "sono a rischio di shock gravi, prolungati e a lungo termine nella catena di approvvigionamento".
Questa dipendenza "aumenta il potenziale di rischi per la sicurezza nazionale, la prontezza della difesa, la stabilità dei prezzi, la prosperità e la resilienza economica".
Il dipartimento del Commercio avrà fino a 180 giorni di tempo per presentare il suo rapporto a Trump. L'inchiesta è stata avviata in base alla "Sezione 232" del Trade Act del 1962, che consente di limitare le importazioni ritenute una minaccia per la sicurezza nazionale, e potrebbe tradursi in nuovi dazi.
L'amministrazione del presidente Donald Trump ha deciso di impedire a Nvidia di vendere liberamente il suo chip H20 in Cina: a partire da ieri, servirà una licenza speciale da richiedere alle autorità. Il nuovo regime avrà una durata non definita.
Le nuove regole rispondono alle preoccupazioni di Washington sulla collaborazione con Pechino: c’è la preoccupazione che "i prodotti coperti dal provvedimento possano essere utilizzati o dirottati verso un supercomputer in Cina", ha dichiarato l'azienda nel corso della notte.
Le conseguenze non saranno da poco, anche perché l’H20 era stato messo a punto proprio per dare una risposta positiva ai timori delle autorità degli Stati Uniti. Tra rettifiche e svalutazioni, si arriva a 5,5 miliardi di dollari di effetto negativo sui conti del primo trimestre.
Nei prossimi tre anni gli investimenti cumulativi per ridurre i rischi legati alle pressioni sulla supply chain raggiungeranno i 4,7 trilioni di dollari, la previsione è contenuta in un report di Capgemini dedicato agli effetti della reindustrializzazione negli Stati Uniti e in Europa.
La società di consulenza si aspetta che quest’anno, più di un terzo delle aziende aumenterà gli investimenti in nearshoring e friendshoring. Se gli apparati industriali dell’Europa e degli Stati Uniti spingono in questa direzione è perché si sono rese conto che bisogna avvicinarsi ai clienti e va aumentata la resilienza della supply chain.
In questo contesto, “l’aumento dei dazi sta aggravando le sfide logistiche, con il 93% dei dirigenti che esprime preoccupazione per l’impatto economico, mentre l’82% dei dirigenti indica che intende ridurre la dipendenza della supply chain dalla Cina, con un aumento significativo rispetto al 58% del 2024”, si legge nel report.
Nello specifico, “la maggior parte delle aziende (62%) si sta concentrando sullo sviluppo degli impianti produttivi per renderli più intelligenti e tecnologicamente avanzati. Oltre la metà di queste ha già ottenuto risparmi superiori al 20% grazie all’adozione di tecnologie digitali nei propri processi di reindustrializzazione, e una larga maggioranza (84%) prevede di investire ulteriormente in tecnologie manifatturiere avanzate per ridurre ulteriormente i costi”.
Le borse dell’Europa dovrebbero aprire in ribasso, future dell’indice Dax di Francoforte -0,6%. Ieri il Ftse Mib di Milano ha chiuso in rialzo del 2,4%.
Dopo qualche passo in avanti e qualcun altro indietro, l’aliquota tariffaria degli Stati Uniti sull’Europa dovrebbe atterrare intorno al 15%, la pensa in questo modo Shaan Raithatha, Senior Economist di Vanguard Europe, che in precedenza stimava circa il 5%.
La società dei prodotti di investimenti si aspetta anche un ampio rallentamento della crescita globale, condizioni finanziarie più rigide e un euro più forte, pertanto, scendono anche le previsioni sul Pil della zona Euro, a +0,8% da 1%, quella sul 2025, a +1% da +1,6% quella del 2026.
“Ciò annulla di fatto i benefici attesi da una politica fiscale più espansiva dell'UE e pone l'eurozona sull'orlo di una recessione tecnica nella seconda metà del 2025”, avverte Raithatha.
La frenata dell’economia dovrebbe però raffreddare l’inflazione, l’economista ha così tagliato la sua previsione sui prezzi al consumo per fine 2026, a +1,7%, da +1,9%.
Vanguard si aspetta per quest’anno tre tagli dei tassi da parte della BCE, a partire da domani.
In Asia, il Nikkei di Tokyo perde oltre l’1%. Le vendite sui tech penalizzano molto l’indice Hang Seng di Hong Kong, -2,4%. Shanghai Composite -0,7%.
La seconda economia del mondo è cresciuta del 5,4% nel primo trimestre superando così le attese degli analisti. "Secondo le stime preliminari, il prodotto interno lordo nel primo trimestre ha registrato un aumento del 5,4% su base annua a prezzi costanti", ha dichiarato l'Ufficio nazionale di statistica di Pechino.
La produzione industriale è salita del 7,7% su base annua a marzo, superando le aspettative del mercato che si attestavano su un aumento del 5,6% e accelerando rispetto alla crescita del 5,9% registrata nel periodo gennaio-febbraio. Si è trattato della più forte espansione della produzione industriale da giugno 2021, in vista dell'imminente imposizione degli ingenti dazi Usa.
Secondo i dati diffusi dal ministero del Commercio di Pechino, a marzo il dato sulle vendite al dettaglio ha registrato un aumento del 5,9% annuo, al di sopra delle attese (+4,2%) e del dato di febbraio (+4,0%).
Banche. Banco Bpm e Anima Holding si schierano a fianco di Mps nella scalata a Mediobanca. Il cda dell'istituto guidato da Giuseppe Castagna e quello della società di gestione del risparmio, di cui il Banco detiene il 90% del capitale, hanno deliberato di votare a favore dell'aumento che servirà a Siena per emettere nuove azioni da scambiare con quelle di Piazzetta Cuccia.
Stellantis. Le scelte politiche di Stati Uniti ed Europa, con i dazi sulle importazioni da una parte e le norme contro le emissioni di CO2 dall'altra, mettono l'industria automobilistica sotto "estrema pressione". Lo ha detto il presidente di Stellantis, John Elkann.
Terna. L'agenzia di rating S&P ha migliorato il rating della società ad A- da BBB+. L'outlook rimane stabile