Lo scontro tra governo e Corte internazionale | L’analisi di Luciano Panzani

Il Presidente Mattarella aveva appena difeso il valore delle Organizzazioni internazionali, prima tra tutte l’ONU, nel vibrante discorso con cui aveva escluso la prospettiva di un “vassallaggio felice” verso la politica americana, quando abbiamo appreso che nella vicenda Almasri l’Ufficio del Procuratore della Corte penale internazionale (CPI) ha ricevuto una denuncia da parte dei legali […] L'articolo Lo scontro tra governo e Corte internazionale | L’analisi di Luciano Panzani proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

Feb 10, 2025 - 07:45
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Lo scontro tra governo e Corte internazionale | L’analisi di Luciano Panzani

Il Presidente Mattarella aveva appena difeso il valore delle Organizzazioni internazionali, prima tra tutte l’ONU, nel vibrante discorso con cui aveva escluso la prospettiva di un “vassallaggio felice” verso la politica americana, quando abbiamo appreso che nella vicenda Almasri l’Ufficio del Procuratore della Corte penale internazionale (CPI) ha ricevuto una denuncia da parte dei legali di un rifugiato sudanese, intercettato in mare dai libici e poi imprigionato in un carcere controllato dal generale libico.

La denuncia è nei confronti di Meloni, Nordio e Piantedosi per violazione dell’art. 70 dello Statuto di Roma che prevede sanzioni contro chi ostacola la giustizia penale internazionale, ed è all’esame del Procuratore della CPI quindi Meloni ed i ministri non hanno, al momento, la qualità di indagati.

Tuttavia, la denuncia è pubblica e l’intestazione del fascicolo è consultabile online. Si tratta forse di una reazione alle dichiarazioni dei Ministri in Parlamento, ma non è certamente, almeno per ora, una reazione della CPI a tali dichiarazioni.

A prima vista, l’art. 70 non sembra stabilire un procedimento avanti alla Corte, prevedendo invece un’estensione del diritto penale dello Stato interessato.

Si apre una fase preoccupante per le possibili reazioni di Governo e maggioranza, posto che Meloni e Nordio hanno già sollevato critiche alla Corte, sia per l’emissione del mandato d’arresto di Almasri quando ha varcato la frontiera italiana, dopo aver viaggiato indisturbato in vari Paesi europei, sia per le asserite contraddittorietà che lo avrebbero caratterizzato.

Per altro verso, il ruolo della CPI è stato espressamente contestato dagli Stati Uniti che, insieme a Cina e Russia, non l’hanno mai riconosciuta. Gli ordini di cattura di Putin, Netanyahu e altri personaggi hanno messo in luce la complessiva debolezza della Corte.

Già nel 2020 gli USA avevano dichiarato un vero e proprio stato d’emergenza riguardante la CPI, e sanzioni personali contro l’allora Procuratrice, Fatou Bensouda; più di recente, la Russia ha inserito il giudice Rosario Aitala nella lista dei ricercati per avere firmato, il 17 marzo 2023, il mandato di arresto di Putin.

La scelta della Corte e del suo Procuratore, inaugurato con il mandato di arresto di Putin, di intervenire non soltanto a conflitto risolto, come nel caso dei crimini di guerra nella ex Jugoslavia, ha sollevato reazioni veementi, ed ha messo in luce la debolezza del ruolo della Corte.

Se la sua istituzione è stata ratificata da ben 123 Stati, Italia compresa, oggi nel mutato contesto internazionale il suo ruolo è certamente compromesso.

Ma uno scontro frontale non conviene a nessuno, non ai nostri governanti, non alla CPI. Dovremmo aver compreso che il giustizialismo non paga, soprattutto dopo che nel caso di Cecilia Sala abbiamo imboccato la strada dello scambio di ostaggi.

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