Nuovi programmi per la scuola di Valditara, le proteste degli esperti di didattica: “Ritorno al passato”. “Blocco alla libertà di insegnamento”
A dare un giudizio totalmente negativo alle nuove Indicazioni nazionali, pubblicate nei giorni scorsi sul sito del ministero dell’Istruzione e del Merito, sono i referenti delle diverse associazioni di insegnanti e di esperti di didattica delle diverse discipline. Gli unici con un parere positivo? L'Associazione italiana insegnanti di geografia L'articolo Nuovi programmi per la scuola di Valditara, le proteste degli esperti di didattica: “Ritorno al passato”. “Blocco alla libertà di insegnamento” proviene da Il Fatto Quotidiano.

“La storia è diventata una bandiera politica”. “I suggerimenti dati in matematica sono incomprensibili e stringati”. “Un ritorno al passato, alla grammatica normativa”. “C’è una visione da anni ’50 della biologia”. “Inaccettabili”. “Preoccupanti”. A dare un giudizio totalmente negativo alle nuove Indicazioni nazionali, pubblicate nei giorni scorsi sul sito del ministero dell’Istruzione e del Merito, sono i referenti delle diverse associazioni di insegnanti e di esperti di didattica delle diverse discipline. Ad alcuni di loro, la Commissione guidata dalla pedagogista Loredana Perla aveva chiesto anche un parere, ma pochi si sono sentititi rappresentati nel documento finale di cui va orgoglioso il ministro Giuseppe Valditara.
I più critici sono gli storici, gli italianisti, i matematici mentre i geografi promuovono il lavoro fatto. A spiegare a ilfattoquotidiano.it tutte le perplessità sul capitolo dedicato alla storia è Antonio Brusa, presidente della società italiana di didattica della storia: “Il documento del 2012 è stato sostituito dallo studio della genealogia della nazione. Tutto l’apparato didattico, la definizione del lavoro così come viene proposto individua perfettamente l’insegnante tradizionale, da manuale. Parla alla pancia di quella palude di docenti che non si aggiorna, che non si forma”. Brusa ha analizzato con attenzione le 154 pagine pubblicate: “Le attuali Indicazioni prescrivono cinque contenuti obbligatori con i quali il docente deve costruire il curriculo. Ora, alla primaria saranno 23 e alla secondaria di primo grado 33. In questo modo la libertà di insegnamento è bloccata”.
Gli storici criticano anche il suggerimento di leggere i martiri di Belfiore, “La piccola vedetta lombarda”, Anita Garibaldi, i Mille: “Chi ha steso questo documento immagina che la storia si possa insegnare attraverso una sorta di narrazione delle vicende dell’Italia così che anche i bambini stranieri si appassionino e diventino italiani. Tutti gli studi in merito all’acquisizione dell’identità collettiva dicono che conta più la famiglia della scuola in questo processo; pertanto l’operazione del ministero non ha senso”. E poi sulla Bibbia da leggere in storia (in maniera semplificata) in prima elementare Brusa dice: “E chi spiegherà ai bambini il Libro dei Re o il Deuteronomio?”.
Critica anche Silvia Tatti, presidente dell’Associazione degli italianisti: “Siamo critici sul metodo perché non c’è stato un coinvolgimento delle associazioni che sono rappresentative di una realtà estesa come la nostra. È mancato un vero confronto. La Commissione Perla ci ha richiesto un documento che non è stato preso in considerazione”. Detto questo gli italianisti sono preoccupati perché – in questo caso a differenza della storia – le Indicazioni sono “generiche” e perché non esiste un “coordinamento tra l’educazione linguistica e letteraria”. Per la presidente Tatti la parte sulla grammatica è un ritorno al passato e per la letteratura scrivere nel documento frasi come “i classici moderni, letti integralmente in classe o a casa, sono sempre una buona opzione: Pinocchio, L’isola del tesoro di Stevenson, i romanzi di Jules Verne, un po’ di buona fantascienza e di buon horror” è solo un modo per esplicitare frasi ad effetto.
