L’incidente della petroliera Koala nel Mar Baltico riaccende l’allarme sulla flotta fantasma russa

Un’esplosione a bordo di una petroliera nel porto di Ust-Luga riaccende l’allarme nel Mar Baltico: la flotta fantasma di Mosca, composta da navi obsolete e insicure, continua a minacciare un ecosistema già fragile. La mattina del 9 febbraio, la petroliera Koala, battente bandiera di Antigua e Barbuda, è stata scossa da ben tre esplosioni nella...

Feb 12, 2025 - 18:08
 0
L’incidente della petroliera Koala nel Mar Baltico riaccende l’allarme sulla flotta fantasma russa

Un’esplosione a bordo di una petroliera nel porto di Ust-Luga riaccende l’allarme nel Mar Baltico: la flotta fantasma di Mosca, composta da navi obsolete e insicure, continua a minacciare un ecosistema già fragile.

La mattina del 9 febbraio, la petroliera Koala, battente bandiera di Antigua e Barbuda, è stata scossa da ben tre esplosioni nella sala macchine mentre si trovava ormeggiata nel porto russo nella regione di Leningrado. La nave, che trasportava ben 130.000 tonnellate di combustibile pesante, ha subito gravi danni e ha iniziato a imbarcare acqua, arenandosi a poppa. Fortunatamente, i 24 membri dell’equipaggio sono riusciti a mettersi in salvo.

Le autorità russe, dal governatore di Leningrado Alexander Drozdenko all’Agenzia federale per i trasporti marittimi e fluviali, hanno minimizzato l’incidente, attribuendolo a un “errore umano” o a un “incidente tecnico durante l’avvio del motore”. Hanno inoltre assicurato che i serbatoi del carico erano integri e che non si sono verificate perdite di petrolio. Una versione confermata anche dalla Guardia di frontiera Finlandese che ha immediatamente inviato un aereo di sorveglianza per monitorare la situazione.

Tuttavia, l’incidente ha riacceso i riflettori sulla flotta fantasma russa, un insieme di petroliere obsolete, spesso in cattive condizioni e con equipaggi non sempre esperti delle difficili condizioni di navigazione del Baltico. Navi che la Russia utilizza per trasportare petrolio, aggirando le sanzioni imposte dall’Occidente in seguito all’invasione dell’Ucraina. L’agenzia di stampa indipendente Agentstvo ha fatto notare che la Koala compare proprio nella lista di navi appartenenti alla flotta ombra russa, stilata da Greenpeace nell’ottobre 2024.

Ogni settimana 70-80 petroliere cariche di greggio lasciano i porti russi di Primorsk, Ust-Luga, Vyssotsk e San Pietroburgo, dirette verso i mercati internazionali. Di queste, circa 30-40 appartengono alla flotta fantasma, un numero che è esploso dal 2022, dopo l’imposizione delle sanzioni. Un rapporto della Kiev School of Economics ha identificato circa 430 di queste navi in tutto il mondo.

Queste petroliere, navigano spesso al limite della legalità, se non oltre. Sempre più spesso, infatti, disattivano il sistema di localizzazione AIS (Automatic Identification System) per nascondere i loro movimenti e le loro visite ai porti russi, rendendo difficile il monitoraggio e aumentando il rischio di collisioni.

La situazione è ulteriormente aggravata dal fatto che queste navi non hanno un’assicurazione occidentale adeguata, il che significa che, in caso di incidente, i costi di bonifica ricadrebbero sui contribuenti dei Paesi costieri. Come sottolinea Yevgeniy Golovchenko, professore all’Università di Copenhagen, se una di queste petroliere dovesse subire un incidente al largo delle coste danesi, “lo scenario più probabile è che i contribuenti danesi dovranno pagare per ripulire” il mare.

La Koala, costruita nel 2003, trasportava un carico altamente inquinante. Un’esplosione più grave, o un incidente in mare aperto, avrebbero potuto causare una marea nera di proporzioni catastrofiche. Basti pensare, per avere un’idea, che il disastro della Prestige nel 2002, al largo delle coste spagnole, causò il rilascio in mare di oltre 63.000 tonnellate di petrolio, con danni ambientali ed economici incalcolabili.

Il Mar Baltico, inoltre, è particolarmente vulnerabile: un mare poco profondo, con correnti limitate e un ricambio d’acqua lento. Un’eventuale fuoriuscita di petrolio qui avrebbe conseguenze disastrose per decenni.

Di fronte a questa minaccia, la Danimarca ha annunciato un’intensificazione dei controlli sulle petroliere in transito nei suoi stretti. Tuttavia, trattandosi di acque internazionali, le opzioni sono limitate. Qualsiasi misura restrittiva richiederebbe un delicato equilibrio tra il diritto internazionale e la volontà politica degli Stati rivieraschi.

Nel frattempo, le petroliere della flotta fantasma continuano a solcare le acque del Baltico senza adeguati standard di sicurezza, mettendo a rischio l’ambiente, l’economia e la stabilità geopolitica della regione.

Non vuoi perdere le nostre notizie?

Ti potrebbe interessare anche: