L’energia del cambiamento nel lavoro: dal Qi Gong all’ingegneria culturale

Due pratiche per riflettere sul people management aziendale puntando su un approccio olistico che tenga conto della complessità dell’essere umano (da Mark Up 336- febbraio 2025) Riequilibrare le energie all’interno di un sistema. Chiunque lavori in un’organizzazione sa che i momenti di cambiamento rappresentano un delicato spostamento di risorse emotive, economiche e attentive: un passaggio da routine ormai consolidate a nuovi gesti e movimenti del corpo sociale interno all’azienda. Le metafore che descrivono l’azienda come un territorio e l’organizzazione come un corpo non sono solo suggestive, ma anche ispiratrici. Aiutano ad applicare, in maniera trasversale, competenze e principi apparentemente estranei al contesto, arricchendolo. Al di fuori delle aziende, già nel passato si è cercato di affrontare il tema del cambiamento e trasformazione, soprattutto sotto la spinta della necessità di coinvolgere il capitale umano che deve prestarsi, dare credito e assumere il cambiamento stesso. Un esempio di sforzo in questa direzione lo si può individuare nell’ingegneria culturale, concetto sviluppato negli anni ’80 in Francia da Claude Mollard (alto funzionario nel settore culturale, scrittore e fotografo) che si concentra sull’analisi, design, gestione e valutazione di progetti culturali, con l’obiettivo di rendere arte, cultura e conoscenza accessibili e sostenibili, promuovendo identità e creatività all’interno di un territorio. Se l’azienda è assimilabile a un territorio, allora i principi dell’ingegneria culturale possono essere utili nell’affrontare con efficacia il cambiamento. In azienda In epoche di trasformazione culturale e inclusione, questa disciplina inizia a interessare anche i “territori” aziendali e le culture d’impresa di vario tipo. Sempre più spesso, infatti, si avverte la necessità di valorizzare molteplici identità che convivono in azienda in modo creativo, permettendo al collettivo di far emergere un’identità comune. Questo richiede il rispetto delle comunità, l’ascolto attento -senza immaginare le domande che provengono dal contesto, ma comprendendo le la capacità di valorizzare le resistenze come momenti di riflessione e rallentamento del pensiero. A differenza dell’ingegneria sociale, che spesso si propone di ridurre gli ostacoli al cambiamento, (le cui finalità possono essere discutibili), l’ingegneria culturale mira a creare dialoghi e progettazioni partecipative. Se parliamo di innovazione sociale, esistono molte strade, e quella derivata dalla tradizione francese ne è una. Qi Gong per il cambiamento Francesca Perrazzelli è un’esperta in project management e ingegneria culturale, specializzata a Parigi presso l’Institut Supérieur de Management Culturel. Ha maturato un’esperienza trentennale nella formazione, progettazione e gestione di progetti culturali con istituzioni e associazioni in Italia e all’estero. Tra le collaborazioni recenti: Fondazione Unipolis su progetti di innovazione sociale e culturale, Oim Organizzazione Internazionale per le Migrazioni per progetti interculturali inclusivi. Come molti manager e imprenditori, Perrazzelli sta integrando i suoi studi e la sua lunga esperienza in quella che definisce una “filosofia d’azione”, arricchendola con la pratica e i principi del Tai Chi e del Qi Gong di cui oggi è insegnante. Cosa hanno in comune ingegneria culturale e Qi Gong? Il Qi Gong (o Qigong) si può tradurre come “lavoro sull’energia vitale” o “arte di coltivare il Qi”. La filosofia di Francesca Perrazzelli -esperta in project management e ingegneria culturale e insegnante di Qi Gong questa antica disciplina cinese è ben espressa in un motto: “Praticare non è fare cose diverse rimanendo uguali, ma fare le stesse cose modificando sé stessi”. Anche i progetti nati attraverso l’ingegneria culturale lavorano sull’energia vitale dei territori e delle comunità valorizzando l’esperienza e il “fare le stesse cose”: azioni che hanno tenuta nel tempo per ragioni precise. Non si forza il cambiamento, ma si facilita un approccio mentale che incoraggia l’apprendimento, la trasversalità e la creazione di canali di dialogo. Le forme del Qi Gong, come le conoscenze e le culture, attraversano stadi evolutivi e richiedono un atteggiamento di sperimentazione e di scoperta. Ci sono concetti chiave comuni? Sì, molti. Il primo è l’importanza dell’analisi di contesto. Ogni iniziativa culturale deve rispondere alle caratteristiche dell’ambiente in cui si inserisce. L’ascolto attivo è un altro principio condiviso: significa capire senza giudicare. Nei progetti culturali, si accolgono le esigenze di un territorio, senza imporre dall’alto soluzioni preconfezionate. Allo stesso modo, la pratica del QGong richiede attenzione al contesto sia ambientale (clima, stagione, spazio circostante) sia energetico e un ascolto attento di sé stessi, in una dinamica evolutiva progressiva e continua. Qi Gong e Tai Chi richiedono una relazione paziente con il tempo. È così anche per l’ingegneria culturale? Cert

