La piena vista dal Royal Victoria: "Non abbiamo mai chiuso l’albergo. Oggi è overdose di informazioni"
Nicola Piegaja, titolare dello storico hotel sul Lungarno: "Ricordo ancora l’odore di acqua e fango dell’alluvione del 66. Ma stavolta ad andar nel panico sono stati i miei collaboratori più giovani".

"Ero poco pù che un bambino ma ho ancora nel mio Dna l’odore indelebile di acqua e fango della piena del ‘66. Non abbiamo mai chiuso le porte dell’albergo né messo i sacchi al portone. Oggi c’è una overdose di informazione sulle allerte che crea uno stato di ansia permanente. Persone del mio staff, soprattutto i più giovani, hanno avuto anche attacchi di panico durante l’allerta rossa di sabato 14 marzo". Lo dice Nicola Piegaja dello storico Royal Victoria Hotel sul Lungarno. "Le paratie sicuramente resteranno lì fino ad aprile e maggio ed è giusto sia così visto l’altalena del meteo ed i costi per lo smontaggio ma con la prima movida primaverile, è facile prevedere il ‘lancio del sacco di sabbia’ tra i giovani con lo spargersi di rena e sassi su marciapiedi e carreggiata stradale". Piegaja racconta che la sua famiglia per tradizione secolare non ha mai chiuso le porte dell’hotel. "Nel 1966 l’acqua che entrò nell’albergo, ci arrivò attraverso il percorso di Piazza del Mercato, Fosso del Mulino, via Santa Marta. Di base, l’acqua entrò da dietro" Lo stesso Piegaja, nel lodare l’operato di esercito, di protezione civile, prefettura e del sindaco Conti, racconta lo stato d’animo che ha respirato tra suoi collaboratori, ospiti e conoscenti e colleghi dei lungarni.
"Mentre due miei collaboratrici di Collesalvetti erano abituate a questa situazione di allerta, i più giovani erano davvero allarmati. Vedersi l’esercito lì davanti, i lungarni chiusi ed anche i ponti ha suscitato in loro una sorta di panico, di claustrofobia, di sentirsi intrappolati. Uno di questi ventenni mi ha davvero preoccupato. C’è voluto un bel po’ per calmarlo ed è stato lo staff locale più anziano a rassicurarlo". Secondo Piegaja, questo stato d’animo è dovuto "all’eccesso di informazione mediatica non tanto e non solo di tv, e stampa bensì di quello veicolato dai social, dagli alert che viaggiano su whatsapp istituzionali, e su messaggistica con sms e per email. Insomma, una overdose che non tutti sanno gestire con raziocinio ed esperienza". Gli allerta meteo non sono cessati nei giorni successivi. "La settimana dopo, è scattata una nuova allerta arancione. Sono scattate anche le disdette delle prenotazioni così come molti clienti hanno telefonato per sapere se dovevano arrivare con gli stivali. C’è stato forse un po’ troppo zelo nel lanciare l’allerta anche se prevenire è cosa fondamentale e delicata così come sono consapevole che a livello istituzionale chi riceve queste alert è costretto a riversarle sulla cittadinanza anche per evitare eventuali questioni legali proprio con gli stessi cittadini".
Carlo Venturini