Italdesign: la Storia dell’Auto italiana in crisi per il Flop Volkswagen

Volkswagen dismette Italdesign Giugiaro. Crisi VW, transizione elettrica difficile e calo margini Audi spingono alla vendita di un asset storico e strategico. Quali acquirenti e il ruolo potenziale dello Stato italiano per tutelare 1300 lavoratori e l'eccellenza del design, mentre Girogetto Giugiaro continua a disegnare auto a 85 anni L'articolo Italdesign: la Storia dell’Auto italiana in crisi per il Flop Volkswagen proviene da Scenari Economici.

Mag 15, 2025 - 19:52
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Italdesign: la Storia dell’Auto italiana in crisi per il Flop Volkswagen

I corridoi dell’automotive e, soprattutto, il futuro di centinaia di lavoratori in Piemonte sono scossi da una notizia che ha preso corpo nelle ultime 72 ore: Volkswagen ha messo sul piatto la vendita di Italdesign Giugiaro, un classico dello stile italiano nell’auto. Non un rumors passeggero, ma una valutazione concreta che emerge con forza dai report degli ultimi giorni.

Perché un colosso come VW decide di cedere un asset storico e, fino a prova contraria, profittevole come Italdesign? La risposta è brutale e si chiama ristrutturazione selvaggia di un gruppo che ha sbagliato quasi tutto negli ultimi dieci anni. Il Gruppo Volkswagen, e in particolare il marchio Audi da cui Italdesign dipende operativamente, navigano in acque agitate.

La transizione all’elettrico, un passaggio che lo stesso Giorgetto Giugiaro ha definito “troppo affrettato” criticando il rischio di disperdere competenze accumulate in decenni, sta divorando risorse enormi senza ancora ritorni adeguati.

Rectangle , un prodotto del design Italdesign non legato all’auto

A questo si aggiungono un rallentamento delle vendite su mercati chiave, una competizione sempre più agguerrita (specie dai player cinesi che avanzano a passo spedito) e, nel caso di Audi, un margine operativo crollato a un misero 1.5% nel primo trimestre 2025.

La cura dimagrante di VW è già iniziata da tempo con tagli al personale (decine di migliaia di esuberi a livello globale annunciati da Audi) e chiusure di stabilimenti. La vendita di Italdesign, pur essendo un’azienda da 1300 dipendenti con un fatturato che nel 2024 ha toccato i 330 milioni di euro (segno che il lavoro c’è e si fa), è vista come un modo per fare cassa rapidamente e concentrare gli sforzi sugli investimenti essenziali legati all’elettrificazione e alle nuove piattaforme. È una scelta difficile, che sacrifica un pezzo di storia e di eccellenza, ma dettata dalla necessità di rimettere in sesto i conti.

Cosa Fa Oggi Italdesign? Non Solo Belle Auto

È fondamentale capire cosa produce Italdesign oggi. Dopo l’acquisizione da parte di VW, l’azienda non si è limitata a disegnare e ingegnerizzare modelli per i marchi del Gruppo (VW, Audi, Lamborghini). Si è consolidata come un fornitore di servizi di ingegneria integrata, design, sviluppo prototipi e persino produzioni di bassissimi volumi per clienti esterni in tutto il mondo. Un servizio di personalizzazione che, in questo momento, si rivela essere vincente e il vero segno del “Lusso”, che non è più un’auto da 1000 cavalli, ma una che rispecchi i gusti e le prefernze personali delle persone.

Italdesign è oggi un centro di competenza che spazia dalla progettazione stilistica all’ingegneria più complessa (strutture, powertrain, elettronica), dalla realizzazione di prototipi funzionanti alla produzione in piccola serie di vetture specialissime (come la Nissan GT-R50). Lavora per l’auto, certo, ma le sue capacità sono applicabili a qualunque settore che richieda alta ingegneria e design sofisticato. È questa sua versatilità che la rende appetibile anche al di fuori dei confini “classici” dell’automotive.

Nissan GT-R 350 by Italdesign (dal sito Italdesign)

Acquirenti misteriosi, probabilmente lontano dall’Automotive

E veniamo al nodo cruciale: chi potrebbe comprare un gioiello come Italdesign in un momento così delicato per il settore auto? Le indiscrezioni degli ultimi giorni, confermate da diverse fonti, suggeriscono un identikit preciso degli interessati, e sorprendentemente non si tratta di altri grandi costruttori automobilistici in cerca di un centro stile interno (che pure avrebbero un senso) o di fondi finanziari puri e semplici.

La pista più accreditata porta a grandi multinazionali dell’ingegneria. Aziende enormi, spesso con base fuori dall’Europa (si parla esplicitamente di compagnie cinesi tra i possibili interessati), che operano in svariati settori industriali ad alta tecnologia e che vedono in Italdesign un’occasione unica per acquisire un team di ingegneri e designer d’eccellenza riconosciuti a livello globale.

