L’outlook di Axa IM per azioni e bond nell’attuale incertezza
Il crollo dei mercati azionari ha spazzato via migliaia di miliardi di dollari in ricchezza delle famiglie, alimentando un pericoloso circolo vizioso. A lanciare l’allarme è Chris Iggo, Chief Investment Officer di AXA IM Core, che in una recente analisi dipinge uno scenario economico globale sempre più fosco. “Si rischia lo sviluppo di un pericoloso... Leggi tutto

Il crollo dei mercati azionari ha spazzato via migliaia di miliardi di dollari in ricchezza delle famiglie, alimentando un pericoloso circolo vizioso. A lanciare l’allarme è Chris Iggo, Chief Investment Officer di AXA IM Core, che in una recente analisi dipinge uno scenario economico globale sempre più fosco. “Si rischia lo sviluppo di un pericoloso circolo vizioso, con il crollo della fiducia dei consumatori e delle imprese”, scrive Iggo. In questo contesto, l’imperativo per gli investitori è proteggere la propria ricchezza, puntando su asset difensivi e beni rifugio, che secondo l’analista “continueranno a sovraperformare le azioni”.
Mercati fragili e outlook incerti
La stagione degli utili si avvicina e le aspettative per le imprese statunitensi non sono rosee. “È probabile che le aziende americane non offrano prospettive incoraggianti”, afferma Iggo, sottolineando come le azioni fossero sopravvalutate e gli spread creditizi compressi. “Il processo di adeguamento alla nuova realtà macroeconomica potrebbe essere ancora lungo”, avverte, con un tono che riflette le profonde incertezze che gravano su Wall Street.
Il cosiddetto Liberation Day ha dato il via a una fuga dagli asset rischiosi: “I mercati azionari globali sono crollati, i rendimenti obbligazionari sono diminuiti bruscamente e il dollaro si è indebolito”, spiega Iggo. A peggiorare il quadro, il netto calo della fiducia di consumatori e imprese statunitensi, evidenziato dai sondaggi più recenti. Una recessione, ormai, non è più solo una possibilità remota.
Spirale stagflazionistica e dazi letali
L’analisi di Iggo mette sotto accusa anche i dazi commerciali, che “fanno aumentare il costo totale delle importazioni”, con effetti a cascata su prezzi e volumi. Il risultato? “Il livello generale dei prezzi salirà, mentre i volumi caleranno, portando a uno scenario di stagflazione”.
Gli effetti negativi si rifletteranno anche sulle economie estere: “Per gli esportatori basati in Asia ed Europa, i dazi implicano una domanda ridotta e ricavi più bassi”, osserva Iggo, aggiungendo che una guerra commerciale globale potrebbe causare “uno shock disinflazionistico”, aggravato dal declino del dollaro.
Azioni: premio al rischio ai minimi
L’analisi del CIO di AXA IM Core si sofferma anche sul premio per il rischio azionario, ai minimi storici negli Stati Uniti. “Il divario tra il rendimento degli utili azionari e quello dei Treasury a 10 anni è stato inferiore all’1%, contro una media del 3,3%”, scrive Iggo. Una combinazione di utili in calo e aumento del premio al rischio “implicherebbe prezzi azionari più bassi”.
Anche se un allentamento della politica monetaria potrebbe ridare slancio al mercato azionario, secondo Iggo “servirebbe una riduzione dei tassi da parte della Fed ben superiore alle attese attuali”. In ogni caso, invita alla prudenza: “Stiamo guardando troppo in avanti, considerando che gli investitori globali sono probabilmente ancora sovraesposti all’azionario USA”.
Obbligazioni e protezione: occhi puntati sulla duration
Sul fronte obbligazionario, Iggo suggerisce una strategia difensiva, puntando su “attività con duration bassa (o nulla), di alta qualità e basate su flussi di cassa”, con un focus particolare sulle obbligazioni indicizzate all’inflazione a breve scadenza. “Il Treasury a 10 anni ha infranto la soglia del 4%”, segnala, prevedendo rendimenti inferiori sia negli Stati Uniti che in Europa. In questo contesto, “le obbligazioni indicizzate all’inflazione con duration breve” appaiono particolarmente attraenti per chi cerca protezione dal deterioramento macroeconomico.
Stati Uniti: debolezze strutturali e consumi a rischio
Infine, Iggo non risparmia critiche alla politica commerciale americana: “Una prima valutazione sui dazi indica che l’aliquota effettiva per gli Stati Uniti salirà tra il 20% e il 25%, il livello più alto dagli anni Venti del Novecento”. Secondo l’analista, saranno i consumatori statunitensi a pagare il prezzo più alto, con un impatto diretto sul reddito disponibile e sulla spesa.
Le debolezze strutturali del sistema economico USA, afferma Iggo, non possono essere risolte con misure protezionistiche. “Gli Stati Uniti non producono beni che il resto del mondo desidera acquistare”, afferma con tono tagliente, e aggiunge: “Provocare una recessione non cambierà questa dinamica”. La conclusione è amara e disillusa: “È davvero improbabile che vedremo orde di operai appena formati sulle linee di montaggio in Michigan o Louisiana come risultato di queste politiche”.
In un mondo scosso da tensioni geopolitiche, debolezze strutturali e una fiducia in rapido deterioramento, l’analisi di Chris Iggo si presenta come un richiamo alla realtà e alla prudenza.