“La biblioteca dei conservatori”: il saggio di Massimiliano Mingoia
Con Burke, Prezzolini e Scruton. Tra i “veri“ conservatori

Vien da rimpiangerli, i “veri“ conservatori, in questi tempi dove ogni giorno c’è una rivoluzione, reale o dichiarata. Ma qual è il vero conservatore? A questa domanda cerca di rispondere Massimiliano Mingoia, trent’anni di cronache politiche alle spalle. Il suo libro “La biblioteca dei conservatori: libri fondamentali per capire la destra“ (Idrovolante) è un viaggio nella cultura conservatrice, da Burke a Prezzolini e Scruton passando per Longanesi e Von Hayek, fino a Hazony. Un viaggio senza sconti, che esplora anche limiti e contraddizioni di questo pensiero. Ma ne svela anche la profonda verità che, in questi tempi di manicheismo politico, si fa finta di non ricordare: un vero conservatore non può che essere antifascista (e anticomunista), sempre difenderà il sistema liberal-democratico. In copertina c’è il profilo del padre della patria, Dante Alighieri. Non per ammiccare al «fondatore del pensiero di destra» teorizzato dall’ex ministro alla Cultura Gennaro Sangiuliano. Ma per dissezionare l’effettiva appartenenza del Sommo Poeta al mondo di destra. Teoria bocciata. Ma oggi l’«elefante nella stanza» è l’evoluzione di Fratelli d’Italia. C’è chi, come David Broder, è convinto che i legami tra il partito di Meloni e neofascisti restino troppi e chi, come Sebastiano Vassallo e Rinaldo Vignati, scrive che FdI è «la prima compiuta realizzazione (...) di un partito nazional-conservatore inserito nel sistema democratico». Solo il futuro ci dirà quale lettura è giusta. Ma se è vero, come argomenta Ernesto Galli della Loggia, che «oggi una posizione conservatrice non è un restar fermi e tanto meno un voler tornare indietro: si tratta solo di capire bene dove si sta andando», i politici sedicenti conservatori (altrettanto i progressisti) farebbero bene a prendere appunti.