Milleri, ad di EssilorLuxottica, spiega il “modello Del Vecchio” e la sfida italiana nel mondo

Una chiacchierata a tutto campo – dagli occhiali intelligenti al ruolo dell’Italia nella finanza globale – che incrocia due dimensioni del suo impegno: industria e investimenti.Francesco Milleri, amministratore delegato di EssilorLuxottica, intervistato da Claudio Cerasa, direttore de il Foglio. Il futuro è negli occhi (e nelle orecchie) “La nostra è una scommessa semplice – ci […] L'articolo Milleri, ad di EssilorLuxottica, spiega il “modello Del Vecchio” e la sfida italiana nel mondo proviene da Economy Magazine.

Apr 15, 2025 - 12:02
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Milleri, ad di EssilorLuxottica, spiega il “modello Del Vecchio” e la sfida italiana nel mondo

Una chiacchierata a tutto campo – dagli occhiali intelligenti al ruolo dell’Italia nella finanza globale – che incrocia due dimensioni del suo impegno: industria e investimenti.
Francesco Milleri, amministratore delegato di EssilorLuxottica, intervistato da Claudio Cerasa, direttore de il Foglio.

Il futuro è negli occhi (e nelle orecchie)

“La nostra è una scommessa semplice – ci spiega Milleri –: nella società digitale, vista e udito saranno i sensi guida.” Un’affermazione che potrebbe sembrare retorica, ma che si traduce in un piano molto concreto. L’idea è ambiziosa: fare dell’occhiale non solo un supporto visivo, ma l’estensione più diretta del nostro cervello. “Il nervo ottico è parte del cervello, ed è l’unico organo esposto all’esterno: possiamo monitorarlo, possiamo dialogare con lui. È per questo che l’occhiale è destinato a diventare un hub sensoriale, uno strumento connesso che ci informa, ci guida, ci libera le mani.”

Il progetto è chiaro: costruire una tecnologia indossabile che semplifichi e, in parte, superi lo smartphone. “Stiamo lavorando – continua – per unire vista, udito e voce in un solo dispositivo intelligente, capace di interagire direttamente con i nostri pensieri.” Non è solo avanguardia: è business. EssilorLuxottica, nata dalla fusione tra Luxottica e la francese Essilor, oggi vale oltre 130 miliardi di euro ed è tra le prime venti società europee per valore generato.

Delfin, la finanza come motore di innovazione

Ma c’è un’altra faccia di Milleri, meno raccontata, più scomoda per certi versi, ma altrettanto strategica: quella dell’amministratore della holding Delfin, fondata da Leonardo Del Vecchio. Qui, i riflettori sono puntati sugli investimenti in Mediobanca (19,9%), Generali (9,8%), Unicredit (2,7%) e Monte dei Paschi (9,78%). “Il nostro approccio in Delfin è chiaro – sottolinea –: sono investimenti esclusivamente finanziari, ma con un’ottica precisa. Vogliamo aiutare il sistema finanziario italiano a crescere, portando innovazione anche qui, dove spesso si pensa che tutto sia immutabile.”

Alla vigilia dell’assemblea di Mps sull’offerta di scambio su Mediobanca, il ruolo di Delfin è più che mai centrale. E Milleri non nasconde il peso dell’eredità lasciata da Del Vecchio. “La mia responsabilità – dice – è portare avanti una visione. Una visione che crede nell’Italia, che investe sul lungo termine e che vede nella tecnologia un alleato anche per la finanza.”

Il “modello Del Vecchio” e la sfida italiana

C’è una parola che torna spesso nelle sue risposte: opportunità. “La vera sfida per l’Italia – riflette – è trasformare l’innovazione in crescita. Non possiamo più permetterci di essere solo spettatori. Il nostro Paese ha il potenziale per diventare un hub mondiale di innovazione, ma serve visione, serve coraggio.”

E qui emerge il “modello Del Vecchio”, quello del capitalista che non ha ricevuto nulla in dono ma ha costruito tutto dal basso, con metodo, intuito e scommesse lunghe. “Leonardo non era un capitalista classico, e io cerco di portare avanti la sua logica: mai vivere di rendita, mai dare nulla per scontato. La posizione dominante, oggi, non dura per sempre. È il digitale a insegnarcelo: cambia tutto, e cambia in fretta.

L’Italia tra due mondi

Industria e finanza. Occhiali e banche. Innovazione e stabilità. Milleri vive su un crinale apparentemente instabile, ma in realtà solido. Perché in entrambe le dimensioni si muove con un’idea di fondo: “Partire dall’Italia per innovare il mondo”. E in un’epoca di guerre commerciali, globalizzazione frammentata, mercati instabili e crescita incerta, quella visione appare come un faro. “Non abbiamo più tempo per l’autocommiserazione – conclude –. O investiamo ora, o resteremo indietro. E io, personalmente, non ho alcuna intenzione di restare indietro.”


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