Maiocco, Verse: «Gli NFT e il sogno di un futuro senza filtri»

Gli NFT trasformano il Mercato dell’arte e della musica, offrendo agli artisti nuovi strumenti per distribuire e monetizzare le proprie opere. In un settore dominato da intermediari – gallerie, case d’asta, etichette discografiche e piattaforme di streaming – la tecnologia Blockchain consente di implementare un modello più equo, in cui la proprietà e i ricavi […] L'articolo Maiocco, Verse: «Gli NFT e il sogno di un futuro senza filtri» proviene da ilBollettino.

Mar 25, 2025 - 10:20
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Maiocco, Verse: «Gli NFT e il sogno di un futuro senza filtri»

Gli NFT trasformano il Mercato dell’arte e della musica, offrendo agli artisti nuovi strumenti per distribuire e monetizzare le proprie opere. In un settore dominato da intermediari – gallerie, case d’asta, etichette discografiche e piattaforme di streaming – la tecnologia Blockchain consente di implementare un modello più equo, in cui la proprietà e i ricavi restano nelle mani degli artisti.

Dagli smart contract alla tokenizzazione di esperienze esclusive, gli NFT cambiano il rapporto tra creatori e pubblico, aprendo nuove prospettive per l’intero ecosistema creativo.

«Non sono solo certificati digitali, ma ridefiniscono il modo in cui il valore creativo viene gestito» dice Fabrizio Maiocco, CEO di Verse. Attraverso la Blockchain, gli artisti vendono direttamente le proprie opere, garantiscono autenticità e tracciabilità senza bisogno di intermediari e ottengono royalties automatiche a ogni rivendita. Tuttavia, perché questa rivoluzione si affermi, è necessario superare ostacoli tecnici come la scalabilità e l’interoperabilità tra piattaforme, oltre a definire una regolamentazione chiara.

In che modo gli NFT stanno contribuendo a eliminare gli intermediari nel mondo dell’arte e della musica?

«La tecnologia sta ridisegnando il concetto di proprietà e distribuzione delle opere creative, permettendo agli artisti di interagire direttamente con il pubblico. Tradizionalmente, nel mondo dell’arte, gallerie e case d’asta fungono da garanti dell’autenticità e della distribuzione delle opere, trattenendo commissioni spesso elevate.

Con la Blockchain, invece, si può certificare in modo trasparente e immutabile la paternità e la proprietà di un’opera, eliminando la necessità di un’autorità centrale. Un artista può così coniare il proprio NFT e venderlo direttamente su marketplace decentralizzati come OpenSea, Rarible o Foundation, trattenendo una percentuale significativamente più alta dei ricavi.

Nel settore musicale, il problema è ancora più evidente. Le case discografiche e le piattaforme di streaming trattengono la maggior parte delle entrate generate dagli artisti, lasciando loro solo una piccola percentuale sui profitti. Con gli NFT, un musicista può vendere direttamente brani, album o esperienze esclusive ai fan, creando un modello di business più equo.

Inoltre, grazie agli smart contract, gli NFT possono garantire il pagamento automatico delle royalties ogni volta che un’opera viene rivenduta, fornendo un flusso di reddito sostenibile agli artisti nel tempo. In questo modo, gli NFT offrono non solo un’alternativa economica più vantaggiosa, ma anche maggiore libertà creativa rispetto ai modelli tradizionali».

Quali sono i vantaggi principali per un artista indipendente che sceglie di utilizzare gli NFT rispetto ai canali tradizionali di distribuzione?

«Prima di tutto, un artista mantiene il pieno controllo sulla propria opera e sulla sua commercializzazione. Nei circuiti tradizionali, un musicista deve firmare contratti con case discografiche che impongono limiti alla sua creatività e distribuzione, mentre un pittore deve affidarsi a gallerie per esporre e vendere le proprie opere. Con gli NFT, l’artista può decidere autonomamente il prezzo, le modalità di vendita e il pubblico di riferimento, senza dover rispettare clausole imposte da terzi.

