La profezia di Silvio Berlusconi sull'Ucraina

Il signor presidente americano (si trattava di Joe Biden, ndr) dovrebbe prendersi Zelensky e dirgli: “Sarà a tua disposizione, dopo la fine della guerra, un Piano Marshall per ricostruire l’Ucraina da novemila miliardi di dollari, a una condizione, che tu domani ordini il cessate il fuoco, anche perché noi da domani non vi daremo più dollari e non ti daremo più armi”. Soltanto una cosa del genere potrebbe convincere questo signore ad arrivare a un cessate il fuoco». È il 12 febbraio 2023 quando Silvio Berlusconi pronuncia queste frasi, a rileggerle oggi profetiche: descrivono esattamente quello che è successo due anni più tardi, dopo la lite in mondovisione alla Casa Bianca tra Volodymyr Zelensky da una parte e Donald Trump e il suo vice J.D. Vance. «Niente più dollari e niente più armi fino a quando non vi sedete a trattare» ha detto e fatto il presidente Usa, dopo aver avvertito il suo omologo ucraino in diretta: «O accetti un accordo o noi ci tiriamo indietro». Zelensky ha poi riallacciato i rapporti con Trump, come gli hanno suggerito di fare un po’ tutti i leader mondiali, ma intanto i giudizi sul suo conto oggi sono più sfumati: non è solo (più?) considerato quell’eroe indiscutibile che per tre anni ha rappresentato per l’Occidente il Bene che si contrappone al Male, leggasi Vladimir Putin. Eppure, quando Berlusconi, durante il primo anno e mezzo di guerra, si è espresso in maniera problematica su Zelensky e più in generale sull’invasione dell’Ucraina, è stato attaccato e insultato. L’episodio più clamoroso: la diffusione, da parte dell’agenzia di stampa multimediale La Presse, dell’audio sull’intervento del fondatore all’assemblea di Forza Italia alla Camera, a metà ottobre 2022, nel pieno delle trattative per la formazione del governo di Giorgia Meloni. Berlusconi è pessimista sulla possibilità di un accordo: «Io non vedo» dice ai suoi parlamentari, «come possano mettersi a un tavolo di mediazione Putin e Zelensky. Perché non c’è nessun modo possibile. Zelensky, secondo me... lasciamo perdere, non posso dirlo...». Apriti cielo: il Cav viene sommerso dalle critiche, ferocissime, per aver detto esattamente ciò che Donald Trump ha ripetuto due anni e mezzo dopo, lo scorso 7 marzo: «Credo a Putin. Trovo più difficile trattare con l’Ucraina che con la Russia, e l’Ucraina non ha le carte». Il fondatore di Forza Italia, nell’audio dell’ottobre 2022, fornisce la propria ricostruzione dei fatti: «Putin è entrato in Ucraina e si è trovato di fronte a una situazione imprevista e imprevedibile di resistenza da parte degli ucraini» sottolinea Berlusconi, «che hanno cominciato dal terzo giorno a ricevere soldi e armi dall’Occidente». E la guerra, aggiunge, invece di essere una operazione di due settimane, è diventata uno scontro lunghissimo. Una fotografia della realtà, che tra l’altro rende onore alla resistenza degli ucraini. Il momento però è delicatissimo, non schierarsi senza se e senza ma con Zelensky in quei giorni non è consentito, Berlusconi finisce nel tritacarne del «pensiero a una direzione». La stessa Giorgia Meloni, alle prese con la formazione del governo, rilascia una dichiarazione pubblica: «Intendo guidare un governo» dichiara la leader della destra qualche ora dopo la diffusione dell’audio, «con una linea di politica estera chiara e inequivocabile. L’Italia è a pieno titolo, e a testa alta, parte dell’Europa e dell’Alleanza atlantica. Chi non fosse d’accordo con questo caposaldo non potrà far parte del governo, a costo di non fare il governo. L’Italia con noi al governo non sarà mai l’anello debole dell’Occidente». Quell’audio indebolisce politicamente il Cav, che in quel momento è determinato a far valere il peso di Forza Italia nel rapporto con gli alleati. Per metterlo ko, ci provano con la sua lunga amicizia con Putin. Dallo scoppio della guerra all’elezione di Trump alla Casa Bianca, essere in buoni rapporti con il numero uno del Cremlino è considerato un delitto. Zelensky, appunto, è il Bene e all’opposto c’è lui: tutti o quasi (ma più tutti che quasi) i protagonisti della politica italiana, qualsiasi cosa avessero detto, scritto e pensato in precedenza sull’argomento, ripetono la stessa filastrocca. Berlusconi no, continua a dire ciò che pensa. Siamo ancora all’ottobre 2022, ancora un audio rubato: «Ho riallacciato i rapporti con il presidente Putin» dice, «per il mio compleanno (il 29 settembre, ndr) mi ha mandato 20 bottiglie di vodka e una lettera dolcissima. Io gli ho risposto con bottiglie di lambrusco e con una lettera altrettanto dolce. Io l’ho conosciuto» sospira Silvio «come una persona di pace e sensata». Passa il tempo, ma l’obiettivo è quello. I rapporti con Putin oggi li vuole riallacciare, anzi li ha già riallacciati (se mai li ha interrotti, ma questa è un’altra storia) proprio Trump, il primo leader occidentale. Il racconto di Berlusconi allora provocò reazioni indignate, addirittura ci fu chi voleva accusarlo di aver violato le sanzioni contro la Russia per quello scambi

Mar 23, 2025 - 17:40
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La profezia di Silvio Berlusconi sull'Ucraina


