La vita da grandi – La Recensione del film d’esordio alla regia di Greta Scarano

“Bisogna avere orecchio”. Per vivere, davvero. Per continuare a meravigliarsi della vita, senza lasciare che questa semplicemente scorra, senza poterla più afferrare. E quell’orecchio Irene lo stava perdendo. Per fortuna l’ha ritrovato, grazie a suo fratello Omar. Il gangsta’ rapper autistico che ha continuato a sognare e lo ha fatto pure per sua sorella. La… Leggi di più »La vita da grandi – La Recensione del film d’esordio alla regia di Greta Scarano The post La vita da grandi – La Recensione del film d’esordio alla regia di Greta Scarano appeared first on Hall of Series.

Apr 16, 2025 - 18:32
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La vita da grandi – La Recensione del film d’esordio alla regia di Greta Scarano

Bisogna avere orecchio”. Per vivere, davvero. Per continuare a meravigliarsi della vita, senza lasciare che questa semplicemente scorra, senza poterla più afferrare. E quell’orecchio Irene lo stava perdendo. Per fortuna l’ha ritrovato, grazie a suo fratello Omar. Il gangsta’ rapper autistico che ha continuato a sognare e lo ha fatto pure per sua sorella. La vita da grandi è il film d’esordio alla regia di Greta Scarano. Una delle migliori attrici del panorama nostrano si posiziona dall’altra parte della cinepresa, regalandoci una commedia leggera ed emozionante. Con un cuore immenso e tanto da offrire allo spettatore.

Il film adatta liberamente il romanzo autobiografico Mia sorella mi rompe le balle. Una storia di autismo normale di Margherita e Damiano Tercon. Qui abbiamo Irene e Omar. Due fratelli divisi ormai da tempo, che riscoprono se stessi, il loro legame e quei sogni a cui è impossibile rinunciare. La donna si ritrova a dover badare per qualche giorno a suo fratello, autistico dalla nascita, e tramite i suoi occhi riassapora quella parte più ingenua e sorpresa della vita che ormai aveva sacrificato sull’altare della stabilità. Greta Scarano ci racconta una storia incantevole, impreziosita da due interpretazioni attoriali davvero sopra le righe. Un film con un gran cuore, che sa divertire ed emozionare.

I due protagonisti de La vita da grandi
Credits: 01 Distribution

La vita da grandi vista da due diverse prospettive

La vita di grandi si costruisce attorno a un duplice sguardo. Il primo è quello di Omar, come detto autistico dalla nascita e rimasto sempre sotto l’occhio vigile e protettivo dei suoi genitori. Greta Scarano prova a portarci nella “normalità” di una persona autistica. Omar ha una sua routine, fissa e rigorosa. Ha i suoi spazi, le sue passioni una vita incanalata su binari predefiniti. Adatti a proteggerlo dai rischi della sua condizione. Allo stesso tempo però limitativi nei confronti di un contesto esterno che gli rimane globalmente precluso e lo priva di molte esperienze.

Il secondo sguardo è invece quello di Irene. La “sorella normale”, quella senza problemi, che ha lasciato il nido per fuggire verso una vita adulta. Anche la sua vita, a ben vedere, si è incanalata su binari predefiniti. Un lavoro stabile, un compagno, una casa per sistemarsi. Un percorso di vita convenzionale, che lascia poco spazio però al sogno. Quando si rincontrano, sia Irene che Omar hanno perso qualcosa. In entrambi si è spenta la voglia di sognare. Lei ha censurato completamente la sua vena comica. Lui si accontenta della serata dei talenti locali per non andare incontro a delusioni troppo forti. La vita da grandi per entrambi è asettica e non funziona.

L’incontro e la riscoperta

Come vivono gli adulti”, vuole sapere Omar da Irene. La realtà è che nemmeno lei lo sa. La vita da grandi è un racconto di riscoperta. Personale, prima di tutto. Adottando lo sguardo dell’altro, i due fratelli comprendono qualcosa sulla vita che gli era sempre sfuggito. Irene capisce quanto sia importante continuare a sognare. Omar realizza che la sua condizione non costituisce un ostacolo alla sua maturità. Entrambi possono compiere quei passi che hanno sempre avuto timore di fare. Perché diventare grandi, in fin dei conti, non significa perdere quello sguardo meravigliato che si ha da bambini.

