Mps, grandi manovre in vista dell’assemblea: Caltagirone sale all’8%
L’imprenditore romano resta protagonista del risiko bancario e la sua ultima mossa sembra destinata a raggiungere un altro obiettivo: il controllo di Generali.

La strada che porta da Roma a Trieste passa per Siena. Con questa destinazione l’imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone continua tessere la sua tela nel capitale di Banca Monte dei Paschi di Siena.
Secondo quanto ricostruito da La Stampa, l’imprenditore romano sarebbe salito dal 5% all’8% del capitale di Mps proprio mentre l’amministratore delegato della banca senese, Luigi Lovaglio, sta cercando di convincere i grandi fondi azionisti dell’istituto a sostenere la scalata a Mediobanca.
Dietro la mossa c’è l’obiettivo di blindare l’assemblea di Mps in programma il prossimo 17 aprile, quando i soci saranno chiamati a decidere sull’aumento di capitale a servizio dell’Ops su Mediobanca.
A questo punto, da un lato ci sarà il sostegno all’operazione del 11,7% detenuto dal Mef, il 9,9% di Delfin, ovvero la finanziaria della famiglia Del Vecchio, e l’8% di Caltagirone: si tratta del 29,6% del capitale, a cui potrebbero aggiungersi le quote di Banco Bpm (5%) e Anima (4%).
Ancora da decifrare la posizione del management di Bpm e dell’asset manager, in quanto sono in attesa di sapere se potranno votare, vista la passivity rule, e, in caso negativo, abbasserebbero il quorum per raggiungere i due terzi necessari al via libera all’operazione.
Il quotidiano torinese suggerisce che Caltagirone potrebbe proseguire con gli acquisti su Mps, arrotondando ulteriormente la propria partecipazione, utilizzando la sua usuale strategia di reinvestire nei titoli la liquidità generata dai dividendi incassati.
L’imprenditore, infatti, incasserà nei prossimi giorni proprio da Mps 80 milioni, attualmente equivalente all’1% del capitale visti 7 euro a cui le azioni Mps quotavano questa mattina (-0,20%) a Piazza Affari.
Lo sguardo dei protagonisti del risiko bancario senese sembra rivolto soprattutto verso Generali, il cui controllo passa attraverso Mediobanca. Delfin e Caltagirone risultano azionisti del Leone rispettivamente con il 9,9% e il 6,9% e la ‘fretta’ che appare dalle ultime mosse sarebbe dovuta al fatto che il rinnovo del cda di Generali (24 aprile) arriverà prima dell’avvio dell’Ops su Piazzetta Cuccia (8 maggio).
Ora, però, la partita per il rinnovo del cda di Generali diventa secondaria, in quanto controllare Mediobanca significa mettere le mani sulla Compagnia triestina: in caso di successo dell’Ops, Delfin e Caltagirone avrebbero oltre il 20% dell’entità uscita dell’operazione tra Mps e Bpm, visto che l’imprenditore romano detiene il 7,6% di Mediobanca e il 6,92% del Leone, a cui aggiunge anche il 5,2% di Anima.
Nel frattempo, ieri Deutsche Bank aveva dichiarato di detenere il 5,1% di Banco Bpm, ma la quota è posseduta “per conto di terzi”. Secondo La Stampa, i terzi sarebbero i francesi di Crédit Agricole, in attesa di ottenere il via libera dalla Banca centrale europea per arrivare al 19,9% del capitale di Piazza Meda.
Il gruppo transalpino non sarebbe interessato ad una scalata di Bpm, ma vorrebbe solo tutelare la sua partecipazione in un istituto con il quale sono in corso diverse partnership, mentre con UniCredit (potenziale concorrente su Bpm), stanno trattando il rinnovo del contratto con Amundi per la gestione dei fondi della banca italiana.
Inoltre, per il gruppo francese l’Italia rappresenta il più grande mercato fuori dalla Francia, pertanto sarebbero poco inclini a rovinare i rapporti con i protagonisti del settore.