La “resurrezione” dei metalupi è solo un’illusione genetica
La Colossal Biosciences, protagonista della copertina del Time di Lunedì, ha scosso il panorama scientifico con l’annuncio della presunta rinascita del metalupo, una creatura estinta da oltre 10.000 anni. L’impresa ha attirato un’ondata di attenzione globale, ma sotto la superficie patinata della comunicazione mediatica, la verità scientifica racconta una realtà ben diversa. I tre cuccioli […] La “resurrezione” dei metalupi è solo un’illusione genetica

La Colossal Biosciences, protagonista della copertina del Time di Lunedì, ha scosso il panorama scientifico con l’annuncio della presunta rinascita del metalupo, una creatura estinta da oltre 10.000 anni. L’impresa ha attirato un’ondata di attenzione globale, ma sotto la superficie patinata della comunicazione mediatica, la verità scientifica racconta una realtà ben diversa.
I tre cuccioli geneticamente modificati, battezzati Romolo, Remo e Khaleesi, sono il risultato di un’elaborata operazione di editing genetico. Partendo dal DNA di un lupo grigio vivente, il team ha utilizzato la tecnologia CRISPR per introdurre 20 modifiche genetiche ispirate al genoma frammentario di fossili di metalupi, inclusi un dente di 13.000 anni proveniente dall’Ohio e un cranio di 72.000 anni rinvenuto in Idaho.
Il materiale genetico modificato è stato inserito in ovuli di cane domestico, e gli embrioni risultanti sono stati impiantati in madri surrogate canine. I piccoli nati, oggi tra i tre e sei mesi, presentano un aspetto imponente: pelo lungo e bianco, mascelle robuste e un peso già vicino ai 36 kg, destinato a salire fino a 63,5 kg in età adulta.
Vincent Lynch, biologo dell’Università di Buffalo, ha smorzato l’entusiasmo dichiarando che questi animali non sono veri metalupi, bensì creature simili per aspetto. La vera de-estinzione richiederebbe la clonazione integrale dell’animale estinto, un obiettivo impossibile da raggiungere con l’attuale tecnologia a causa del DNA degradato.
Anche Nic Rawlence dell’Università di Otago in Nuova Zelanda ha sottolineato l’impossibilità di recuperare frammenti di DNA sufficientemente lunghi per una replica fedele. I cuccioli della Colossal sono dunque lupi grigi modificati, privi della memoria genetica, comportamentale ed ecologica dell’animale estinto.
Matt James, esperto responsabile per il benessere animale all’interno dell’azienda, ha chiarito che i nuovi esemplari non potranno mai apprendere il comportamento predatorio tipico dei veri metalupi, come la strategia per abbattere alci giganti.
Lynch ha ribadito che, anche se l’aspetto può ingannare, le funzioni ecologiche dei predatori estinti non sono replicabili nel mondo moderno. Nessun ambiente attuale potrebbe accogliere questi ibridi come parte funzionale del proprio ecosistema.
Sebbene la resurrezione dei metalupi rimanga un’illusione, la tecnologia di editing genetico impiegata apre spiragli per la conservazione di specie viventi. La Colossal Biosciences sta già lavorando su progetti analoghi, come la ricreazione di animali simili ai mammut lanosi, e il potenziamento genetico di popolazioni a rischio come i lupi rossi in cattività.
Christopher Preston, dell’Università del Montana, ha affermato che questa tecnica, sebbene ancora in fase sperimentale, può rappresentare una via meno invasiva rispetto alla clonazione animale, aprendo scenari inediti per la biodiversità futura.
Secondo il CEO di Colossal, Ben Lamm, la frontiera tra de-estinzione e conservazione è sempre più sottile. Il team ha recentemente incontrato i rappresentanti del Dipartimento degli Interni degli Stati Uniti, ricevendo anche l’appoggio pubblico del segretario Doug Burgum, che ha parlato di “una nuova era entusiasmante di meraviglia scientifica”.
Ma la scienza, pur affascinante, invita alla cautela: modificare un lupo non equivale a resuscitare un predatore del Pleistocene.