La Space economy sia un pilastro per rilanciare competitività | Le proposte di Eurispes
Lo spazio “deve diventare uno dei pilastri della strategia per rilanciare la competitività dell’Italia e dell’Europa”. Investire nella space economy “rappresenta una scommessa win to win, dato che il ritorno degli investimenti in tale settore è pari ad almeno il doppio”. Lo rileva Eurispes, che nel suo studio sulla space economy lancia alcune proposte per […] L'articolo La Space economy sia un pilastro per rilanciare competitività | Le proposte di Eurispes proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

Lo spazio “deve diventare uno dei pilastri della strategia per rilanciare la competitività dell’Italia e dell’Europa”.
Investire nella space economy “rappresenta una scommessa win to win, dato che il ritorno degli investimenti in tale settore è pari ad almeno il doppio”.
Lo rileva Eurispes, che nel suo studio sulla space economy lancia alcune proposte per sostenere il settore, il quale rappresenta attualmente circa lo 0,35% del Pil mondiale.
L’Italia è il sesto Paese al mondo e il terzo in Europa per rapporto fra investimenti nello spazio e Pil, un dato che, secondo Eurispes, “negli ultimi anni è quasi raddoppiato, con una crescita media annua del 9,5%”.
Inoltre, “l’Italia è tra i nove Paesi dotati di un’agenzia spaziale, con un budget di oltre un miliardo di dollari all’anno” ed è “uno dei pochissimi Paesi ad avere una filiera completa su tutto il ciclo – dall’accesso allo spazio alla manifattura, dai servizi per i consumatori ai poli universitari e di ricerca – con un’ottima distribuzione delle attività su tutto il territorio e un mercato in cui operano circa 200 aziende, con un fatturato annuo di più di 2 miliardi”.
Nel 2023, “il Made in Italy nel settore spaziale ha prodotto esportazioni per 7,5 miliardi, in crescita del 14% rispetto al 2022”, mentre “nei primi otto mesi del 2024 il dato delle esportazioni italiane nel settore è stato di 4,3 miliardi”.
Per sostenere il comparto, Eurispes propone di “armonizzare i 13 distretti aerospaziali che mettono in contatto le grandi aziende con le medie e piccole imprese e start-up”, superando “i limiti delle reti regionali”, il cui principale ostacolo è “l’assenza di un coordinamento nazionale”.
L’uso dell’intelligenza artificiale potrebbe velocizzare la trasmissione a terra dei dati raccolti nello spazio e la loro elaborazione, oltre a essere impiegato per operazioni di guida, navigazione e collaudo. Inoltre, prevedere “un’esenzione Iva per la space economy e per i beni dual use” potrebbe creare “un interesse commerciale per tutti i programmi di cooperazione nella difesa”, mentre l’istituzione di “una sorta di Imu dello spazio, a carico degli operatori satellitari, per ogni singolo satellite lanciato in orbita” potrebbe “stimolare lo sviluppo di sistemi spaziali basati sul riciclo, o comunque di maggiori politiche di resilienza”.
Secondo Eurispes, “le politiche commerciali e concorrenziali molto rigide dell’UE andrebbero in qualche modo ‘alleggerite’ per il settore spaziale: sarebbe il momento di cambiare strategia per tutelare i privati europei che si stanno inserendo in un mercato sempre più globalmente affollato, anche attraverso una normativa simile al Digital Markets Act”.
Inoltre, “il settore spaziale europeo trarrebbe senz’altro vantaggio da regole di governance e investimento aggiornate e da un maggior coordinamento della spesa pubblica in un vero Mercato Unico per lo Spazio, come anche suggerito nel report sulla competitività europea di Mario Draghi”.
Per Eurispes, “la promozione della competitività europea deve passare anche attraverso investimenti nel prossimo Quadro Finanziario Pluriennale, con più risorse e strumenti finanziari adattati alle esigenze delle imprese e un approccio di finanziamento che mobiliti risorse pubbliche e private, anche attraverso un Fondo sovrano europeo”.
Una delle soluzioni “più promettenti per le Pmi aerospaziali potrebbe essere poi l’emissione di minibond, particolarmente utili per finanziare progetti di ricerca e sviluppo, con scadenze brevi che vanno di pari passo all’avanzamento di progetti e commesse lunghe”, mentre anche “il private equity è un’altra fonte di finanziamento che potrebbe offrire significativi benefici alle Pmi del settore”.
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