L’inchiesta Visibilia. Gelo di FdI su Santanchè: "Se a processo si dimetta"

Accusa di truffa all’Inps, la ministra sostituisce un legale. Rischio slittamento. Il capogruppo Bignami: in caso di rinvio a giudizio dovrebbe lasciare l’incarico.

Mar 26, 2025 - 08:34
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L’inchiesta Visibilia. Gelo di FdI su Santanchè: "Se a processo si dimetta"

Galeazzo Bignami, capo dei deputati di FdI, ci prova a risolvere il caso Santanchè: "Noi riteniamo che se ci dovesse essere un rinvio si arriverebbe a una presa d’atto della necessità di lasciare l’incarico. Non perché stia governando male il turismo, ma per garantirle la possibilità di difendersi nel modo più sereno possibile". Insomma, una spintarella decisa verso la porta d’uscita. Ma ci vuole altro per mettere il sale sulla coda a Daniela Santanchè: alla vigilia dell’udienza di Milano in cui il giudice deve decidere se mandarla a processo per il reato di truffa aggravata allo Stato sui contributi della cassa integrazione Covid ai dipendenti della società Visibilia, s’inventa una mossa a sorpresa che spera rinvii tutto alla calende greche. Poco dopo le parole di Bignami, notifica la sostituzione dell’avvocato Salvatore Sanzo, civilista, con il collega Salvatore Pino che è invece penalista, storico legale di Fininvest. Resta nel collegio difensivo Nicolò Pelanda. "Non ho cambiato avvocato: è una fake news – protesta indignata l’interessata – ho solo aggiunto l’avvocato Pino, sostituendo il civilista dal momento che qui si parla di penale. Anche io avrò il diritto di difendermi". Se non è zuppa, è pan bagnato. Inoltre, prosegue la ministra del Turismo, non è stata depositata alcuna istanza: in effetti è così. L’atto, già annunciato, sarà presentato questa mattina; Pino chiederà il rinvio per due motivi: la necessità di studiare gli atti, che non conosce, e il legittimo impedimento per cui Pelanda non può presenziare all’udienza di oggi.

I rappresentanti dell’accusa (Marina Gravi e Luigi Luzi) obietteranno, e la decisione spetterà alla giudice per l’udienza preliminare Tiziana Gueli, ma entrambe le motivazioni di Pino sono valide e il rinvio dovrebbe essere concesso. Questione di pochi giorni se non fosse che il 31 marzo la Gup passerà ad altro incarico, e l’iter dell’udienza preliminare potrebbe ricominciare da capo. Non che sia certo: il presidente del Tribunale ha la facoltà di applicare comunque Gueli all’udienza in corso. È accaduto nel processo per l’accusa di falso in bilancio concluso con il rinvio a giudizio della ministra: la Gup, passata ad altro ufficio, seguì l’udienza preliminare. Se succede pure in questo caso si accorciano i tempi. Non è detto, però, che se arriverà il rinvio a giudizio, la ministra segua l’indicazione del capogruppo di FdI alla Camera, attraverso la cui voce parla evidentemente la presidente del Consiglio.

Ecco perché la mossa di Santanchè ha suscitato profonda irritazione tra i compagni di partito. Sospettano, anzi, sono certi che si tratti di una manovra dilatoria e che lei voglia tirarla per le lunghe, senza preoccuparsi dell’immagine +del governo, che esce ogni giorno più ammaccata dalla vicenda. Hanno tutte le ragioni a preoccuparsi: "Ho trovato giuste le dichiarazioni di Bignami – scandisce la ministra –. In Parlamento, ho detto che se dovesse arrivare un rinvio a giudizio, cosa per cui faccio gli scongiuri, e comunque non è né tra domani né tra dieci giorni, farò le mie valutazioni". Assicurare la riflessione è ben diverso dal promettere la dimissioni: avendo avuto mesi per riflettere, il sibillino impegno suona come conferma dell’intenzione di restare al suo posto.

Il caso rischia di diventare un problema serio per Giorgia Meloni. Che prende tempo: non può certo costringere la ministra alle dimissioni, dicono nel suo giro. In effetti, fino all’eventuale rinvio a giudizio, non può fare niente. Dopo il rinvio si troverà costretta a una scelta difficile. Se la ministra si incatenerà alla poltrona dovrà imporle le dimissioni o cedere, facendo una pessima figura. Già ora l’opposizione, per bocca del capo dei Cinquestelle, Giuseppe Conte, martella più su di lei che sulla ministra: "Santanchè mira alla prescrizione e Meloni non ha la forza di farla dimettere. È ricattata?". Se vuole dargli torto Giorgia dovrà dimostrarlo con i fatti.