Mar 17, 2025 - 16:49
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L’energia del cambiamento nel lavoro: dal Qi Gong all’ingegneria culturale
Due pratiche per riflettere sul people management aziendale puntando su un approccio olistico che tenga conto della complessità dell’essere umano (da Mark Up 336- febbraio 2025)

Riequilibrare le energie all’interno di un sistema. Chiunque lavori in un’organizzazione sa che i momenti di cambiamento rappresentano un delicato spostamento di risorse emotive, economiche e attentive: un passaggio da routine ormai consolidate a nuovi gesti e movimenti del corpo sociale interno all’azienda. Le metafore che descrivono l’azienda come un territorio e l’organizzazione come un corpo non sono solo suggestive, ma anche ispiratrici. Aiutano ad applicare, in maniera trasversale, competenze e principi apparentemente estranei al contesto, arricchendolo. Al di fuori delle aziende, già nel passato si è cercato di affrontare il tema del cambiamento e trasformazione, soprattutto sotto la spinta della necessità di coinvolgere il capitale umano che deve prestarsi, dare credito e assumere il cambiamento stesso. Un esempio di sforzo in questa direzione lo si può individuare nell’ingegneria culturale, concetto sviluppato negli anni ’80 in Francia da Claude Mollard (alto funzionario nel settore culturale, scrittore e fotografo) che si concentra sull’analisi, design, gestione e valutazione di progetti culturali, con l’obiettivo di rendere arte, cultura e conoscenza accessibili e sostenibili, promuovendo identità e creatività all’interno di un territorio. Se l’azienda è assimilabile a un territorio, allora i principi dell’ingegneria culturale possono essere utili nell’affrontare con efficacia il cambiamento.

In azienda
In epoche di trasformazione culturale e inclusione, questa disciplina inizia a interessare anche i “territori” aziendali e le culture d’impresa di vario tipo. Sempre più spesso, infatti, si avverte la necessità di valorizzare molteplici identità che convivono in azienda in modo creativo, permettendo al collettivo di far emergere un’identità comune. Questo richiede il rispetto delle comunità, l’ascolto attento -senza immaginare le domande che provengono dal contesto, ma comprendendo le la capacità di valorizzare le resistenze come momenti di riflessione e rallentamento del pensiero. A differenza dell’ingegneria sociale, che spesso si propone di ridurre gli ostacoli al cambiamento, (le cui finalità possono essere discutibili), l’ingegneria culturale mira a creare dialoghi e progettazioni partecipative. Se parliamo di innovazione sociale, esistono molte strade, e quella derivata dalla tradizione francese ne è una.

Qi Gong per il cambiamento

Francesca Perrazzelli è un’esperta in project management e ingegneria culturale, specializzata a Parigi presso l’Institut Supérieur de Management Culturel. Ha maturato un’esperienza trentennale nella formazione, progettazione e gestione di progetti culturali con istituzioni e associazioni in Italia e all’estero. Tra le collaborazioni recenti: Fondazione Unipolis su progetti di innovazione sociale e culturale, Oim Organizzazione Internazionale per le Migrazioni per progetti interculturali inclusivi. Come molti manager e imprenditori, Perrazzelli sta integrando i suoi studi e la sua lunga esperienza in quella che definisce una “filosofia d’azione”, arricchendola con la pratica e i principi del Tai Chi e del Qi Gong di cui oggi è insegnante.

