La canapa spacca le destre: pure la Lega in Veneto contro il dl. I produttori sperano nella fronda in maggioranza
Sul bando al fiore della canapa le destre sembrano compatte solo a Roma. L’articolo 18 del Decreto Sicurezza raderà al suolo circa 3 mila aziende, con 30 mila lavoratori al seguito e un business da 500 milioni di euro. In Europa aveva alzato la voce Forza Italia con Flavio Tosi, già a marzo, contro la […] L'articolo La canapa spacca le destre: pure la Lega in Veneto contro il dl. I produttori sperano nella fronda in maggioranza proviene da Il Fatto Quotidiano.

Sul bando al fiore della canapa le destre sembrano compatte solo a Roma. L’articolo 18 del Decreto Sicurezza raderà al suolo circa 3 mila aziende, con 30 mila lavoratori al seguito e un business da 500 milioni di euro. In Europa aveva alzato la voce Forza Italia con Flavio Tosi, già a marzo, contro la misura approvata dal governo il 4 aprile. Ieri la Lega si è fatta sentire con l’assessore veneto all’agricoltura Federico Caner, nella conferenza delle Regioni e province autonome. Ma mentre la maggioranza è divisa in periferia, a Roma Fratelli d’Italia riesce a tenere a bada gli alleati.
Eppure alcune crepe si intravedono anche nel Palazzo: esponenti di Forza Italia hanno offerto una sponda alle associazioni della filiera, per modificare la norma durante i lavori parlamentari. Anche il senatore veneto Luca De Carlo (FdI), aveva offerto disponibilità al dialogo con le aziende. Ma il veto del sottosegretario Alfredo Mantovano è stato insormontabile. Ora le associazioni della canapa proveranno ad insinuarsi nelle incrinature della maggioranza, di nuovo, per modificare l’articolo 18 nei prossimi 60 giorni: entro la prima settimana di giugno il decreto dovrà essere convertito in legge.
Il Veneto leghista contro il decreto sicurezza per salvare la canapa – Nella partita per correggere il decreto sicurezza ci sono anche le Regioni. Favorevoli ad emendare sono il Pd, Avs e M5s, ma anche la Lega in Veneto. Il 29 aprile è uscito allo scoperto l’assessore del Carroccio Federico Caner (giunta Zaia): “Tutti i rappresentanti delle Regioni si sono trovati a riconoscere all’unanimità che il Decreto Sicurezza mette in difficoltà il settore della canapa”, ha allertato il leghista dopo la riunione della Conferenza delle Regioni in commissione Agricoltura. Dunque “nelle prossime ore partirà dalla commissione Politiche Agricole una lettera al ministro Lollobrigida, cui già avevamo sottoposto alcune proposte di emendamento al dl, chiedendo di valutare la revisione dell’articolo 18”. Gli assessori targati FdI – Giancarlo Righini nel Lazio e Alessandro Beduschi in Lombardia – sono subito insorti per blindare il decreto sicurezza: “Nessun voto unanime” in Conferenza delle Regioni, per emendare il provvedimento, hanno sostenuto. Ma la Lega in Veneto è in fermento. Sono centinaia le aziende della canapa ad aver investito denaro o ricevuto fondi pubblici, nel nordest. Già il 16 aprile era intervenuto il presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti (Lega), per invocare l’ascolto dei “numerosi appelli giunti dal mondo agricolo, che esprimono preoccupazione circa le ricadute sul settore del Decreto Sicurezza”. In Veneto la coltivazione della canapa vale circa 30 milioni di euro all’anno – ricorda Ciambetti – “con 100 ettari coltivati, circa il 15% del settore a livello nazionale”.
Emilia Romagna, la risoluzione per il ricorso alla Consulta (e si prepara la Toscana) – In Emilia Romagna sono le sinistre a difendere le aziende della canapa. Il 16 aprile il Consiglio regionale ha approvato una risoluzione per chiedere alla giunta di valutare l’impugnazione del decreto in Corte Costituzionale. Si può fare subito il ricorso, senza attendere la conversione in legge. Il testo è stato proposto da Alleanza Verdi e Sinistra, con il via libera della maggioranza e della giunta guidata dal dem Michele De Pascale. Nel silenzio delle destre, restie a difendere il provvedimento. In Aula, il 16 aprile, era intervenuto il capogruppo dem Paolo Calvano: “Mi ha colpito la reazione di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, taciturni riguardo gli effetti del decreto sicurezza sulla filiera della canapa. Nessuno ha risposto, sulla richiesta di modifiche all’articolo 18, forse perché non ignorare gli effetti sulle aziende locali”. Anche il Pd toscano, con il capogruppo in Consiglio regionale Vincenzo Ceccarelli, ha già annunciato l’intenzione di presentare una risoluzione sulla falsariga di quella emiliana, per chiedere alla giunta di valutare il ricorso alla Corte costituzionale. Difficilmente il decreto sarà impugnato subito dalle Regioni: almeno in Romagna, la truppa dem intende “premere” sui parlamentari durante la conversione in legge del decreto.
L’ultima speranza, pressioni sulla maggioranza durante la conversione in legge – Una tattica ad alto rischio. Già durante i lavori in Aula per l’approvazione del ddl sicurezza (trasformato in decreto) le associazioni le avevano provate tutte per convincere i parlamentari ad emendare l’articolo 18. Ma ogni tentativo si è infranto sul muro di Palazzo Chigi, dipartimento antidroga, il feudo del sottosegretario Mantovano. Ora, di nuovo partirà l’assalto per salvare la filiera della canapa. Le associazioni – in prima fila Canapa Sativa Italia e Imprenditori Canapa Italia – hanno incaricato Alfonso Celotto di scrivere un parere legale sull’articolo 18: un documento per sottolineare il contrasto con le leggi europee ed il dettato della Carta. Celotto insegna Diritto costituzionale all’Università di Roma 3, è stato in banca d’Italia, capo dell’ufficio legislativo al Ministero delle Politiche europee, capo di gabinetto con Tremonti ministro dell’Economia e in diversi dicasteri. Era presente alla conferenza stampa del 22 aprile, alla Camera dei deputati, per lanciare la battaglia contro il Decreto Sicurezza. L’evento è stato promosso da Stefano Vaccari, capogruppo dem nella commissione Agricoltura di Montecitorio. Per modificare l’articolo 18 e salvare la filiera della canapa, non bastano le opposizioni: serve una fronda nella maggioranza, a Roma. Per ora esiste solo in periferia. Dopo la conversione, resteranno solo i ricorsi legali.
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