La coalizione di Calenda, il leader di Azione lancia i ’volenterosi’. “Noi con Forza Italia e parte del Pd”

Dall’ex ministro l’endorsemente a Gentiloni: “lo rimetterei a palazzo Chigi domani” Timida la reazione dei riformisti dem: “Resteremo uniti”. E Gasparri: “Venga lui con noi”

Mar 30, 2025 - 22:31
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La coalizione di Calenda, il leader di Azione lancia i ’volenterosi’. “Noi con Forza Italia e parte del Pd”

​​Roma, 30 marzo 2025 – Se vuoi fare una coalizione, il primo punto è sempre trovare un motivo, una ragione che faccia dire: ecco, serve una soluzione. Carlo Calenda – appena rieletto segretario della sua Azione nella sala congressi dell’hotel Life a Roma (trecento i presenti) che ieri ha visto sfilare Giorgia Meloni, Paolo Gentiloni, Mario Monti, Pina Picierno – chiama in causa i grandi Paesi europei: Verranno a chiederci del nostro amore, cantava De Andrè. Qui traslato (e meno poetico): “Verranno a chiederci: l’Italia è nella Nato europea?”. La risposta, al momento, è molteplice. Carlo Calenda – giacca blu scura con il loghetto del partito, camicia bianca sbottonata e occhiale d’ordinanza – tira fuori un bigliettino ripiegato con tutte le posizioni finora emerse. “Me le sono segnate”, mette le mani avanti. Enumera: “Salvini e Conte non ci sono. Il primo ha trovato il suo slogan ’meno armi e più welfare’, il secondo va avanti a slogan e non gliene frega niente. Schlein è favorevole all’Europa, ma non vuole il riarmo. Meloni è favorevole al riarmo, ma non all’Europa. Capite che così è complicato...”.

Chi resta? Ecco il punto secondo: formare una coalizione. Qui le parole sono importanti. “Resta un gruppo di volenterosi...”. E se escludi Italia viva dell’odiato ex amico Matteo Renzi, il Movimento 5 Stelle che solo il giorno prima il leader di Azione ha confessato di voler “cancellare”, per difetto ecco emergere il profilo dei volenterosi: “Ci siamo noi, Forza Italia, +Europa, un pezzo di Pd”. Solo un pezzo. Quello presente in sala il giorno prima, e che Calenda chiama per nomi e cognomi. Pina Picierno, Dario Nardella, Filippo Sensi, Giorgio Gori, Paolo Gentiloni.

Già, lui, il che ci porta diretti al punto tre: trovare un leader. Qui Calenda evita il giro lungo e va giù dritto: “Ieri (sabato, ndr) è venuto qui Paolo Gentiloni, che io rimetterei presidente del Consiglio domani mattina, dev’essere chiaro”. Applauso della platea, che Carlo decide di sostenere ribadendo il concetto, e aggiungendo un tocco di romano: “Con chi sta Calenda? Sta co’ Paolo Gentiloni. Ve va bene così? La semplifichiamo”.

Infine (quarto punto) il giuramento: “E se qualcuno di voi mi chiede per tattica politica di essere alleati a chi vuole distruggere il lavoro di De Gasperi vi dico ’over my dead body’” – che poi sarebbe ‘dovrete passare sul mio cadavere’ – trovatevi un altro segretario”.

Ovazione in platea, un po’ meno tra i volenterosi sopracitati. A cominciare da Alessandro Alfieri, il capo della fronda Pd che Calenda vorrebbe staccare e che invece resta ben attaccata: “I riformisti del Pd – spiega Alfieri – intendono contribuire alla costruzione di un’alternativa al governo Meloni confrontandosi con tutte le forze di opposizione. E continueranno a battersi per un Pd plurale, proprio il contrario di chi ci vorrebbe divisi”. È un ’Grazie ma no, grazie’ anche da Forza Italia, con Maurizio Gasparri che specifica: “Noi non ‘stiamo’ nel centrodestra. Noi ‘siamo’ il centrodestra. Chi si sente alternativo a sinistre e grillini si confronti con noi e con i nostri alleati. Vogliamo un centrodestra sempre più largo”. Come a dire che la casa è aperta, ma di traslochi non se ne parla. Fuori dal disegno calendiano, ovviamente, è anche peggio. “Seguendo questa linea, Meloni governerà altri 20 anni”, ironizza il verde Bonelli, mentre il grillino Pavanelli degrada il leader di Azione a “gradasso rionale”. Ma queste erano reazioni scontate. La realtà è che il campo largo è definitivamente morto, e il sasso nello stagno di un qualcos’altro, Calenda l’ha lanciato. Il punto cinque dell’operazione ’Volenterosi’ sarà capire se ad Azione corrisponde reazione.