“La storia a scuola diventa collezione di fiabe patriottiche”: la rete per la storia della Resistenza contro le Indicazioni nazionali

L'Istituto Parri: "Si privilegiano fatti e figure eroiche funzionali a un racconto edificante della nazione, a scapito di un’analisi critica dei processi storici" L'articolo “La storia a scuola diventa collezione di fiabe patriottiche”: la rete per la storia della Resistenza contro le Indicazioni nazionali proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mar 13, 2025 - 17:19
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“La storia a scuola diventa collezione di fiabe patriottiche”: la rete per la storia della Resistenza contro le Indicazioni nazionali

“Con le nuove Indicazioni la storia diventa propaganda, strumento di assimilazione culturale e di autocelebrazione nazionale”. A bocciare il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara e il lavoro fatto dalla Commissione capitanata dalla pedagogista Loredana Perla, è l’istituto nazionale Ferruccio Parri, ovvero la rete degli istituti per la storia della resistenza e dell’età contemporanea. A fare un’analisi dettagliata delle novità, pubblicate dal ministero sul suo sito, sono il presidente Paolo Corsini, la direttrice Sara Zanisi e gli organi dirigenti del Parri. La parola più blanda che usano per bollare il nuovo provvedimento è “preoccupazione”. Nel comunicato inviato oggi alle redazioni non risparmiano le critiche: “Il documento ministeriale propone cambiamenti che rappresentano un evidente passo indietro sia sul piano della visione storiografica sia su quello metodologico. In particolare, l’Istituto rileva e denuncia una ridefinizione del curricolo attorno a un’idea di nazione ormai ampiamente superata dalla ricerca storica contemporanea; la presenza di distorsioni storiografiche che semplificano e falsano la comprensione del passato e, infine, un arretramento delle metodologie didattiche verso un modello nozionistico e trasmissivo, in contrasto con le pratiche innovative ormai consolidate nella didattica della storia”.

Per gli storici del Parri la questione numero uno è proprio quella dell’identità nazionale: “Questa impostazione – citano i vertici dell’istituto – corre il rischio di riproporre una visione nazionalista della storia che la storiografia contemporanea ha ampiamente superato da decenni. Una simile prospettiva risulta anacronistica e riduttiva in un’epoca di conoscenze storiche sempre più aperte alle relazioni sovranazionali e globali”. Gli esperti hanno mal digerito i riferimenti fatti da Valditara e dalla Commissione a determinati libri: “Si privilegiano fatti e figure eroiche funzionali a un racconto edificante della nazione, a scapito di un’analisi critica dei processi storici. Emblematico è il suggerimento di proporre già ai bambini di 7-8 anni “Racconti del Risorgimento”, cioè episodi e personaggi dell’unità d’Italia (gli incarcerati nello Spielberg, le cinque giornate di Milano, i martiri di Belfiore, La piccola vedetta lombarda, Anita Garibaldi, i Mille. La storia diventa una collezione di fiabe patriottiche volte a creare il buon italiano”. Ma non solo. “L’aspetto forse più allarmante – precisano – delle nuove indicazioni è il ritorno a metodologie didattiche superate, improntate al nozionismo e alla trasmissione passiva dei contenuti. Viene esplicitamente ribadita la centralità di “che cosa si insegna” rispetto a “come si insegna”, in aperta controtendenza rispetto alla didattica per competenze degli ultimi decenni”. Tradotto: d’ora in poi si studiano fatti, date, personaggi. Infine, la richiesta al ministro di fare un passo indietro: “Lo invitiamo a rivedere criticamente queste Indicazioni prima della loro eventuale adozione e ribadisce che l’insegnamento della storia deve rimanere ancorato al rigore scientifico e a metodologie didattiche sperimentate, orientate a formare cittadini e cittadine critici e consapevoli”.

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