A non essere soddisfatti delle novità messe in campo da Valditara sono anche i matematici. Alessandra Mariotti fondatrice dell’associazione italiana di ricerca in didattica della matematica dice: “Siamo perplessi. Le indicazioni del 2012 avevano ormai trovato una certa accoglienza da parte dei docenti. Distruggere e ricominciare tutto di nuovo non è un buon metodo. Dal punto di vista della scrittura, queste Indicazioni , dovranno essere ben risciacquate in Arno, anche la struttura è disomogenea. Le attuali Indicazioni avevano bisogno di essere rese più operative ma nemmeno questo è stato preso in considerazione. I consigli dati sono stringati e incomprensibili. La distinzione tra pensiero computazionale e disciplina informatica manca completamente”. Isabella Marini, dell’Associazione insegnati di scienze naturali è stata convocata dalla Commissione Perla la prossima settimana per esprimere un parere: “Stiamo studiando il documento ma già fin da ora le posso dire che ho l’impressione che manchi una visione collettiva. Il documento pare più un mosaico con alcuni suggerimenti che spaziano dal macro al micro che potrebbero spiazzare i docenti che le dovranno poi usare. Non solo: c’è una visione vecchia della biologia. E’ tutto ridotto a pochi argomenti che si trovano nei programmi degli anni Cinquanta. Lo stesso equivale per la scienza della terra: sarà pur bello ed entusiasmante parlare dei minerali ma noi viviamo in un Paese magnifico e fragile”.
Gli unici ad avere un parere positivo sono i rappresentanti dell’Associazione italiana insegnanti di geografia. A parlare è il presidente Riccardo Morri che ha partecipato alla stesura della bozza: “Abbiamo lavorato in autonomia e indipendenza. Le indicazioni attuali non avevano problemi di là del fisiologico cambiamento, ma di fatto abbiamo avuto l’opportunità di avvicinare i principi alla didattica. Abbiamo ragionato per campi del sapere senza entrare nel dettaglio e oggi i docenti sono invitati a muoversi su più scale nello spazio e nel tempo, sul locale e il globale”.
Il movimento di Cooperazione Educativa (formato da esperti di tutte le discipline, da insegnanti che da anni operano nel campo della formazione e della ricerca con contatti continuativi con molte università), intanto, annuncia di voler intervenire ma dopo un’attenta analisi. “Abbiamo organizzato – dice la segreteria nazionale – dei gruppi di lettura del documento per costruire prima di tutto una conoscenza comune e da questa partire per approfondirne tutti gli aspetti critici”.
Da una prima visione, tuttavia, il parere è negativo: “Per noi è inaccettabile, innanzitutto per due motivi: per come è stata condotta tutta l’operazione di revisione lasciata in mano a gruppi di esperti di ogni settore disciplinare senza che i criteri di questa scelta siano stati minimamente condivisi e che hanno avviato un lavoro di revisione senza tenere conto della necessaria coerenza tra le varie parti, come se avessero lavorato per compartimenti stagni; per come “non” sono state coinvolte le scuole e gli insegnanti che sarebbero stati i primi a dover manifestare questa esigenza di cambiamento. A questo proposito, noi, come associazione, avevamo espresso nell’unico incontro concessoci con la commissione Perla, la nostra contrarietà ad un’opera di revisione di cui nessuno sentiva la necessità, semmai per noi era ed è tuttora importante investire in formazione degli insegnanti rispetto a quei contenuti”.
L’Mce punta il dito contro l’eccessiva attenzione data all’informatica: “L’enfasi sul digitale è indicativa della strada imboccata da questa commissione: puntare sulle tecnologie per rinnovare la scuola quando i problemi da risolvere riguardano principalmente la carenza di formazione degli insegnanti”.
Infine a schierarsi contro Valditara è anche Maria Angela Grassi, presidente dell’Associazione nazionale pedagogisti italiani: “Una riforma così radicale, se non accompagnata da una visione aperta e inclusiva, rischia di ridurre la scuola a una mera fabbrica di contenuti anziché a un ambiente stimolante per la crescita intellettuale e umana degli studenti. La scuola deve essere, più che mai, un luogo di incontro tra diverse culture e prospettive, dove la storia, la letteratura e la scienza sono insegnate non come verità assolute, ma come territori da esplorare con curiosità, rigore e apertura mentale”.
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