La “eRRe” del 6 aprile 2025

«Romanzo monumentale.» di Antonio Zurlo Avvocato Romanzo monumentale, che, quasi paradossalmente, può essere condensato nella lettera conclusiva di Edmond Dantes e, ancor meglio, nelle sue due, ultime, celebri parole: «Attendere e sperare!». La prima attesa è richiesta al lettore, che deve munirsi della pazienza di affrontare una trama fitta, sebbene scorrevole, fatta di eventi, ma, […]

Apr 6, 2025 - 10:11
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La “eRRe” del 6 aprile 2025
«Romanzo monumentale.»

Romanzo monumentale, che, quasi paradossalmente, può essere condensato nella lettera conclusiva di Edmond Dantes e, ancor meglio, nelle sue due, ultime, celebri parole: «Attendere e sperare!».

La prima attesa è richiesta al lettore, che deve munirsi della pazienza di affrontare una trama fitta, sebbene scorrevole, fatta di eventi, ma, soprattutto, di umane passioni. La storia d’amore di due giovani, che vogliono immolare tutto al loro autentico sentimento e che sollecita la più temibile delle reazioni avverse: l’invidia sociale, di quanti non accettano il successo, sentimentale ed economico, degli altri, arrovellandosi dietro un compiacimento buonista di facciata e, al tempo stesso, architettandosi dietro bieche rivendicazioni.

L’attesa, poi, è anche e soprattutto, quella di Edmond Dantes, l’uomo di mare, sottratto ai propri sogni, privato del proprio futuro, del quale era stato unico, prudente costruttore, e della propria libertà, sbattuto prima in una segreta e, poi, in una seconda vita, antitetica alla sua prima e che vive di irriducibili conflittualità. La esorbitante forza economica e la smisurata cultura fanno da contraltare all’assenza degli affetti più intimi e più cari, ambedue vittime di quello stesso attendere: il padre, sottratto alla vita, dagli stenti; l’amore della sua vita, Mercedes, sottrattagli dalle ragioni di opportunità sociale.
Ecco, dunque, Edmond Dantes destinato a vivere celato sotto una collezione di maschere, anche diversissime tra di loro, pur di far coesistere e sopravvivere ciò che è stato con ciò che è destinato a essere.

Il fascino, irresistibile, del protagonista è tutto nella sua veste di nemesi, di riequilibratore inviato da Dio, per rettificare ciò che gli uomini hanno intenzionalmente alterato. E’ il ricordo del passato, a mantenerlo in vita. E’ il rancore, sentimento damascato, nobilitato, a renderlo capace di attendere, tanto, e di sperare che il suo disegno possa essere completato.

Ecco, quindi, che la speranza addiviene all’esito di un percorso periglioso, quale può essere solo quello della vendetta, portato ai suoi esiti estremi, forse non preventivabili e che inquietano, alla fine, anche colui che per tanto tempo li ha coltivati e, in seguito, concretizzati.

E’ nel (necessario) superamento del limite che il Conte ottiene la strada per la sua redenzione; la sua (a tratti) insperata riappacificazione con il passato. Gli eventi vissuti lo hanno deprivato della sensibilità e, quasi in un finale circolare, gli eventi che ha fatto vivere gliela restituiranno.

La rivalsa, dunque, resta compiuta, pur non rappresentando il tratto finale della storia, destinata a cedere il passo a una più ecumenica speranza, della quale rappresenta il prezzo da pagare.

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