La promessa delle rinnovabili nel Sud Europa: nuovo studio europeo coinvolge l’Italia
Il passaggio alle fonti di energia rinnovabile non è più una visione distante, bensì una necessità impellente. Tuttavia, in tutta Europa, la transizione verso un sistema energetico pulito e resiliente si scontra con ostacoli sia condivisi che profondamente radicati a livello locale. Un nuovo report di Journalismfund Europe, punta i riflettori su Italia, Grecia e […] The post La promessa delle rinnovabili nel Sud Europa: nuovo studio europeo coinvolge l’Italia appeared first on Key4biz.

Il passaggio alle fonti di energia rinnovabile non è più una visione distante, bensì una necessità impellente. Tuttavia, in tutta Europa, la transizione verso un sistema energetico pulito e resiliente si scontra con ostacoli sia condivisi che profondamente radicati a livello locale. Un nuovo report di Journalismfund Europe, punta i riflettori su Italia, Grecia e Bulgaria – tre paesi dell’Europa meridionale e sudorientale con un immenso potenziale, ma con traiettorie divergenti.
L’Italia, terra ricca di risorse solari ed eoliche, ha segnato nel 2024 un anno cruciale: le rinnovabili hanno coperto il 41,2% della domanda energetica nazionale, trainate in gran parte dall’idroelettrico e dal fotovoltaico. Eppure, questo risultato è oscurato da debolezze strutturali. Il paese continua a dipendere fortemente dal gas naturale e il suo mercato elettrico rimane legato alla volatilità dei prezzi dei combustibili fossili. Gli esperti raccomandano il disaccoppiamento dei prezzi del gas e dell’elettricità, un maggiore sostegno alle comunità energetiche e una più ampia diffusione degli accordi di compravendita di energia a lungo termine (PPA).
Nonostante il calo dei costi delle tecnologie rinnovabili, persistono delle barriere: elevati requisiti di investimento iniziale, segnali politici instabili e processi di autorizzazione eccessivamente complessi. Dal 2000, l’Italia ha subito un numero di modifiche normative tre volte superiore a quello di Germania, Francia o Spagna, generando incertezza. La partecipazione alle aste rimane bassa e le inefficienze burocratiche continuano a bloccare oltre 1.700 progetti avviati dal 2015. Sebbene iniziative locali come la “Rete 100% Rinnovabile” offrano speranza, l’inerzia del sistema e i colli di bottiglia normativi ostacolano ancora progressi su larga scala.
Il panorama greco e bulgaro
La Grecia ha compiuto progressi impressionanti negli ultimi anni, superando il 40% di penetrazione rinnovabile nella produzione di elettricità entro il 2023 e raggiungendo il 48% includendo il grande idroelettrico. Tuttavia, questa rapida crescita ha creato nuovi colli di bottiglia. Le infrastrutture rimangono sotto pressione, con una crescente saturazione della rete e limitazioni nella produzione rinnovabile. Il modello attuale, fortemente incentrato su installazioni su larga scala, ha spinto ai margini i piccoli operatori e le comunità locali. Nonostante un solido quadro politico e un crescente interesse dei cittadini, ritardi burocratici, capacità limitata nella pubblica amministrazione e concentrazione del mercato tra pochi grandi attori sfidano l’equità e l’efficacia della transizione. Gli esperti sottolineano la necessità di decentramento, maggiore partecipazione locale (ad esempio, attraverso il solare sui tetti e progetti comunali) e investimenti più strategici in stoccaggio, interconnessioni e tecnologie a livello di consumatore. La Grecia è chiaramente sulla strada giusta, ma resta una domanda aperta se questo slancio possa tradursi in una trasformazione equa ed equilibrata. La transizione energetica della Bulgaria si trova a un punto di svolta. Il paese ha visto un’impennata nella capacità solare, che ora rappresenta oltre il 53% di tutte le installazioni rinnovabili. Tuttavia, questa rapida crescita maschera sfide strutturali più profonde. L’eolico e l’idroelettrico rimangono stagnanti, mentre l’infrastruttura di rete non tiene il passo con la domanda. Gli investitori spesso affrontano ritardi, sono tenuti a finanziare autonomamente gli aggiornamenti della trasmissione e si trovano a navigare in quadri normativi poco chiari o obsoleti.