Un altro vantaggio fondamentale è la possibilità di generare entrate ricorrenti attraverso le royalties automatiche. Grazie agli smart contract, un artista può stabilire che ogni volta che un NFT viene rivenduto sul Mercato secondario, una percentuale del prezzo di vendita gli venga accreditata in automatico.

Questo meccanismo è assente nei canali tradizionali, dove l’artista guadagna solo dalla prima vendita dell’opera e non ha diritto ad alcuna percentuale sulle successive transazioni. In più, si può raggiungere un pubblico globale, senza barriere geografiche. Un artista emergente che fatica a ottenere visibilità in un contesto locale può sfruttare i marketplace NFT per esporre la propria arte a collezionisti di tutto il mondo.

Questo non solo amplia le possibilità di vendita, ma consente anche di costruire una community di fan, attraverso premi, accessi esclusivi o contenuti speciali legati ai token. Infine, c’è una maggiore innovazione nelle modalità di interazione con il pubblico. Un musicista può vendere non solo brani, ma anche esperienze VIP, backstage virtuali o diritti di accesso a concerti esclusivi. Un pittore può legare l’NFT a un’opera fisica, garantendone l’autenticità e la provenienza. Queste nuove forme di engagement trasformano il rapporto tra artista e pubblico, rendendolo più diretto e coinvolgente».

Quali ostacoli tecnici o normativi devono essere superati prima che gli NFT diventino uno standard in questi altri ambiti?

«Sebbene gli NFT offrano opportunità straordinarie, ci sono ancora diversi ostacoli da superare prima che possano diventare uno standard consolidato in ambiti come l’arte, la musica e il Mercato digitale. Dal punto di vista tecnico, uno dei principali problemi è la scalabilità. La maggior parte degli NFT oggi viene creata su Blockchain come Ethereum, che soffre di congestione di rete e costi di transazione (gas fees) elevati.

Questo rende difficile per molti artisti e piccoli creator adottare questa tecnologia, poiché il costo di coniare e vendere un NFT può essere proibitivo. Soluzioni come le Blockchain di secondo livello (Layer 2) o reti alternative come Solana e Polygon stanno cercando di risolvere questo problema, ma la standardizzazione di queste tecnologie richiederà tempo. Un’altra sfida tecnica è l’interoperabilità. Attualmente, molte piattaforme operano in ecosistemi chiusi, il che significa che un NFT acquistato su una piattaforma potrebbe non essere utilizzabile su un’altra.

Per esempio, un asset digitale acquistato in un Metaverso potrebbe non essere trasferibile in un altro ambiente virtuale. La creazione di standard unificati permetterebbe una maggiore fluidità nel Mercato e una più ampia adozione della tecnologia. Dal punto di vista normativo, gli NFT si trovano in una zona grigia legale in molte giurisdizioni.

Mancano normative chiare su temi come la tassazione, la proprietà intellettuale e la protezione dei consumatori. Per esempio, se un artista vende un NFT legato a un’opera d’arte fisica, chi possiede realmente i diritti di quell’opera? E cosa succede se il marketplace su cui è stato acquistato l’NFT chiude improvvisamente? Queste incertezze creano un clima di diffidenza, che rallenta l’adozione su larga scala».

Quanto tempo ci vorrà prima che le applicazioni pratiche degli NFT nella vita quotidiana diventino realtà?

«L’adozione diffusa degli NFT nella vita quotidiana dipenderà da diversi fattori, tra cui l’evoluzione tecnologica, la regolamentazione e l’accettazione da parte del pubblico. Probabilmente, occorreranno tra i cinque e i dieci anni per vedere un utilizzo degli NFT su larga scala in settori chiave come il commercio, la certificazione di documenti e la gestione della proprietà digitale.Alcuni contesto, come il gaming, stanno già integrandoli in modo significativo, con giochi che permettono ai giocatori di acquistare e vendere asset virtuali di proprietà verificata.

