Matteo Bassetti, le mutande rubate da un’infermiera e le avance dai maschi: «Sono l’unico virologo sopravvissuto»

Il dottore: ho il curriculum più forte in Italia. Gli altri? Viola è piacente ma non ha background, Palù non ha mai visto un malato L'articolo Matteo Bassetti, le mutande rubate da un’infermiera e le avance dai maschi: «Sono l’unico virologo sopravvissuto» proviene da Open.

Mar 3, 2025 - 07:59
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Matteo Bassetti, le mutande rubate da un’infermiera e le avance dai maschi: «Sono l’unico virologo sopravvissuto»

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Matteo Bassetti ha un libro in uscita. Si chiama Essere medico e l’editore è Piemme. «Con questo voglio riavvicinare la gente», dice il virologo in un’intervista al Corriere della Sera. E nel colloquio con Giovanni Viafora ricorda la pandemia: «Al San Martino ricoverammo 5-6.000 pazienti. La maggior parte non era vaccinata. Molti li abbiamo salvati. Uno di loro da allora mi scrive tutte le mattine alle 6, augurandomi buona giornata. Si era pure fatto un video in cui in pratica si diceva da solo: “Sono un co…”. Lo portai al Maurizio Costanzo Show».

Cento denunce

Bassetti dice di aver denunciato un centinaio di No-vax: «E ci sono almeno venti processi ancora in corso. Ci fu chi mi mise una lettera sotto la porta: “Sappiamo dove vivono i tuoi figli, non ci fermeremo finché non vedremo scorrere il loro sangue”. Ho querelato anche una giornalista di Fuori dal coro: disse che ero diventato professore grazie a mio padre». Il padre è stato primario di Malattie Infettive a Genova e si chiamava Dante: «Al suo funerale ci mancava poco che mi dicessero di seguirlo nella tomba. Lui mi ha dato i geni però la carriera me la sono fatta da solo. Oggi, nel mio campo, ho il curriculum più forte in Italia, con un H-Index di 115 che, se consente, è veramente eccessivo. Il più alto degli infettivologi è 10-15 punti sotto…».

Il figlio non medico

Il figlio però ha tentato di dissuaderlo: «Lui voleva iscriversi a Medicina, ma gli ho detto: tuo nonno è stato un grandissimo di questo mestiere, tuo padre anche. Tu vivresti di confronti. Si è iscritto ad Architettura». Ammette di aver avuto in passato problemi nel rapporto con pazienti e parenti: «Muore un anziano, arrivano i familiari. Con loro mi rivolgo utilizzando espressioni molto forbite, da medico. Poi dico: “Il cadavere è di là”. Percepii negli occhi di quelle persone un gelo totale». Eh… «Ma oggi è diverso. Mamma si ammalò nel 2018: tumore al pancreas. Si aggravò nel pieno della seconda ondata della pandemia. Vederla sola, senza potere avere, negli ultimi momenti della sua vita, la vicinanza della famiglia, fu terrificante. Mi chiedeva continuamente: “Quanto vivrò?”».

Il tumore del padre

Anche il padre è morto di cancro a 65 anni: «Scoprì la malattia mentre faceva scalo a Parigi, all’aeroporto Charles de Gaulle. Andò in bagno, urinò sangue. Chiamò me per primo. Mi disse: “Sono morto”. Gli ultimi giorni li passò qui, in reparto, nella stanza 24. Boccheggiava. Davanti a quella camera ci passo ancora tutti i giorni, ogni volta provo un sussulto». Per lui, ricorda, «la diagnosi fu una sentenza. Perse tutto. Era uno di quelli che quando qualcuno lo fermava diceva con orgoglio: “Sono un professore universitario, un medico”. Oggi a dire una cosa simile quasi ci si vergogna». Sull’accusa di essere leggermente tirchio invece risponde: «I miei figli mi chiamano “T-Rex”, perché avrei le braccine corte come un dinosauro. Ma sono solo parsimonioso».

Le mutande rubate

Poi c’è un aneddoto sulle sue mutande: «Mi rompo il ginocchio giocando a calcetto. All’epoca lavoravo a Udine, scelgo io l’anestesista. Mi operano, mi sveglio. Morale: ero nudo. In pratica nacque la leggenda delle mie mutande. Dicevano: se le saranno prese un’infermiera o qualche dottoressa». Infine, la morte. Che gli fa molto paura: «Mi spaventa quello che non si può completare. Come padre, come marito, come medico».

Gli altri virologi

Si scalda solo con il paragone con gli altri virologi: «Chi? Guardi che alla fine l’unico sopravvissuto sono io. La Viola è una donna piacente che però di malattie infettive non ha background. Palù è un fenomeno in laboratorio, ma non ha mai visto un malato. Pregliasco è un professore di Igiene. Io alla sera quando andavo in tv, riferivo quello che avevo visto in reparto». Sarà per questo che riceve spesso avances: «Tantissime soprattutto dal mondo maschile. I social sono un mondo». Però con sua moglie «ci vogliamo molto bene. E resto un eterosessuale convinto. Ora scusi, ho il calcetto».

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