Nucleare pronto a tornare in Italia nel 2030, sarà sostenibile: cosa c’è nel decreto Meloni
Il governo Meloni ha approvato il 28 febbraio, insieme al decreto Bollette, anche il decreto Nucleare sostenibile. Come e quando verranno attivati i nuovi reattori

Assieme al decreto Bollette, il Consiglio dei Ministri ha approvato qualche giorno fa, in esame preliminare, un disegno di legge delega in materia di energia nucleare sostenibile. L’obiettivo è l’inserimento di questa fonte di energia nel cosiddetto “mix energetico italiano”, nel quadro delle politiche europee di decarbonizzazione che hanno nel 2025 l’obiettivo temporale di neutralità.
La legge è stata pensata per garantire anche la continuità nell’approvvigionamento energetico, considerato l’aumento costante della domanda e la necessità di raggiungere il prima possibile l’indipendenza energetica. Ma anche per garantire la sostenibilità dei costi gravanti sugli utenti finali e la competitività del sistema industriale nazionale.
Nucleare sostenibile in Italia: cosa cambia
A causa delle tensioni internazionali, prima fra tutte la guerra in Ucraina e l’aumento della domanda globale, che stanno spingendo i governi occidentali a rivedere la produzione di energia a livello nazionale, l’Italia si prepara quindi al ritorno al nucleare, che sarà 100% green.
Di fatto, è bene chiarire che l’energia nucleare è già tra le fonti energetiche a emissioni più basse e generalmente ad impatto ambientale più ridotto di tutte. A differenza delle fonti rinnovabili, infatti, è in grado di fornire energia in maniera continua, con un capacity factor molto alto, superiore al 90%.
L’idea è quella, entro pochi anni, già nel 2030 precisamente, di avere mini reattori per sfruttare l’energia nucleare anche nel nostro Paese, dove manca da oltre trent’anni.
Addio vecchio nucleare, come funzionerà la nuova energia green
Ciò che spicca leggendo il testo di legge approvato il 28 febbraio, insieme al decreto Bollette, è la rassicurazione, da parte del governo Meloni, circa il totale superamento delle esperienze nucleari precedenti.
“Si assicura una cesura netta rispetto agli impianti nucleari del passato – cosiddetti di prima o di seconda generazione – destinati alla definitiva dismissione” si trova scritto. In sostanza, il nucleare sostenibile di quarta e quinta generazione nulla ha a che vedere con il “vecchio” nucleare che, ricordiamo, l’Italia bocciò categoricamente con il referendum del 1987, precludendosi, va detto, un possibile importante sviluppo industriale ed energetico.
Nella bozza si parla di “eventuale riconversione” dei vecchi impianti e di utilizzo delle migliori tecnologie disponibili, incluse quelle modulari e avanzate. Per questo il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin sta valutando la creazione di un’autorità indipendente competente per la sicurezza nucleare, che dovrebbe avere compiti di regolazione, vigilanza e controllo sulle future infrastrutture nucleari.
Ma come funzionerà il nucleare green? Si prevede una disciplina organica dell’intero ciclo di vita dell’energia nucleare: eventuale fase di sperimentazione, progettazione, autorizzazione degli impianti, esercizio degli impianti stessi, gestione, stoccaggio e smaltimento dei rifiuti radioattivi e infine smantellamento degli impianti.
I prossimi passi legislativi
Come spiegato dal ministro, la legge delega dovrebbe passare alle Camere già la settimana prossima, poi la calendarizzazione dipenderà dal presidente della Camera e da quello della commissione.
Poi “ci sarà un lungo dibattito perché ci sono già stati due mesi di audizioni alla Camera” dice il capo del ministero dell’Ambente, che si augura di arrivare all’approvazione entro l’autunno o almeno entro fine anno. Da lì ci vorranno poi 12 mesi per avere i decreti legislativi.
Per quanto riguarda il tema sicurezza – rilevante più per tranquillizzare gli italiani che per reali rischi oggettivi – si legge nel documento che i promotori dei progetti nucleari devono fornire adeguate garanzie finanziarie e giuridiche per coprire i costi di costruzione, gestione e smantellamento degli impianti e per i rischi, anche a loro non direttamente imputabili, derivanti dall’attività nucleare.