Il signor presidente americano (si trattava di Joe Biden, ndr) dovrebbe prendersi Zelensky e dirgli: “Sarà a tua disposizione, dopo la fine della guerra, un Piano Marshall per ricostruire l’Ucraina da novemila miliardi di dollari, a una condizione, che tu domani ordini il cessate il fuoco, anche perché noi da domani non vi daremo più dollari e non ti daremo più armi”. Soltanto una cosa del genere potrebbe convincere questo signore ad arrivare a un cessate il fuoco». È il 12 febbraio 2023 quando Silvio Berlusconi pronuncia queste frasi, a rileggerle oggi profetiche: descrivono esattamente quello che è successo due anni più tardi, dopo la lite in mondovisione alla Casa Bianca tra Volodymyr Zelensky da una parte e Donald Trump e il suo vice J.D. Vance. «Niente più dollari e niente più armi fino a quando non vi sedete a trattare» ha detto e fatto il presidente Usa, dopo aver avvertito il suo omologo ucraino in diretta: «O accetti un accordo o noi ci tiriamo indietro».

Zelensky ha poi riallacciato i rapporti con Trump, come gli hanno suggerito di fare un po’ tutti i leader mondiali, ma intanto i giudizi sul suo conto oggi sono più sfumati: non è solo (più?) considerato quell’eroe indiscutibile che per tre anni ha rappresentato per l’Occidente il Bene che si contrappone al Male, leggasi Vladimir Putin. Eppure, quando Berlusconi, durante il primo anno e mezzo di guerra, si è espresso in maniera problematica su Zelensky e più in generale sull’invasione dell’Ucraina, è stato attaccato e insultato. L’episodio più clamoroso: la diffusione, da parte dell’agenzia di stampa multimediale La Presse, dell’audio sull’intervento del fondatore all’assemblea di Forza Italia alla Camera, a metà ottobre 2022, nel pieno delle trattative per la formazione del governo di Giorgia Meloni.

Berlusconi è pessimista sulla possibilità di un accordo: «Io non vedo» dice ai suoi parlamentari, «come possano mettersi a un tavolo di mediazione Putin e Zelensky. Perché non c’è nessun modo possibile. Zelensky, secondo me... lasciamo perdere, non posso dirlo...». Apriti cielo: il Cav viene sommerso dalle critiche, ferocissime, per aver detto esattamente ciò che Donald Trump ha ripetuto due anni e mezzo dopo, lo scorso 7 marzo: «Credo a Putin. Trovo più difficile trattare con l’Ucraina che con la Russia, e l’Ucraina non ha le carte». Il fondatore di Forza Italia, nell’audio dell’ottobre 2022, fornisce la propria ricostruzione dei fatti: «Putin è entrato in Ucraina e si è trovato di fronte a una situazione imprevista e imprevedibile di resistenza da parte degli ucraini» sottolinea Berlusconi, «che hanno cominciato dal terzo giorno a ricevere soldi e armi dall’Occidente». E la guerra, aggiunge, invece di essere una operazione di due settimane, è diventata uno scontro lunghissimo. Una fotografia della realtà, che tra l’altro rende onore alla resistenza degli ucraini. Il momento però è delicatissimo, non schierarsi senza se e senza ma con Zelensky in quei giorni non è consentito, Berlusconi finisce nel tritacarne del «pensiero a una direzione».

La stessa Giorgia Meloni, alle prese con la formazione del governo, rilascia una dichiarazione pubblica: «Intendo guidare un governo» dichiara la leader della destra qualche ora dopo la diffusione dell’audio, «con una linea di politica estera chiara e inequivocabile. L’Italia è a pieno titolo, e a testa alta, parte dell’Europa e dell’Alleanza atlantica. Chi non fosse d’accordo con questo caposaldo non potrà far parte del governo, a costo di non fare il governo. L’Italia con noi al governo non sarà mai l’anello debole dell’Occidente». Quell’audio indebolisce politicamente il Cav, che in quel momento è determinato a far valere il peso di Forza Italia nel rapporto con gli alleati. Per metterlo ko, ci provano con la sua lunga amicizia con Putin. Dallo scoppio della guerra all’elezione di Trump alla Casa Bianca, essere in buoni rapporti con il numero uno del Cremlino è considerato un delitto.

Zelensky, appunto, è il Bene e all’opposto c’è lui: tutti o quasi (ma più tutti che quasi) i protagonisti della politica italiana, qualsiasi cosa avessero detto, scritto e pensato in precedenza sull’argomento, ripetono la stessa filastrocca. Berlusconi no, continua a dire ciò che pensa. Siamo ancora all’ottobre 2022, ancora un audio rubato: «Ho riallacciato i rapporti con il presidente Putin» dice, «per il mio compleanno (il 29 settembre, ndr) mi ha mandato 20 bottiglie di vodka e una lettera dolcissima. Io gli ho risposto con bottiglie di lambrusco e con una lettera altrettanto dolce. Io l’ho conosciuto» sospira Silvio «come una persona di pace e sensata». Passa il tempo, ma l’obiettivo è quello. I rapporti con Putin oggi li vuole riallacciare, anzi li ha già riallacciati (se mai li ha interrotti, ma questa è un’altra storia) proprio Trump, il primo leader occidentale. Il racconto di Berlusconi allora provocò reazioni indignate, addirittura ci fu chi voleva accusarlo di aver violato le sanzioni contro la Russia per quello scambio di vodka e lambrusco... Il Cav se n’è andato prima che in Ucraina la storia compisse il suo corso più drammatico. Probabile però che lui, da lassù, si stia dando ragione: la sua profezia s’è avverata