L’azoto dei residui di potatura: una risorsa preziosa per l’oliveto

La pianta dell'olivo richiede azoto organico per la ripresa vegetativa, con un piano di fertilizzazione frazionata per ottimizzare la crescita e la produttività. L'articolo L’azoto dei residui di potatura: una risorsa preziosa per l’oliveto proviene da benessereblog.it.

Mar 8, 2025 - 11:10
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L’azoto dei residui di potatura: una risorsa preziosa per l’oliveto

Nella fase iniziale della ripresa vegetativa, la pianta dell’olivo necessita di composti azotati organici come amminoacidi, proteine e acidi nucleici. Questa esigenza è fondamentale per la produzione di nuove foglie, lo sviluppo di rami e radici. Durante questo periodo, l’olivo attinge alle riserve accumulate nella stagione precedente. Solo successivamente, quando le radici avranno assorbito sufficiente azoto, la pianta potrà utilizzare questo elemento per sintetizzare nuove molecole organiche. È in questo momento che si rende necessaria la fertilizzazione azotata.

L’olivo mostra una reazione rapida all’apporto di azoto, a patto che le condizioni idriche del terreno siano favorevoli. Tuttavia, poiché l’azoto tende a dilavarsi, è fondamentale distribuire il suo apporto in modo frazionato.

Piano di fertilizzazione azotata frazionata

La quantità di azoto necessaria per ettaro di oliveto varia a seconda di diversi fattori, come la densità di impianto, la produttività prevista e lo stato nutrizionale del suolo e delle piante. In media, un oliveto produttivo richiede tra 60 e 120 kg di azoto per ettaro, con un valore medio di circa 100 kg/ha da utilizzare come riferimento per la fertilizzazione frazionata.

All’inizio della ripresa vegetativa (marzo): è consigliabile apportare il 50% della dose annuale, ovvero 50 kg/ha di azoto, preferibilmente tramite fertilizzanti contenenti azoto ammoniacale (NH₄⁺) o ureico. Ad esempio, si può utilizzare solfato ammonico (21% di azoto) a circa 215 kg/ha oppure urea (46% di azoto) a circa 100 kg/ha.

In pre-fioritura (fine aprile – primi di maggio): è opportuno fornire il 30% della dose annuale, quindi 30 kg/ha di azoto, utilizzando fertilizzanti a base di azoto nitrico (NO₃⁻) o una miscela di azoto nitrico e ammoniacale. Tra le opzioni ci sono il nitrato ammonico (33-34% di azoto) a circa 75 kg/ha o il nitrato di calcio (15,5% di azoto) a circa 160 kg/ha.

All’allegagione e primo sviluppo dell’oliva (metà giugno): si consiglia di apportare il restante 20% della dose annuale, pari a 20 kg/ha di azoto, preferendo fertilizzanti a rilascio controllato o organici, come compost di qualità contenente tra 0,6 e 0,8% di azoto, con dosi di 2-3 t/ha.

La gestione dei residui di potatura e il loro impatto sull’azoto

Un aspetto cruciale della fertilizzazione azotata è il rapporto con la gestione dei residui di potatura, come rami e foglie. Se questi materiali vengono triturati e lasciati sul terreno, possono rappresentare una risorsa preziosa per il suolo, contribuendo all’apporto di sostanza organica. Questo processo migliora la struttura del suolo, la capacità di trattenere l’umidità e la fertilità complessiva.

Durante il processo di decomposizione di questi residui legnosi, i microrganismi del suolo, principalmente batteri e funghi, richiedono azoto per svolgere le loro funzioni di degradazione. Questo fenomeno, noto come immobilizzazione dell’azoto, può temporaneamente ridurre la disponibilità di azoto per gli olivi, creando una competizione nutritiva tra le radici delle piante e i microrganismi. È quindi fondamentale bilanciare questa sottrazione con un adeguato apporto di azoto, per sostenere sia l’attività microbica sia la nutrizione degli olivi.

Considerando un oliveto con una densità di 220-270 piante per ettaro e una potatura di media intensità, si stima che vengano lasciati sul terreno circa 10-15 kg di sarmenti per pianta, per un totale di oltre 30 quintali di ramaglia per ettaro. Quando questi residui vengono triturati e interrati a una profondità di 10-15 cm, apportano materiale organico ricco di lignina, cellulosa ed emicellulosa, che si decompone lentamente, richiedendo fino a tre anni per trasformarsi in humus stabile, una riserva di nutrienti per le piante. La mineralizzazione dell’humus rilasciato potrebbe fornire fino a 6-8 q.li/ha di humus e quantità significative di elementi minerali. La mancanza di questo materiale fertile costringe a ricorrere a fertilizzazioni esterne.

Tuttavia, è importante considerare che i microrganismi decompositori necessitano di azoto dalla soluzione del suolo per le loro attività vitali, poiché anch’essi devono produrre amminoacidi, proteine e acidi nucleici. Ne consegue una competizione per l’azoto tra i microrganismi e gli olivi, che può impoverire la disponibilità di azoto per le radici. Questo fenomeno può compromettere la crescita vegetativa e lo sviluppo dei frutti, specialmente in fasi critiche come la fioritura e l’allegagione.

Per compensare l’azoto immobilizzato dai microrganismi durante la decomposizione dei residui, è necessario apportare una quantità di azoto aggiuntiva pari a 1,0-1,2 kg per quintale di residui di potatura. Con 30 quintali di ramaglia per ettaro, servono circa 32 kg/ha di azoto. Utilizzando un fertilizzante come l’urea agricola (46% di azoto), si dovrà aggiungere un ulteriore apporto di 60-70 kg/ha di urea.

Benefici a lungo termine della gestione integrata

L’integrazione di azoto durante la decomposizione dei residui di potatura non è sempre costante di anno in anno. Una volta avviato il processo, è possibile ridurlo progressivamente, a condizione che il livello di sostanza organica nel suolo aumenti nel tempo grazie alla gestione dei residui. Ciò migliora la fertilità del terreno e consente che una parte del fabbisogno di azoto venga soddisfatta dalla mineralizzazione dell’humus.

Dopo i primi anni di incorporazione regolare dei residui, i microrganismi del suolo possono stabilizzarsi, riducendo il fabbisogno netto di azoto per la decomposizione. Il calcolo iniziale dell’azoto necessario per compensare l’immobilizzazione è cruciale nei primi anni di gestione dei residui. Tuttavia, nel medio-lungo periodo, con un accumulo stabile di sostanza organica e una gestione ottimale del suolo, potrebbe essere possibile ridurre gli apporti di azoto aggiuntivi, adeguandoli alle reali necessità del sistema pianta-suolo.

Una gestione accurata della concimazione azotata e dei residui di potatura può migliorare significativamente la salute e la produttività degli olivi. L’adozione di strategie mirate, come la somministrazione frazionata di azoto e l’integrazione delle perdite legate alla decomposizione dei residui, contribuisce a ottimizzare i raccolti e a promuovere la sostenibilità a lungo termine degli oliveti.

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