L’obiettivo non sarebbe tanto “fare auto” con il marchio Italdesign, o per lo meno non fare “solo” auto, ma integrare le sue competenze per offrire servizi di progettazione e ingegneria avanzata ai propri clienti nei settori più disparati, dall’automotive all’aerospaziale, dal ferroviario ad altri comparti della meccanica e dell’industria pesante. Una soluzione che però appare nebulosa, poco chiara, che non dà certezze sulla continuità aziendale a lungo termine: non arriverà il solito imprenditore-avvoltoio  che, con la scusa della redifinizione dell’auto, poi ruba il know how  e lascia solo ossa spolpate

Questo scenario, se si concretizzasse, segnerebbe un cambiamento epocale per Italdesign, proiettandola verso un futuro di “engineering powerhouse” al servizio di una clientela industriale globale, potenzialmente ridimensionando il suo ruolo iconico legato puramente al design automobilistico che l’ha resa celebre, sempre che l’operazione venissi svolta con correttezza e onestà.

Perché non un partecipazione da parte dello Stato?

perché non valutare, nell’ambito della privatizzazione, l’applicazione del Golden Power nella selezione dell’acquirente, controbilanciato dall’acquisto di una partecipazione non rilevante, ma di controllo. Ricordiamo che lo Stato, attraverso il MIMIT, ha già gli strumenti finanziari necessari per intervenire. La Legge 27 dicembre 2023, n. 206 (“Disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del Made in Italy”) ha introdotto specifiche disposizioni per la “Tutela e salvaguardia dei marchi di particolare interesse e valenza nazionale”.

Questo quadro normativo consente l’intervento del MIMIT in situazioni di rischio di cessazione dell’attività o di delocalizzazione da parte di aziende titolari di marchi storici, con l’obiettivo di preservare questi importanti patrimoni nazionali. Il fatto che Italdesign, un “marchio storico” ampiamente riconosciuto nel settore del design automobilistico, sia attualmente sul mercato a causa della decisione di Volkswagen di vendere, e con preoccupazioni sul suo futuro legame con l’Italia, rende questo contesto particolarmente rilevante.

Avremmo anche la possibilità di fornire le più alte cariche dello stato di Auto di design e produzione italiana, dopo le mediocri Volkswagen. torneremmo ai tempi di pertini, che viaggiava in Maserato Quattroporte III serie:

Roma, il Presidente Sandro Pertini, appena sceso dalla Maserati Quattroporte III serie

O la ancora splendida Lancia Flamia Presidenziale

Lancia Flaminia Presidenziale il giorno della festa della Repubblica

L’auto Presidenziale, e del presidente del Consgilio dei Ministri, diventerebbe anche la vetrina del design e della qualità italiani in giro per il mondo, esattamene come fanno gli altri maggiori capi di stato. Ricordiamo che non c’è solo la “Beast” di Trump, ma anche Putin ha la sua auto presidenziale con proprio marchio, la Aurus:

L’Auto presidenziale russa la Aurus, all’inaugurazione presidenziale di Putin

In un momento in cui i marchi italiani sono stati cannibalizzati da Stellantis e sono prodotti un po’ ovunque, dalla truchia alla Polonia alla Serbia, almeno avremmo auto prodotte in Italia. Oltre alla possibilità di avere soluzioni speciali per probei speciali, dalla sicurezza interna a quella esterna, disegnate ad hoc da chi ha  grande esperienza nel settore.

Giugiaro Oggi: Una Nuova Bottega di Idee

Nel frattempo, Giorgetto Giugiaro, il “maestro” che ha disegnato pezzi di storia su ruote come Golf, Panda, Delta e tantissime altre, continua la sua attività. Dopo aver lasciato Italdesign, ha fondato con il figlio Fabrizio la GFG Style a Moncalieri.

Una struttura più snella, una sorta di “bottega rinascimentale” del design e dell’ingegneria che continua a sfornare concept car (lavorando anche su piattaforme elettriche, pur con la consapevolezza critica sulla transizione), a collaborare con case automobilistiche su progetti speciali (come la recente “resurrezione” del concept Hyundai Pony Coupé del ‘74 o la consulenza per la nuova Bizzarrini Giotto) e a dedicarsi a progetti di design a 360 gradi. Giugiaro padre, pur con un ruolo più defilato e di consulenza, non ha perso la sua verve creativa alla giovane età di 85 anni. Proprio a marzo la GFG ha presentato l’ultimo proprio prodotto artigianale, la Peralta S, auto a motore centrale nella tradizione Granturismo italiana:

La GFG Peralta S, dal sito GFG

Interno della Peralta S

Giugiaro prosegue una sia strada che, per ora , si è distaccata dall’Italdesign. Sarebbe un peccato che questa grande eredità del design italiano venisse rasa al suolo dai tedeschi.


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