L’alluvione è un’ottima scusa per dare la colpa a qualcuno e fare sempre gli stessi errori

L’arcivescovo James Ussher (1581–1656) è noto per aver stimato sulla base della Bibbia che il mondo è stato creato nel 4004 AC. Ma il pianeta Terra è un tantino più vecchio di così; diciamo quattro miliardi di anni invece di 4 mila. Un erroretto di un fattore un milione. Questo non vuol dire prendersela con […] L'articolo L’alluvione è un’ottima scusa per dare la colpa a qualcuno e fare sempre gli stessi errori proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mar 17, 2025 - 13:51
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L’alluvione è un’ottima scusa per dare la colpa a qualcuno e fare sempre gli stessi errori

L’arcivescovo James Ussher (1581–1656) è noto per aver stimato sulla base della Bibbia che il mondo è stato creato nel 4004 AC. Ma il pianeta Terra è un tantino più vecchio di così; diciamo quattro miliardi di anni invece di 4 mila. Un erroretto di un fattore un milione.

Questo non vuol dire prendersela con Ussher che, poveraccio, aveva fatto del suo meglio con i dati che aveva. Quello che invece succede oggi è che molti si dimenticano del passato, anche se avrebbero la possibilità di ricordarsene. Questo è un problema, perché come ha detto il filosofo Santayana: “Quelli che non ricordano il passato, sono condannati a ripeterlo”. Succede in particolare con le alluvioni, perché ci dimentichiamo del passato e facciamo sempre gli stessi errori.

Così, in questi giorni c’è stata un altra alluvione che ha colpito la Toscana con i soliti danni e allagamenti anche se, per fortuna, non ci sono state vittime. Quello che fa impressione, comunque, è come ogni volta che arriva uno di questi disastri, i commenti sono sempre gli stessi – completamente scollegati dalla storia, come ogni volta se si ricominciasse con una nuova creazione del mondo. Molta gente che commenta sui social sembra essersi accorta solo oggi che ci sono dei corsi d’acqua vicino a casa loro. Non ne sanno nemmeno il nome e sembrano pensare che andrebbero tutti tombati per farci sopra dei bei parcheggi. In sostanza, se arriva un’alluvione è un’ottima scusa per dare la colpa a qualcuno considerato antipatico.

Si parte da quelli che se la prendono con i “negazionisti climatici”, anche se al momento sembrano essere in netta minoranza. Alcuni, ma mi sembrano abbastanza pochi, se la prendono con la cementificazione e il consumo di suolo. Ma la maggioranza dei commenti sono accuse contro verdi, gli ambientalisti, e i sindaci Pd che non hanno voluto pulire i letti dei fiumi perché vogliono salvare le nutrie, o perché sono mistici adoratori degli alberi, o qualcosa di simile. Per non parlare di chi dà la colpa alle scie chimiche (questi sono sempre di più), a HAARP, all’inquinamento elettromagnetico, e cose del genere. Per il momento, non ho letto nessun commento di qualcuno che se la prende con i rettiliani, ma penso che ce ne siano stati anche di quelli.

In sostanza, quattro secoli dopo Galileo (incidentalmente, un contemporaneo di Ussher) siamo ancora più o meno alla caccia alle streghe – o agli untori manzoniani, se preferite. Dare la colpa a qualcuno rimane uno sport nazionale, ma del resto è normale. Provate a leggervi il libro di Girard Il Capro Espiatorio (1999) e capirete cosa voglio dire.

Il problema dei nostri tempi sta nel vedere le cose in bianco e nero senza rendersi conto che viviamo in un sistema complesso dove non si può isolare una singola causa per tutto quello che succede. Quando vediamo disastri causati da eventi estremi, non è colpa di qualcuno che ha ordito un complotto planetario. Sono il risultato di una serie di fattori che interagiscono fra di loro. Il cambiamento climatico c’entra sicuramente a peggiorare le cose, ma non è il solo fattore. La cementificazione del territorio fa i suoi bei danni, specialmente quando si continua a costruire in zone che sono dei bacini di espansione dei fiumi. Poi, la manutenzione dei fiumi non si fa semplicemente rasando gli argini a zero – si rischia di fare di peggio, e di solito è quello che succede. Ma questo è stato detto e ripetuto molte volte, e ogni volta dimenticato. Per gestire i fiumi in un territorio edificato, bisogna tener conto che la natura ha le sue esigenze e che tombare i corsi d’acqua o costringerli in letti molto stretti non è mai una buona idea.

Riusciremo mai a inserire un po’ di sanità mentale nel modo in cui stiamo governando il nostro territorio? Poco probabile in un momento in cui tutti sembrano pensare che i problemi si risolvano solo con nuove armi e nuove guerre.

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