Cosa hanno in comune ingegneria culturale e Qi Gong?

Il Qi Gong (o Qigong) si può tradurre come “lavoro sull’energia vitale” o “arte di coltivare il Qi”. La filosofia di

Francesca Perrazzelli -esperta in project management e ingegneria culturale e insegnante di Qi Gong

questa antica disciplina cinese è ben espressa in un motto: “Praticare non è fare cose diverse rimanendo uguali, ma fare le stesse cose modificando sé stessi”. Anche i progetti nati attraverso l’ingegneria culturale lavorano sull’energia vitale dei territori e delle comunità valorizzando l’esperienza e il “fare le stesse cose”: azioni che hanno tenuta nel tempo per ragioni precise. Non si forza il cambiamento, ma si facilita un approccio mentale che incoraggia l’apprendimento, la trasversalità e la creazione di canali di dialogo. Le forme del Qi Gong, come le conoscenze e le culture, attraversano stadi evolutivi e richiedono un atteggiamento di sperimentazione e di scoperta.

Ci sono concetti chiave comuni?
Sì, molti. Il primo è l’importanza dell’analisi di contesto. Ogni iniziativa culturale deve rispondere alle caratteristiche dell’ambiente in cui si inserisce. L’ascolto attivo è un altro principio condiviso: significa capire senza giudicare. Nei progetti culturali, si accolgono le esigenze di un territorio, senza imporre dall’alto soluzioni preconfezionate. Allo stesso modo, la pratica del QGong richiede attenzione al contesto sia ambientale (clima, stagione, spazio circostante) sia energetico e un ascolto attento di sé stessi, in una dinamica evolutiva progressiva e continua.

Qi Gong e Tai Chi richiedono una relazione paziente con il tempo. È così anche per l’ingegneria culturale?
Certo. Praticare lentamente permette di esplorare e orientarsi, perché poi l’azione sia efficace e rapida. La lentezza è necessaria anche nella progettazione in contesti interculturali: resistenze tra diversità stimolano riflessione e autentico slancio verso il cambiamento.

Radicamento e consapevolezza emergono spesso. Quanto sono importanti?
Il radicamento fornisce stabilità fisica ed emotiva. Progetti culturali autentici si radicano nei valori delle comunità, mentre la consapevolezza consente di armonizzare risorse e persone.

È possibile trovare altre connessioni?
Direi che anche equilibrio è una parola fondamentale per entrambe le discipline, insieme ad adattabilità e flessibilità. Un progetto culturale ben progettato è in grado di adattarsi a condizioni impreviste, mantenendo il suo valore e impatto. La flessibilità è essenziale per adattare i progetti culturali alle esigenze in continua evoluzione del contesto sociale e alle risorse disponibili. La pratica incoraggia la flessibilità fisica e mentale, insegnando a muoversi in modo fluido e ad adattarsi, nel movimento, nel respiro e nella mente, ai cambiamenti sia interni che esterni.

Dal punto di vista culturale abbiamo la tradizione Olivetti e alcune aziende, come Levissima, Luxottica, Distillerie Branca e Renault Italia, che hanno implementato programmi di yoga e meditazione per i loro dipendenti, dichiarando feedback positivi in termini di miglioramento del clima organizzativo e della produttività aziendale. Pensa che l’ingegneria culturale o il Qi Gong potrebbero far parte facilmente delle politiche di welfare aziendale o siamo ancora lontani?
Ci stiamo accorgendo -anche se troppo lentamente come il superamento della retorica del lavoro h24 in favore di un approccio più olistico dei nostri modelli di convivenza possa portare a creare ambienti di vita e di lavoro più armoniosi e meno disfunzionali. Credo che sia necessario però maggior coraggio nell’integrare nelle politiche di welfare aziendale pratiche come quella del Qi Gong che rappresenta uno strumento prezioso per aiutare le persone a sviluppare le proprie potenzialità. Allo stesso modo i principi e l’etica d’azione dell’ingegneria culturale potrebbero indubbiamente favorire un ecosistema più sensibile e attento alle persone.

L'articolo L’energia del cambiamento nel lavoro: dal Qi Gong all’ingegneria culturale è un contenuto originale di Mark Up.