La BCE è pronta a tagliare i tassi, ma il contesto globale resta fragile
Primo taglio a maggio nonostante le incertezze: l’Eurozona punta sulla stabilità La Banca Centrale Europea si prepara ad effettuare un primo taglio dei tassi di 25 punti base nella prossima riunione, portando il tasso sui depositi al 2,25% e il tasso principale (Repo) al 2,4%. Una decisione che, secondo le ultime dichiarazioni di alcuni membri […] L'articolo La BCE è pronta a tagliare i tassi, ma il contesto globale resta fragile proviene da Word2Invest.

Primo taglio a maggio nonostante le incertezze: l’Eurozona punta sulla stabilità
La Banca Centrale Europea si prepara ad effettuare un primo taglio dei tassi di 25 punti base nella prossima riunione, portando il tasso sui depositi al 2,25% e il tasso principale (Repo) al 2,4%. Una decisione che, secondo le ultime dichiarazioni di alcuni membri del Consiglio Direttivo, è giustificata dal rallentamento dell’inflazione core e dal rafforzamento dell’euro, che ha superato quota 1,15 sul dollaro grazie all’effetto combinato dei dati macro positivi europei e della debolezza del dollaro legata all’instabilità politica negli Stati Uniti.
Il rallentamento dei prezzi dell’energia, insieme all’effetto disinflattivo derivante da un euro più forte, ha rafforzato la convinzione che l’Eurozona possa sostenere un ciclo graduale di allentamento monetario. I dati sull’inflazione di marzo, attesi mercoledì mattina, non dovrebbero riservare sorprese: l’indice core (che esclude energia, alimentari e tabacchi) è stimato in calo dal 2,6% al 2,4%, mentre l’indice dei prezzi al consumo generale dovrebbe restare stabile al 2,2%.
Trump e la guerra dei dazi: un’incognita che la BCE non può ignorare
Il fattore di maggiore incertezza rimane tuttavia la politica commerciale degli Stati Uniti. Donald Trump ha recentemente imposto una serie di dazi reciproci che, se applicati in forma piena e permanente, potrebbero compromettere le prospettive di crescita a livello globale. Per ora, è stata concessa una sospensione temporanea di 90 giorni, ma le oscillazioni di Trump, che ha già dimostrato di poter cambiare idea da un giorno all’altro, pesano sulle scelte di politica monetaria europee.
Proprio questo contesto instabile potrebbe convincere la BCE ad agire ora, per poi osservare l’evoluzione degli eventi. Non è infatti escluso che, in caso di intensificazione della guerra commerciale tra Stati Uniti, Europa e Cina, la banca centrale possa decidere di procedere con altri tagli nel corso dell’anno.
Il mercato sconta altri tre tagli, ma la strada non è così chiara
Le aspettative dei mercati finanziari indicano la possibilità di ulteriori tre tagli da qui a fine anno, che porterebbero il tasso sui depositi tra l’1,5% e l’1,75%. Tuttavia, i membri della BCE rimangono divisi sulla necessità e la tempistica di un simile ciclo. Alcuni economisti, tra cui quelli della Bundesbank, hanno espresso dubbi sul fatto che l’inflazione sia davvero sotto controllo, e temono un effetto di rimbalzo se i dazi americani dovessero far salire nuovamente i prezzi delle importazioni.
Tuttavia, l’impatto disinflattivo prevalente di un rallentamento della domanda – già osservabile in diversi indicatori di fiducia – potrebbe prevalere. Il rischio di una fiammata inflattiva, infatti, appare contenuto: l’aumento dell’euro riduce il costo delle importazioni energetiche, e i consumatori e le imprese europee sembrano adottare un atteggiamento più prudente nei consumi e negli investimenti.
L’Eurozona rischia la recessione nella seconda metà del 2025
Nonostante la sospensione di 90 giorni dei dazi reciproci annunciata da Trump, l’incertezza generata dalla sua politica commerciale potrebbe avere effetti persistenti sulla fiducia, sulla produzione industriale e sugli scambi. Diverse analisi, tra cui quella del governatore della Banca di Finlandia Olli Rehn, segnalano un rischio concreto di recessione tecnica nella seconda metà del 2025.
In caso di conferma del provvedimento originario da parte degli Stati Uniti, l’Europa si troverebbe a fronteggiare dazi universali del 10%, a cui si aggiungerebbero quelli del 25% su settori strategici come acciaio, alluminio e automotive. Se l’UE dovesse rispondere con contromisure analoghe, come ventilato nei recenti colloqui a Bruxelles, il commercio internazionale potrebbe subire un rallentamento significativo, e l’Eurozona potrebbe pagare il prezzo più alto in termini di crescita.
Le condizioni macro sono favorevoli al taglio dei tassi
Oltre al fattore politico, sono le stesse condizioni macroeconomiche a giustificare un allentamento monetario da parte della BCE. La crescita dell’Eurozona rimane debole, l’inflazione sotto controllo, e l’euro forte aiuta a mantenere stabili i prezzi alla produzione e al consumo.
In questo scenario, i membri del Consiglio Direttivo potrebbero addirittura spingersi oltre e valutare una discesa del tasso sui depositi sotto il 2% entro la fine dell’anno, se la situazione dovesse peggiorare. Il focus sarà ora sulla riunione del Politburo cinese e sui prossimi sviluppi della guerra commerciale USA-Cina, da cui potrebbero dipendere le mosse future sia della BCE che della Federal Reserve.
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