Anche la moda sta esplorando il potenziale degli NFT per certificare l’autenticità di capi e accessori di lusso. Tuttavia, per una diffusione capillare, sarà necessario che le piattaforme semplifichino l’esperienza utente e che la regolamentazione garantisca un ambiente più sicuro. Il cambiamento avverrà progressivamente, con i primi casi d’uso concreti che fungeranno da apripista per l’adozione mainstream. Non sarà un processo immediato, ma i segnali indicano che gli NFT sono destinati a diventare una componente stabile dell’ecosistema digitale futuro».

Nel Metaverso, gli NFT vengono spesso utilizzati per scambiare asset digitali. Qual è l’impatto reale di questo meccanismo sulla proprietà e sulla monetizzazione degli oggetti virtuali?

«È una rivoluzione che permette agli utenti di acquistare, vendere e scambiare beni virtuali con la stessa sicurezza e validità di quelli fisici. Prima della loro introduzione, gli asset digitali – come skin nei videogiochi, terreni virtuali o oggetti di collezione – erano semplicemente concessi in licenza dagli sviluppatori, senza offrire una vera proprietà agli utenti. Se un gioco o una piattaforma chiudeva, gli utenti perdevano tutto il valore accumulato. Con gli NFT, invece, questi asset diventano effettivamente di proprietà dell’acquirente, registrati su Blockchain in modo permanente e indipendente dalle piattaforme che li hanno creati. Dal punto di vista economico, questo ha aperto la strada a nuovi modelli di monetizzazione.

Un utente può acquistare un NFT, personalizzarlo e rivenderlo sul Mercato, trasformando la propria attività nel Metaverso in un’economia reale. Gli sviluppatori stanno implementando sistemi in cui le vendite di asset generano commissioni per il creatore originale, consentendo un ciclo di guadagni sostenibile anche a lungo termine. Ad esempio, se un artista crea un’opera per un mondo virtuale e questa viene scambiata tra utenti, ogni transazione può generare una royalty per l’artista stesso.

Tuttavia, ci sono ancora sfide da superare. Oltre alle difficoltà nell’interoperabilità, un altro problema è la speculazione: alcuni terreni virtuali o asset vengono acquistati solo per rivenderli a un prezzo più alto, gonfiando artificialmente i Mercati senza garantire un valore effettivo. Affinché gli NFT possano diventare uno strumento utile e non solo un’opportunità di speculazione, le piattaforme dovranno concentrarsi sulla creazione di esperienze di valore reale per gli utenti».

La tecnologia degli NFT è ancora percepita come complessa. Come si può renderla più accessibile a un pubblico più ampio, incluso chi non ha conoscenze tecniche?

«Uno dei principali ostacoli all’adozione degli NFT da parte del grande pubblico è la complessità dell’esperienza utente. Molte persone trovano difficile interagire con wallet crittografici, pagare gas fee o comprendere il funzionamento della Blockchain. Per superare queste barriere, è fondamentale adottare un approccio basato sulla semplicità e sull’educazione. Le piattaforme devono sviluppare interfacce più intuitive, simili a quelle delle App finanziarie tradizionali.

L’uso di questi strumenti non dovrebbe richiedere conoscenze tecniche avanzate: basti pensare a come PayPal e le applicazioni bancarie hanno reso accessibili i pagamenti digitali. Se le piattaforme ad hoc riuscissero a offrire un’esperienza altrettanto semplice – magari eliminando la necessità di gestire direttamente le chiavi private o semplificando il processo di acquisto e vendita – il tasso di adozione crescerebbe rapidamente. La formazione è un altro fattore chiave. Corsi online, video tutorial, guide interattive e workshop dal vivo potrebbero aiutare a ridurre il divario di conoscenza tra esperti e nuovi utenti. Se le persone comprendono il valore degli NFT e imparano a usarli in modo sicuro, sarà più probabile che li adottino nella loro vita quotidiana.

