Le ultime baruffe mediatiche sul Manifesto di Ventotene

Strascichi per lo più mediatici sulla polemica politica attorno al Manifesto di Ventotene. I Graffi di Damato.

Mar 25, 2025 - 10:19
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Le ultime baruffe mediatiche sul Manifesto di Ventotene

Strascichi per lo più mediatici sulla polemica politica attorno al Manifesto di Ventotene. I Graffi di Damato

A chi ha davvero voluto riferirsi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella parlando – a 68 anni di distanza dai trattati europei, firmati a Roma esattamente il 25 marzo 1957 – di “alcuni statisti lungimiranti e coraggiosi” che avvertirono la necessità di “capovolgere il modo di rappresentarsi tra i paesi europei”? Marzio Breda, il quirinalista del Corriere della Sera maggiormente di casa sul colle più alto di Roma, ha scritto di “un cenno che allude a De Gasperi, Schuman e Adenauer, ma anche a quanti altri un po’ dovunque coltivarono quell’utopia, come a Ventotene, che il presidente non nomina per non farsi inghiottire dai recenti battibecchi politici”. Che comprendono purtroppo anche la vivace, a dir poco, reazione di Romano Prodi alla domanda di una giornalista televisiva proprio sul contributo giunto da Ventotene all’unità europea col noto manifesto di Altiero Spinelli, Enrico Rossi ed Eugenio Colorni. Nel quale la Meloni non si è riconosciuta, parlandone alla Camera, nella parte che prevedeva sul percorso dell’unità una sospensione della democrazia in nome della rivoluzione e un riconoscimento del diritto di proprietà caso per caso.

Prodi – si sa ormai anche col supporto registrato e trasmesso da Rete 4, per la quale lavora la giornalista incorsa nel suo malumore – è arrivato a prendere fra le mani una ciocca dei capelli della interlocutrice, senza spingersi -ha poi scherzato cercando di minimizzare le proteste- a “stuprarla”. La premier è riuscita invece a irritare le opposizioni di sinistra sino fare sospendere la seduta dal presidente della Camera.

Non si può dire che sia stato molto avvertito o apprezzato il proposito attribuito al Capo dello Stato da Breda sul Corriere di “non farsi inghiottire – ripeto – dai recenti battibecchi politici”. Mentre la Repubblica di carta, per esempio, ha prudentemente titolato su “l’elogio di Mattarella ai fondatori dell’Europa”, il giornale che ne ha preso il posto nel cuore e nelle tasche di Carlo De Benedetti, Domani, ha voluto interpretare Mattarella titolando, sia pure con evidenza minore del quotidiano fondato da Eugenio Scalfari, sul Colle che “corregge Meloni”. E presupponendo quindi che il presidente della Repubblica abbia voluto smentire la premier includendo Spinelli ed amici o compagni -dell’altro ieri, di ieri e di oggi,-fra “gli statisti coraggiosi” ai quali si deve il pur lungo, accidentato e non ancora concluso processo d’integrazione europea.

Se poi all’inizio di questo processo, o percorso, la sinistra oggi insorta contro le critiche della Meloni, come hanno ricordato Rocco Buttiglione in una intervista ad Avvenire e Paolo Cirino Pomicino scrivendone sul Foglio, preferì opporsi in Parlamento, pazienza. Nel senso che lo si può pure ignorare. Anzi, si deve ignorarlo per non guastare giochi e giochetti, mosse e sgambetti, della politica tutta tatticista di oggi, per quanto l’Europa rischi l’isolamento, o peggio, nella ricerca in corso di nuovi equilibri internazionali.