L’incontro tra Irene e Omar è quello di due metà che riescono a completarsi. È una metafora dell’età adulta, la sintesi di come la vita vada vissuta in equilibrio tra i sogni e le responsabilità. Crescendo, certo, ma lasciando sempre un po’ di spazio alla parte più incantata di sé stessi. Perché nella vita, come canta Jannacci e come entusiasticamente ripetono Irene e Omar nel film, ci vuole orecchio. Bisogna lasciarsi andare. Sognare, magari anche soffrire. Provare delusione. Ma occorre sempre provarci. E sicuramente diventa molto più facile quando si ha un fratello o una sorella al proprio fianco.

Il sorprendente Yuri Turci nei panni di Omar
Credits: 01 Distribution

L’ottimo esordio di Greta Scarano alla regia

Dopo aver parlato della parte più emotiva del film, andiamo maggiormente a fondo del giudizio tecnico su La vita da grandi. Cominciamo da quello che costitutiva il maggiore punto d’interesse intorno al film. Dopo una marea di ruoli importanti tra cinema e televisione, Greta Scarano si cimenta anche nella regia (qui potete trovare alcune curiosità su di lei). E il risultato è davvero ottimo. Per questo esordio la donna va sul sicuro, raccontando una storia molto emozionante, con un tono leggero, sempre tra il divertito e il meravigliato. L’autismo viene trattato con estremo tatto, ma le sfumature della condizione di Omar arrivano tutte.

Il film scorre con un ritmo estremamente regolare. Ogni sensazione che i protagonisti vivono, e che si riflette sugli spettatori, arriva con forza. Coniugandosi con una storia che mantiene sempre la sua cadenza. Ne esce fuori un racconto molto solido, capace di condensare in se diversi elementi. L’autismo di Omar e la percezione che la sua condizione genera all’esterno (in questo è efficacissimo il confronto tra l’atteggiamento di Irene e quello di sua madre). La crescita emotiva della stessa donna, capace di riscoprirsi attraverso lo sguardo del fratello. il rapporto sempre stretto tra le difficoltà della vita e le meraviglie che sa regalare.

È convincente, dunque, l’esordio alla regia di Greta Scarano. Solido come il film che ci ha regalato. Una storia bellissima, capace di toccarci il cuore e di emozionarci. Il segreto della riuscita del lungometraggio, però, sta soprattutto nelle incredibili prove attoriali dei due protagonisti, il vero e proprio valore aggiunto de La vita da grandi.

La solita certezza Matilda De Angelis e il sorprendente Yuri Turci

Tutto ciò di cui abbiamo parlato sinora viene ulteriormente valorizzato dalle prove attoriali dei due protagonisti. Su Matilda De Angelis (che di recente ha raccontato di aver vissuto un periodo complicato) avevamo pochi dubbi. L’attrice è una delle principali stelle del nostro panorama e continua a regalarci ruoli sempre più riusciti. La grande sorpresa è invece Yuri Turci, interprete di Omar, all’esordio sul grande schermo. L’attore ha ricevuto la sua diagnosi di autismo a 18 anni e conosce, quindi, tutte le sofferenze di questa condizione. La sua prova è davvero incredibile. Un sogno che si realizza per lui. Probabilmente ha pesato proprio la capacità di Yuri di portare il suo bagaglio personale nella storia di Omar.

La realizzazione del sogno di Omar fa il paio con quella del sogno di Turci e questa sovrapposizione è ciò che garantisce ancora più spessore al messaggio finale del film. La vita da grandi non ci fa solo emozionare, ma ci fa anche interrogare. Ci fa essere un po’ Omar, ma anche un po’ Irene. Ed è questa la grande forza del film. Quel duplice sguardo che guida la narrazione si proietta anche sullo spettatore, che inevitabilmente si pone delle domande. Sulla sua vita. Sui propri sogni. Sulla meraviglia che ha provato e chissà se la sta ancora provando.

Tutte queste cose rendono La vita da grandi davvero un bel film. Un altro segnale incoraggiante dalla produzione nostrana, che nel 2025 sta sfornando titoli davvero interessanti (su tutti Follemente, dominatore del box-office, di cui qui potete trovare la recensione). Quello di Greta Scarano è un film che fa bene vedere, perché lascia addosso davvero tanto. Risate, emozioni, e un cuore davvero colmo.

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