Marie Curie è stata esposta a così tante radiazioni che i suoi manoscritti saranno radioattivi per altri 1600 anni
Marie Curie, pioniera della radioattività e prima donna a vincere un Premio Nobel, ha lasciato un’eredità scientifica straordinaria. Curie e suo marito Pierre scoprirono il polonio e il radio alla fine del XIX secolo, ignorando però i pericoli dell’esposizione prolungata a queste sostanze. La scienziata trascorreva le giornate nel suo laboratorio maneggiando elementi radioattivi senza...

Marie Curie, pioniera della radioattività e prima donna a vincere un Premio Nobel, ha lasciato un’eredità scientifica straordinaria. Curie e suo marito Pierre scoprirono il polonio e il radio alla fine del XIX secolo, ignorando però i pericoli dell’esposizione prolungata a queste sostanze.
La scienziata trascorreva le giornate nel suo laboratorio maneggiando elementi radioattivi senza alcuna protezione, spesso conservandoli persino nei cassetti della scrivania o portandoli nelle tasche del camice. L’entusiasmo per le nuove scoperte la portava a osservare, affascinata, i bagliori emessi dalle provette contenenti radio e polonio, senza sapere quali erano gli effetti devastanti che queste radiazioni avrebbero avuto sulla sua salute.
La sua dedizione alla ricerca ebbe un costo altissimo: Curie morì infatti nel 1934 a causa di un’anemia aplastica, una malattia del sangue connessa all’esposizione prolungata alle radiazioni. Non solo il suo corpo ne fu segnato, ma anche gli oggetti che utilizzava quotidianamente. I suoi appunti, mobili e persino i suoi libri di cucina assorbirono la radioattività e ancora oggi risultano contaminati.
L’area dovette essere bonificata a causa di un aumento sospetto di malattie oncologiche
I manoscritti di Marie Curie, conservati presso la Biblioteca Nazionale di Francia, devono essere custoditi in contenitori speciali rivestiti di piombo dato che sono ancora altamente radioattivi. Chiunque voglia consultarli è obbligato a indossare dispositivi di protezione e firmare una liberatoria.
La loro radioattività, dovuta principalmente alla presenza di radio-226, avrà un’emivita di circa 1600 anni, il che significa che questi documenti rimarranno pericolosi per molte generazioni future. Eppure a lei dobbiamo tanto: l’impatto della scoperta della radioattività è stato infatti enorme.
Le ricerche di Curie hanno aperto la strada alla radioterapia, oggi fondamentale per il trattamento di molte forme di cancro. Tuttavia il caso della scienziata polacca rappresenta anche un monito sulla necessità di adottare misure di sicurezza nella ricerca scientifica.
Il laboratorio in cui Curie lavorava e persino la sua abitazione a Parigi furono esposti a contaminazioni tali che, anni dopo la sua morte, l’area dovette essere bonificata a causa di un aumento sospetto di malattie oncologiche tra gli abitanti del quartiere. Il suo contributo è stato rivoluzionario, ma il prezzo pagato per queste scoperte ci ricorda che il sapere deve sempre essere accompagnato dalla consapevolezza dei suoi rischi.
Domani, 11 febbraio, è la Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza e ci è sembrata l’occasione perfetta per celebrare il lascito di Marie Curie e di tutte le donne che, nonostante le difficoltà e le discriminazioni, hanno cambiato il corso della storia scientifica. Il suo lavoro, esempio di dedizione e passione, continua a ispirare generazioni di scienziate che oggi contribuiscono a rendere il mondo un posto migliore attraverso la ricerca.
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Fonte: Focus.it
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