Meta, multa UE “nelle prossime settimane” secondo Commissaria antitrust
La sanzione potrebbe essere di quantità ridotta ma a preoccupare la big tech è soprattutto la possibilità che Bruxelles la obblighi a cambi di modello di business.

Sarebbero in arrivo le multe dell’Unione europea per Meta Platforms e Apple, accusate di violazione del Digital Markets Act (DMA). I temi sarebbero strettissimi: “le decisioni potrebbero essere adottate nelle prossime settimane”, spiegava al Parlamento europeo Teresa Ribera, Commissaria antitrust a Bruxelles, che precedentemente aveva indicato marzo quale data possibile.
Se confermate, sarebbero le prime sanzioni contro grandi aziende tecnologiche da quando la spagnola Ribera è diventata vicepresidente della Commissione e Commissaria per la concorrenza.
Secondo indiscrezioni dei media, le multe non dovrebbero raggiungere il massimo previsto dal regolamento, ovvero il 10% del fatturato totale dell’azienda. Questo perché il periodo di mancata conformità sarebbe di circa un anno: il DMA è entrato in vigore in fasi tra il 2023 e il 2024. La multa più alta imposta finora dall’Autorità per la concorrenza risale a luglio 2018 contro Google per abuso di mercato che, secondo la Commissione, era in corso dal 2011. L’importo della multa fu di 4,3 miliardi di euro.
Diverse fonti legali hanno inoltre osservato che Bruxelles raramente applica il limite massimo e che le sue sanzioni più alte tendono a optare per percentuali intorno al 3% del fatturato globale.
A preoccupare le grandi società tecnologiche non ci sono soltanto le sanzioni. Lo scorso 19 marzo la Commissione ha deciso di obbligare Apple ad aprire l’ecosistema digitale dell’iPhone a terze parti, una misura che rappresenta un colpo maggiore rispetto a qualsiasi multa, poiché implica un cambiamento nel modello di business dell’azienda.
Viste le grandi dimensioni di queste società, l’attenzione si concentra proprio su questi cambi imposti di modelli di attività qualora Bruxelles li dovesse valutare come abuso di mercato.
"Non si tratta solo di multe ma della Commissione che mette in ginocchio aziende americane di successo semplicemente perché sono americane, mentre lascia impuniti i concorrenti cinesi ed europei", ha dichiarato una fonte di Meta, secondo quanto riportato da Politico.
Questo argomento, altamente politico e molto più diretto rispetto alle dichiarazioni aziendali abituali, riprende una posizione già evidenziata all’inizio dell’anno, quando il Ceo di Meta, Mark Zuckerberg, aveva annunciato che la sua azienda avrebbe interrotto la moderazione dei contenuti sui suoi social network (Facebook e Instagram) e aveva attaccato le normative digitali europee, sebbene avesse criticato meno quelle sul mercato rispetto a quelle sui servizi, più focalizzate sui contenuti che sulle pratiche commerciali.
Intanto, lo scorso 4 aprile Meta ha presentato il suo modello linguistico di nuova generazione, Llama 4, in grado di comprendere e generare contenuti in vari formati, come testo, immagini e video.
“Con i principali laboratori di intelligenza artificiale che continuano a investire miliardi di dollari nei modelli di frontiera, ci aspettiamo che nel tempo i modelli di punta offrano una serie di funzionalità simili”, spiegano gli analisti di Morningstar, ritenendo “che Llama 4 sia più o meno alla pari con gli ultimi modelli di Google e OpenAI”.
Con il tempo, “crediamo che l’attuale concorrenza basata sui modelli di IA lascerà il posto a una competizione basata sulla distribuzione e sulla monetizzazione. Con il cambiamento delle dinamiche competitive dell’IA, crediamo che Meta, con la sua base di utenti e creatori senza rivali, possa distribuire e monetizzare efficacemente i suoi investimenti in GenAI”, proseguono dal broker.
“Ci aspettiamo che i modelli GenAI di Meta vengano sfruttati dai creatori e dagli inserzionisti per creare contenuti iper-personalizzati per gli utenti, il che dovrebbe favorire il coinvolgimento degli utenti e la monetizzazione nel tempo. Vediamo Llama 4, e le sue capacità multimodali, come un passo avanti in questa direzione”, aggiungono da Morningstar, mantenendo il target price sulle azioni Meta a 770 dollari, considerandole “sostanzialmente sottovalutate, con un prezzo di mercato di 500 dollari che implica un multiplo P/EPS (atteso) di 20 volte”.
Per il futuro, secondo gli analisti “se da un lato un rallentamento macro indotto dai dazi potrebbe deprimere la spesa pubblicitaria, dall’altro permane una grande incertezza sulla durata dei dazi statunitensi”.
Nel caso in cui i dazi USA dovessero persistere e provocare una ritorsione da parte dei mercati chiave per Meta, come l’Europa, da Morningstar prevedono “una diminuzione del 15% della stima del fair value, in quanto i ricavi a breve termine subirebbero una forte pressione. Anche se ciò dovesse verificarsi, Meta risulterebbe comunque sottovalutata dal mercato”.
In conclusione, questi esperti restano ottimisti: “sebbene le prospettive macro rimangano tutt’altro che rosee, riteniamo che l’incertezza nel breve termine legata al business di TikTok negli Stati Uniti possa arricchire ulteriormente il business pubblicitario di Meta, alleviando forse alcuni dei problemi prodotti dalle tariffe”.