La cocaina ha un ‘antidoto’? I risultati di un nuovo farmaco

La cocaina perde la sua presa: un nuovo farmaco sperimentale riduce del 40% i giorni di consumo. Una svolta dopo anni di fallimenti terapeutici. L'articolo La cocaina ha un ‘antidoto’? I risultati di un nuovo farmaco è tratto da Futuro Prossimo.

Apr 8, 2025 - 14:17
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La cocaina ha un ‘antidoto’? I risultati di un nuovo farmaco

Quarant’anni di guerra alla cocaina, quarant’anni di sconfitte. Ogni cura, ogni programma, ogni approccio ha mostrato limiti devastanti davanti alla potenza di questa dipendenza. La cocaina, con la sua capacità di sequestrare il sistema della ricompensa, ha resistito a qualsiasi tentativo farmacologico di neutralizzarla. Fino ad oggi. Un farmaco chiamato mavoglurant sta silenziosamente riscrivendo questa storia di fallimenti, riducendo significativamente l’uso della sostanza in chi ne è dipendente. Non è un miracolo, non è magia: è scienza che finalmente colpisce il bersaglio giusto, dopo decenni di tentativi a vuoto.

Mancanza di soluzioni per un problema letale

Incredibile che nel 2025 non esista ancora un farmaco approvato per la dipendenza da cocaina. Mi fa davvero pensare a quante persone abbiamo perso in questi anni, mentre i ricercatori cercavano disperatamente una risposta. Cocaina e altre sostanze stimolanti contribuiscono a circa la metà dei decessi per overdose; parliamo di migliaia di vite. Come ha dichiarato Ricardo Dolmetsch, fondatore di Tempero Bio:

Questo è un gigantesco bisogno medico insoddisfatto.

Ed è proprio lui, con la sua azienda farmaceutica californiana, a guidare una delle ricerche più promettenti in questo campo. Il mavoglurant non è nato per curare le dipendenze, ma grazie alla sua azione sui recettori cerebrali, potrebbe diventare il primo vero farmaco efficace contro la schiavitù da cocaina.

Cocaina, il meccanismo diabolico della dipendenza

La cocaina seduce il cervello in modo subdolo, inondando i percorsi della ricompensa di dopamina. Quella sensazione di euforia che tanto piace ai consumatori? È semplicemente un’alluvione chimica che travolge le normali connessioni cerebrali. Il problema (o meglio, uno dei mille problemi) è che il cervello non è stupido: si adatta riducendo la sensibilità alla dopamina.

È come quando alzate continuamente il volume della musica: alla fine le vostre orecchie si abituano e dovete alzarlo ancora di più. Con la cocaina succede lo stesso, ma chi ne è dipendente non riesce più a provare piacere dalle normali attività quotidiane. Immaginate una vita dove nulla vi dà gioia, tranne quella cosa che vi sta uccidendo. Il mavoglurant agisce proprio su questo: ripristina la sensibilità del cervello alla dopamina.

I risultati che fanno sperare

Lo studio condotto da Novartis (prima che cedesse il farmaco alla svizzera Stalicla) ha coinvolto 68 adulti con disturbo da uso di cocaina provenienti da Argentina, Svizzera e Spagna. I risultati sono notevoli: chi ha preso il mavoglurant ha usato cocaina in media 12 giorni contro i 20 del gruppo placebo. E c’è di più: il 27% di chi ha assunto il farmaco ha smesso completamente di usare cocaina nelle ultime tre settimane dello studio.

Sorprendentemente, il farmaco ha anche ridotto significativamente il consumo di alcol: il 31% dei partecipanti ha smesso completamente di bere, contro l’11% del gruppo placebo. Questo suggerisce che potremmo avere finalmente un farmaco efficace per diverse dipendenze, non solo quella da cocaina.

“Antidoto” alla cocaina, le ombre all’orizzonte

Naturalmente, nulla è perfetto. Come sottolinea Paul Bremer di Cessation Therapeutics:

Questo non sarà un proiettile d’argento. La dipendenza è una malattia così sfaccettata, e c’è una tale complessità nei circuiti neurali coinvolti.

Il mavoglurant ha effetti collaterali come vertigini, mal di testa e nausea, che potrebbero disincentivare i pazienti. Inoltre, lo studio ha coinvolto quasi esclusivamente persone bianche: non sappiamo quanto sia efficace in popolazioni più diverse.

Mi colpisce sempre come la scienza progredisca per piccoli passi, mai per grandi balzi. Anche questo farmaco, se approvato, dovrà essere accompagnato da terapia e gruppi di supporto tra pari. Come ammette lo stesso Dolmetsch: “Non c’è dubbio: una pillola da sola non basta”. Ma per chi lotta quotidianamente con la dipendenza da cocaina, anche questa piccola speranza potrebbe fare un’enorme differenza.

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