Lite per una guida spericolata. Rissa e spari: uccisi tre ragazzi
Terrore davanti a un pub di Monreale: i giovani avevano 23 e 26 anni, uno ha messo in salvo la fidanzata. Altri due feriti gravi (uno è minorenne). Fermato un 19enne dello Zen: è accusato di strage.

Tre giovani uccisi, due persone, tra cui un sedicenne, gravemente feriti. Monreale, la storica città della Conca d’Oro di Palermo è sotto choc: non solo piange una strage senza senso, ma cancella la festa più amata, quella del Santissimo Crocifisso (1-3 maggio), per la prima volta dopo 399 edizioni. Tre bare, due uomini in rianimazione, nessuna processione, nessun canto. Solo lutto e silenzio. La sparatoria di ieri notte, poco prima dell’una e mezza, lascia in ginocchio la grande comunità dal passato normanno. Giovanissime le vittime: Andrea Miceli, 26 anni, Massimo Pirozzo, 26 anni, e Salvatore Turdo, 23 anni, tutti incensurati, tutti di Monreale, tutti con un futuro spezzato.
Il sindaco Alberto Arcidiacono annuncia tra le lacrime. "Ogni festeggiamento appare ora inopportuno e irrispettoso verso le vittime e le loro famiglie". Non solo: il Comune proclama il lutto cittadino nei giorni delle esequie. Bandiere a mezz’asta, luci spente, luminarie spente. Ma cosa è successo in quella notte di sangue? Al momento il puzzle è ancora incompleto e incongruo. Qualcuno parla di una rissa scaturita da ‘futili motivi’, poco fuori la "Caffetteria 365" di Monreale, per un giudizio ‘puntuto’ alla guida spericolata e inesperta su moto troppo potenti. "Come cavolo guidate? State attenti", avrebbero esclamato i tre monrealesi alla comitiva di una decina di giovani arrivata dallo Zen di Palermo. Qualche altro, invece, racconta di un tentativo di due dei tre giovani uccisi di opporsi al furto, da parte della gang palermitana, di alcuni motorini posteggiati davanti alla caffetteria.
Ne è scaturita una rissa, bottiglie rotte, bastoni, urla, tavoli rovesciati. Poi, all’improvviso, il finale tragico in via Benedetto D’Acquisto, a pochi passi dal Duomo: gli spari, il sangue, i morti, il terrore. Andrea Miceli, pochi istanti prima di morire, aveva fatto salire la fidanzata in macchina, per proteggerla. Poi è corso verso il cugino Salvatore Turdo, e Massimo Pirozzo per aiutarli. Tutti falciati dai proiettili, i primi due morti sul colpo, Andrea al Civico di Palermo, dopo un’agonia di alcune ore. "Gente che fuggiva, altri che cadevano e venivano calpestati, chi si nascondeva tra le auto, chi piangeva. È stato terribile, sparavano all’impazzata. È stato il panico, il finimondo", racconta una testimone che si trovava in quelle che tradizionalmente sono le strade della movida di Monreale. In piazza, nonostante l’ora tarda, c’erano ancora un centinaio di persone che aspettavano le prove generali alle luminarie che si dovevano accedere ufficialmente ieri.
Repertati ben diciassette bossoli, segno che il bilancio poteva essere ancora più drammatico. I carabinieri hanno bloccato nel pomeriggio di ieri un 19enne dello Zen, Salvatore Calvaruso, con piccoli precedenti. Ieri, intorno alle due e mezza si è presentato alla stazione dei carabinieri dello Zen per denunciare il furto del motorino. Un tentativo goffo, il suo, di allontanare i sospetti. A tarda sera è scattato il fermo: è accusato dei reati di strage, porto abusivo e detenzione illegale di arma da fuoco. Ma le indagini, coordinate dal pm Felice De Benedittis, si stanno allargando, perché a sparare potrebbero essere stati almeno in due. Quello che emerge è l’immagine di una banda organizzata, proveniente dallo Zen e da Borgo Nuovo, pronta anche a usare le armi per arraffare moto e auto.
Erano cresciuti insieme Salvatore Turdo, Andrea Miceli e Massimo Pirozzo. I primi due erano cugini e lavoravano entrambi come carpentieri, l’altro faceva saltuariamente il corriere. "Bravi ragazzi, educati e lavoratori, portavano la ‘vara’ alla processione del Santissimo crocifisso", dicono in paese. Miceli solo poche ore prima della tragedia aveva pubblicato un video con la sua nipotina: "Ricordo ancora la prima volta che chiamandomi zio hai saputo far diventare il mio cuore pieno di gioia". Tifosissimo della Roma non ha avuto il tempo di gioire per la vittoria della squadra di Ranieri a San Siro. Amici d’infanzia, erano uniti dalla passione per la musica e il calcio. Disperati i parenti che se la sono presa anche con i medici dell’ospedale Ingrasssia, danneggiando un’ambulanza del 118 perché giudicavano i soccorsi troppo lenti.