L’Italia ha già pagato oltre 300 milioni in multe per i veleni nella Terra dei Fuochi
Un fiume di soldi pubblici sprecato, mentre i cittadini della Terra dei Fuochi continuano a convivere con discariche abusive, tumori e veleni nascosti sotto terra. Dal 2015 a oggi, l’Italia ha già pagato oltre 325 milioni di euro in multe all’Unione europea per non aver bonificato adeguatamente questo martoriato territorio, compreso tra Napoli e Caserta. […] The post L’Italia ha già pagato oltre 300 milioni in multe per i veleni nella Terra dei Fuochi appeared first on L'INDIPENDENTE.

Un fiume di soldi pubblici sprecato, mentre i cittadini della Terra dei Fuochi continuano a convivere con discariche abusive, tumori e veleni nascosti sotto terra. Dal 2015 a oggi, l’Italia ha già pagato oltre 325 milioni di euro in multe all’Unione europea per non aver bonificato adeguatamente questo martoriato territorio, compreso tra Napoli e Caserta. La cifra è stata confermata dall’esecutivo UE in risposta a un’interrogazione presentata dal M5S. Il conto, peraltro, continua a salire al ritmo di 80mila euro al giorno. Nonostante i fondi europei siano disponibili, le istituzioni italiane hanno infatti preferito non investire seriamente nel risanamento ambientale, scegliendo invece di pagare le sanzioni. Una doppia sconfitta: politica e ambientale.
La cifra monstre di 325,76 milioni di euro, indicata dalla commissaria europea per l’Ambiente Jessica Roswall, è il risultato di un decennio di inadempienze da parte dell’Italia. Tutto ebbe inizio nel 2015, quando la Corte di giustizia dell’Unione europea impose al nostro Paese il pagamento di una multa giornaliera di 120mila euro per la mancata realizzazione delle infrastrutture necessarie al trattamento dei rifiuti urbani in Campania. Una sanzione che, seppur ridotta a 80mila euro giornalieri nel 2021 grazie a piccoli progressi nella capacità di incenerimento, continua ancora oggi a gravare sulle casse dello Stato.
La situazione nella Terra dei Fuochi, tra le province di Napoli e Caserta, rimane drammatica: discariche abusive, incendi dolosi, smaltimento illegale di rifiuti e suolo contaminato continuano a minacciare gravemente la salute delle comunità locali. Il paradosso, sottolineato dagli eurodeputati del Movimento 5 Stelle che hanno presentato l’interrogazione parlamentare alla Commissione europea, è che i fondi per bonificare il territorio ci sono. Il Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr), infatti, prevede investimenti per la decontaminazione e il ripristino dei siti industriali inquinati, comprese le discariche illegali. Nel Programma regionale Campania 2021-2027, sono stati stanziati circa 35 milioni di euro per interventi di bonifica e tutela ambientale. Ma l’Italia, come denuncia l’europarlamentare Danilo Della Valle, «non li ha mai utilizzati con serietà», preferendo pagare sanzioni anziché salvare vite e territori. Una situazione resa ancora più allarmante dal rischio concreto che, con il piano di riarmo varato dalla Commissione UE e approvato da Consiglio Europeo ed Eurocamera, vengano ridotti i fondi di coesione destinati proprio a bonifiche e progetti di risanamento ambientale.
Nel frattempo, lo scorso gennaio, La Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) ha pronunciato una sentenza storica contro l’Italia, riconoscendo la responsabilità dello Stato nella gestione del disastro ambientale della Terra dei Fuochi. La Corte ha infatti stabilito che l’Italia ha violato gli obblighi di protezione della popolazione locale, non adottando misure adeguate contro l’inquinamento da rifiuti tossici che ha compromesso la salute di milioni di cittadini. I giudici hanno evidenziato che le autorità erano consapevoli dello smaltimento illegale di rifiuti, spesso orchestrato da gruppi di criminalità organizzata, ma non sono intervenute con la necessaria tempestività. Sulla base di quanto scritto nel verdetto, emesso in via definitiva, il nostro Paese ha due anni per adottare misure concrete: elaborare un piano efficace contro l’inquinamento, implementare controlli autonomi e rendere accessibili ai cittadini le informazioni sui rischi ambientali e sanitari.
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