L’instabilità politica e segnali politici incoerenti hanno scoraggiato l’innovazione e i modelli decentralizzati. Sebbene stiano emergendo progetti pilota nello stoccaggio di batterie e soluzioni ibride, non esiste una strategia nazionale globale per guidare l’integrazione o premiare la flessibilità. La consapevolezza pubblica dei benefici delle rinnovabili rimane bassa e la resistenza sociale, specialmente nei confronti dei progetti eolici, persiste. Tuttavia, gli esperti concordano sul fatto che la Bulgaria ha il potenziale per reinventare il proprio modello energetico. Con una pianificazione mirata, investimenti pubblici nella rete e una semplificazione delle autorizzazioni, potrebbe trasformare il suo attuale boom in una trasformazione duratura.
Le stesse barriere nell’adozione
Nonostante le loro differenze, Italia, Grecia e Bulgaria condividono barriere strutturali comuni che continuano a ostacolare il ritmo e l’inclusività della transizione verso le energie rinnovabili. Infrastrutture di rete obsolete, modelli energetici eccessivamente centralizzati, sistemi di autorizzazione opachi e il dominio di grandi attori aziendali sono temi ricorrenti in tutti e tre i contesti nazionali. I cittadini spesso si trovano esclusi dai processi decisionali, mentre le comunità locali incontrano ostacoli a una partecipazione significativa, a causa della mancanza di supporto tecnico, accesso finanziario o consapevolezza.
In ogni paese, la promessa di decentramento rimane in gran parte insoddisfatta. Sebbene politiche come il “net metering”, le comunità energetiche e le installazioni solari sui tetti sovvenzionate esistano sulla carta, la loro implementazione nel mondo reale è ostacolata dalla congestione della rete, dall’inerzia amministrativa e dalla limitata capacità istituzionale. Ad esempio, le comunità energetiche greche – nonostante il loro sostegno legislativo dal 2018 – faticano ancora a connettersi alla rete, e le iniziative pilota bulgare nel solare decentralizzato rimangono eccezioni piuttosto che norme. L’Italia, nel frattempo, registra una limitata adesione tra le PMI e le famiglie, con l’opacità burocratica e la mancanza di consapevolezza a smorzare l’entusiasmo.
Una preoccupazione chiave che emerge in tutti i casi di studio è la crescente concentrazione del potere di mercato. I grandi progetti rinnovabili su scala industriale, spesso sostenuti da multinazionali dell’energia, sono favoriti dai quadri normativi esistenti e tendono a catturare una quota sproporzionata di finanziamenti pubblici e accesso alla rete. Nel frattempo, i piccoli produttori, i comuni e le iniziative guidate dai cittadini si trovano a operare in condizioni di concorrenza strutturalmente ineguali. Questa tendenza rischia di minare la legittimità sociale della transizione energetica e di alimentare l’opposizione, soprattutto nelle aree rurali dove le comunità sopportano il peso delle grandi infrastrutture senza vederne benefici tangibili. Allo stesso tempo, la disinformazione e l’ambivalenza politica continuano a offuscare il discorso pubblico. Mentre la crisi climatica richiede un’azione urgente e audace, narrazioni vaghe, greenwashing e priorità mutevoli hanno eroso la fiducia. La necessità di trasparenza, responsabilità e una comunicazione chiara sulle dimensioni sociali ed economiche della transizione è più pressante che mai.
L’indagine completa è disponibile in inglese sotto forma di eBook dedicato [QUI], una risorsa completa per ricercatori, giornalisti, politici e cittadini che cercano una comprensione più approfondita di come il Sud e il Sud-Est Europa stiano navigando nell’era dell’energia pulita.
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