Investimenti, Ubs GWM: “I timori di recessione degli Usa paiono eccessivi”
Il 12 marzo, l’incertezza economica globale ha trovato nuova linfa con il riacutizzarsi delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e altre nazioni, lasciando in ombra i segnali positivi di rallentamento dell’inflazione negli Stati Uniti. Secondo Mark Haefele, Chief Investment Officer di UBS Global Wealth Management, “le preoccupazioni sulle tensioni commerciali globali hanno oscurato i segnali... Leggi tutto

Il 12 marzo, l’incertezza economica globale ha trovato nuova linfa con il riacutizzarsi delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e altre nazioni, lasciando in ombra i segnali positivi di rallentamento dell’inflazione negli Stati Uniti. Secondo Mark Haefele, Chief Investment Officer di UBS Global Wealth Management, “le preoccupazioni sulle tensioni commerciali globali hanno oscurato i segnali rassicuranti di un’inflazione in rallentamento negli Stati Uniti“.
Nonostante i dati sull’indice dei prezzi al consumo (CPI) di febbraio, che indicano una crescita annuale dell’inflazione core (escludendo i settori alimentare e energetico) al 3,1%, il più basso dal settembre 2021, i mercati non sono riusciti a reagire positivamente. L’S&P 500, infatti, ha registrato solo un modesto rimbalzo, salendo dello 0,5% alla fine della giornata, dopo un iniziale +1,3%. Sebbene l’inflazione sia risultata inferiore alle previsioni, sia su base annua che mensile, i timori per l’innalzamento delle tariffe doganali hanno continuato a pesare sul sentiment degli investitori.
Le nuove tariffe statunitensi su acciaio e alluminio, entrate in vigore il 12 marzo, hanno provocato una risposta di ritorsione sia dal Canada che dall’Unione Europea. Come evidenziato da Haefele, “questo ha alimentato timori che i dazi possano arrestare o addirittura invertire i progressi verso la riduzione dell’inflazione“.
Inoltre, i recenti sondaggi sulle piccole imprese hanno mostrato segnali di preoccupazione. L’indice NFIB, che aveva visto un aumento della fiducia tra i proprietari di piccole aziende dopo la vittoria di Trump, ha registrato una crescente cautela. La percentuale di proprietari che ritenevano fosse un buon momento per espandere è scesa al ritmo più rapido da aprile 2020, mentre il numero di quelli che hanno aumentato i prezzi ha raggiunto il picco più alto dal 2021.
Nonostante ciò, Haefele sottolinea che tali timori potrebbero non realizzarsi, a meno che i conflitti commerciali globali non evolvano in modo più grave di quanto previsto. Secondo Haefele, il modello della Federal Reserve di Atlanta che prevede una forte contrazione economica nel primo trimestre potrebbe esagerare la minaccia, a causa dell’effetto distorsivo delle importazioni di oro, che ha aumentato il deficit commerciale. Se l’effetto oro fosse rimosso, la previsione di crescita sarebbe di circa il 2% in più.
Un altro dato rassicurante è quello del mercato del lavoro statunitense, che continua a mostrare segni di solidità. Nonostante alcune incertezze, l’occupazione è aumentata, l’aliquota di disoccupazione è rimasta storicamente bassa e i salari sono saliti, con una buona prospettiva per i consumi. Inoltre, Haefele sottolinea che, nonostante i rischi legati alla politica sull’immigrazione, la domanda di lavoro rimane robusta.
La disinflazione in atto potrebbe permettere alla Fed di ridurre i tassi di interesse più avanti nel corso dell’anno. I dati di febbraio hanno infatti mostrato che l’inflazione sia a livello generale che core è aumentata meno del previsto, con i costi per l’abitazione che sono rimasti contenuti. L’andamento dell’inflazione potrebbe avvicinarsi al target del 2% della Fed, in particolare grazie al rallentamento dei costi abitativi.
Nonostante i segnali di un possibile rallentamento economico, la flessibilità politica e la robustezza della crescita economica supportano le prospettive di mercato, con Haefele che prevede che l’S&P 500 possa raggiungere i 6.600 punti entro la fine dell’anno.
In un contesto di crescente incertezza commerciale, l’euro ha mantenuto una certa stabilità contro il dollaro, nonostante l’escalation delle tariffe. “L’euro continua a tenersi vicino ai massimi di cinque mesi contro il dollaro”, ha affermato Haefele, “grazie al miglioramento del sentiment e alle politiche fiscali espansive della Germania.”
Tuttavia, gli esperti di UBS GWM suggeriscono cautela riguardo alla possibile volatilità del tasso di cambio EUR/USD, mentre si prevede che l’euro possa muoversi in un range tra 1,05 e 1,12 nel breve termine.
In sintesi, l’incertezza commerciale e i cambiamenti nelle politiche fiscali e tariffarie continueranno a influenzare i mercati globali, ma i segnali di una possibile stabilizzazione economica negli Stati Uniti potrebbero limitare i rischi di una recessione severa, con le previsioni che rimangono orientate a un’espansione moderata.