Le putinate di Trump che preoccupano l’Europa

Non sarà facile per l’Unione europea riportare Trump e Zelensky a dialogare nell’interesse di entrambi. Il taccuino di Guiglia.

Mar 3, 2025 - 07:59
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Le putinate di Trump che preoccupano l’Europa

Non sarà facile per l’Unione europea riportare Trump e Zelensky a dialogare nell’interesse di entrambi. Il taccuino di Guiglia

Già imporre a un Paese invaso e prostrato da tre anni di guerra un accordo per poter beneficiare delle sue “terre rare”, è qualcosa che ferisce il senso comune. Lo ferisce e indigna, se poi si scopre che l’intesa non è, oltretutto, fra pari e alla pari, come inevitabilmente avviene quando dall’altra parte del tavolo siede chi rappresenta la nazione più potente del mondo. Ma assistere allo scontro nello studio ovale della Casa Bianca tra il potente Donald Trump e il da lui umiliato Volodymyr Zelensky – scontro che non ha precedenti nell’intera storia americana -, va al di là dell’immaginabile. E prescinde dal merito delle questioni poste, per le quali i due presidenti se le sono date e dette davanti agli increduli giornalisti e in mondovisione.

È la tipica situazione in cui la forma finisce per demolire la sostanza, che pure non mancava, e da entrambe le parti, in questa rissa che ha mandato per aria ogni diplomazia.

“Stai giocando con la terza guerra mondiale”, ha detto Trump a Zelensky, volutamente ignorando la circostanza che tale autentico rischio non si deve a Zelensky, l’aggredito, ma a Putin, l’aggressore. “O fai l’accordo o siamo fuori”, l’ha minacciato. Chiedendogli, infine, di andarsene e di ritornare quando sarà “pronto per la pace”.

Salta l’intesa-capestro sulle terre rare. Ma salta soprattutto la possibilità che l’America di Trump voglia realmente ascoltare il punto di vista degli aggrediti. Zelensky ha reagito spiegando che la sicurezza è un tema decisivo per il suo Paese. Dicendo che “Putin è un killer e un terrorista” e che lui, presidente dell’Ucraina, non è volato a Washington “per giocare a carte”, visto che Trump gli aveva pure rinfacciato che senza gli Stati Uniti “non hai carte da giocare, devi essere più riconoscente”.

Un crescendo di incomprensioni, una baruffa che conferma il disimpegno “occidentale” dell’amministrazione americana. Propensa solo a farsi ripagare dagli ucraini quanto finora speso per contribuire alla loro difesa. E disposta -il che è ancor più grave della scelta cinico-economica-, a far suo il punto di vista politico e strategico di Mosca. Cioè il totale ribaltamento della realtà e della verità sulla guerra in corso da tre anni e cinque giorni. “Finalmente il porco insolente Zelensky ha avuto una sberla”, ha gioito l’ex presidente russo Medvedev.

Non sarà facile per l’Unione europea, che dell’Occidente è culla, riportare Trump e Zelensky a dialogare nell’interesse di entrambi.

Ma soprattutto far tornare alla ragione un presidente americano che prende per buona la propaganda di Putin. Che della sua parola si fida più delle parole di Emmanuel Macron, Giorgia Meloni e presto Friedrich Merz, i rappresentanti dei tre principali Paesi che hanno trainato l’Ue a sostegno dell’Ucraina nel presente e a difesa di sé nel futuro.

Trump non “sente” il pericolo incombente per tutti, se a qualcuno si lascia -peggio ancora: si premia- la prepotenza d’aver violato ogni diritto internazionale e d’aver attaccato con le bombe e fagocitato il 20% di un Paese sovrano nel cuore dell’Europa.

(Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza, Bresciaoggi e Gazzetta di Mantova)
www.federicoguiglia.com