Infine, la tecnologia potrebbe essere integrata in applicazioni già familiari. Se i social network, le piattaforme di e-commerce o i giochi online iniziassero a supportare token in modo nativo, gli utenti potrebbero utilizzarli senza nemmeno accorgersi di stare interagendo con la Blockchain. Questa transizione graduale sarebbe cruciale per rendere gli NFT una parte naturale dell’esperienza digitale».

La speculazione ha danneggiato l’immagine del settore agli occhi del grande pubblico. Come recuperarne la fiducia, spostando il focus su applicazioni più utili e concrete?

«Innanzitutto, la trasparenza deve diventare un principio cardine. Gli sviluppatori devono essere chiari su cosa offrono, quali vantaggi reali portano e come intendono mantenere valore nel tempo. I progetti basati solo sulla scarsità artificiale o sul marketing aggressivo senza una reale utilità devono essere sostituiti da iniziative che dimostrino un impatto tangibile.

Un altro elemento cruciale è lo sviluppo di casi d’uso solidi. Gli NFT possono essere utilizzati per certificare la proprietà di beni fisici, autenticare documenti legali, gestire biglietti per eventi o persino per l’identità digitale. Spostare l’attenzione verso queste applicazioni può mostrare al pubblico che la tecnologia ha un valore intrinseco al di là della compravendita di immagini digitali. Infine, le partnership con brand e istituzioni affidabili possono contribuire a migliorarne la reputazione.

Se aziende riconosciute, musei, case d’aste o enti governativi iniziano a utilizzarli per scopi concreti, ciò contribuirà a legittimare la tecnologia agli occhi del grande pubblico. La chiave per recuperare la fiducia sta nel dimostrare che possono migliorare la vita delle persone in modi concreti, anziché essere solo un mezzo di speculazione finanziaria».

Se dovesse immaginare un futuro ideale per gli NFT tra 10 anni, come li descriverebbe?

«Potrebbero essere una parte fondamentale della nostra vita digitale, molto più di quanto possiamo immaginare oggi. In un futuro ideale, non sarebbero più percepiti come un fenomeno di nicchia legato al collezionismo digitale, ma come strumenti essenziali per la gestione della proprietà e dell’autenticità nel mondo digitale e fisico.

Nel settore dell’arte e della musica, gli NFT potrebbero diventare il metodo standard per garantire che gli artisti ricevano compensi equi attraverso royalties automatiche. I musicisti potrebbero vendere album direttamente ai fan senza passare per piattaforme di streaming, mentre i pittori potrebbero certificare l’autenticità delle loro opere fisiche con NFT collegati. Nell’ambito dell’identità digitale, potrebbero sostituire documenti cartacei come passaporti, diplomi e certificati, garantendo un modo sicuro e decentralizzato per verificare le informazioni personali. Anche nel mondo del lavoro, i contratti digitali basati su NFT potrebbero rendere più trasparenti le relazioni tra datori di lavoro e collaboratori.Nel settore immobiliare, potrebbero essere utilizzati per rappresentare atti di proprietà, semplificando i processi di compravendita e riducendo i costi burocratici.

Ogni proprietà potrebbe avere un token che ne certifica il possesso, facilitando le transazioni in modo sicuro e trasparente. Infine, il Metaverso potrebbe essere completamente basato sugli NFT, dove la proprietà degli asset digitali non sarebbe più centralizzata nelle mani di singole aziende, ma distribuita tra gli utenti. Questo consentirebbe di possedere e trasferire asset digitali liberamente tra diverse piattaforme, creando un’economia virtuale realmente interconnessa. Se la tecnologia evolverà nella giusta direzione, tra dieci anni gli NFT potrebbero essere tanto comuni quanto lo sono oggi gli smartphone, diventando strumenti essenziali per la nostra interazione con il mondo digitale e fisico».   ©

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