Investimenti, bond: la duration è tornata “amica”

“Prima della crisi finanziaria globale la duration, parametro che misura la sensibilità di un portafoglio obbligazionario ai tassi d’interesse, è stata una solida alleata degli investitori orientati al reddito e al credito. Proprio come una vera amica, la duration è stata al fianco degli investitori nei momenti favorevoli e in quelli difficili”. A farlo notare... Leggi tutto

Mar 13, 2025 - 11:48
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Investimenti, bond: la duration è tornata “amica”

“Prima della crisi finanziaria globale la duration, parametro che misura la sensibilità di un portafoglio obbligazionario ai tassi d’interesse, è stata una solida alleata degli investitori orientati al reddito e al credito. Proprio come una vera amica, la duration è stata al fianco degli investitori nei momenti favorevoli e in quelli difficili”. A farlo notare è Flavio Carpenzano, investment director reddito fisso di Capital Group, che di seguito illustra la propria view nel dettaglio in ottica di investimento e in relazione all’attuale scenario dimercato.

Nei periodi di stabilità, ha contribuito a incrementare i rendimenti, integrando altri asset come il credito. E nelle fasi di volatilità, ha offerto la necessaria diversificazione. All’ampliarsi degli spread creditizi, i tassi d’interesse hanno subìto generalmente una riduzione, consentendo alla duration di determinare una rivalutazione del capitale e di compensare le perdite registrate da asset di rendimento come il credito.

Tuttavia, nel periodo successivo alla crisi finanziaria globale, i vantaggi della detenzione di duration sono stati meno evidenti. Gli investitori con esposizione alla duration nei portafogli obbligazionari e creditizi hanno dovuto affrontare due notevoli sfide:

  • Modesto contributo al rendimento: l’extra rendimento derivante dalla detenzione di duration era minimo, tanto da renderla meno attraente per gli investitori alla ricerca di rendimenti elevati.
  • Minore vantaggio di diversificazione: il calo dei rendimenti aveva assottigliato il margine di riduzione dei tassi di interesse, diminuendo il potenziale di rivalutazione del capitale in caso di sell-off dei mercati di rischio. Si era quindi ridotto il vantaggio di diversificazione che la duration aveva a lungo offerto insieme al credito.

All’inizio del 2022 il rapporto tra duration e credito ha raggiunto una fase critica. Con il rialzo aggressivo dei tassi di interesse da parte delle banche centrali per contrastare l’inflazione, la duration non solo ha contribuito a generare rendimenti negativi, ma lo ha fatto anche in un momento in cui sia i titoli azionari che il credito erano in difficoltà, proprio quando i vantaggi di diversificazione offerti dalla duration avrebbero dovuto emergere.

La duration ha imparato la lezione?

Dopo le difficoltà del 2022, la duration ha avuto l’opportunità di riconquistare la fiducia. “Per il futuro, ci aspettiamo che avrà un impatto positivo sui risultati, sia nei periodi favorevoli che in quelli avversi”, afferma Carpenzano.

Periodi favorevoli: un valido contributo

“In contesti di stabilità, riteniamo che la duration dovrebbe tornare a fornire un valido contributo al reddito insieme all’esposizione al credito. E un parametro utile per gli investitori è il rendimento per anno di duration: negli anni successivi alla crisi finanziaria globale, gli investitori guadagnavano solo circa lo 0,4% per ogni anno di duration nei portafogli creditizi; attualmente questa percentuale è quasi raddoppiata arrivando a circa lo 0,8%, molto più vicina ai livelli precedenti alla suddetta crisi”, sostiene l’esperto di Capital Group.

Periodi avversi: un elemento di diversificazione

“Riteniamo che la duration sarà un elemento di diversificazione più efficace in concomitanza con periodi di volatilità dei mercati. Questo miglioramento è in parte dovuto a tassi di interesse strutturalmente più elevati rispetto al periodo post-crisi finanziaria globale”, continua Carpenzano. “Tassi più elevati implicano maggiore margine per una loro riduzione, offrendo un potenziale di rivalutazione del capitale durante gli eventi di avversione al rischio”.

Inoltre, le banche centrali, come la Fed, hanno ora la capacità e la volontà di ridurre i tassi al peggiorare delle condizioni economiche. “Questo allentamento era meno fattibile nel 2022, quando la priorità era la lotta all’inflazione. Con l’inflazione ora maggiormente sotto controllo, il doppio mandato della Fed di gestire inflazione e occupazione le ha permesso di spostare l’attenzione sul sostegno al mercato del lavoro”, prosegue Carpenzano.

Una nuova fase per la duration

A due anni dal 2022, gli investitori restano cauti sulla duration. Tuttavia, è importante distinguere le aspettative di inflazione odierne da quelle del 2022. “L’impennata dell’inflazione nel 2022 è stata determinata da shock inattesi sul fronte dell’offerta e da un forte rimbalzo della domanda dopo il COVID. Al contrario, un’inflazione trainata dagli incentivi fiscali dovrebbe essere a più lungo termine, riducendo la probabilità di rialzi immediati e aggressivi dei tassi da parte delle banche centrali come avvenuto nel 2022. In questo scenario, prevediamo che le banche centrali, compresa la Fed, dovranno continuare a tagliare i tassi nel 2025, anche se a un ritmo più misurato rispetto a quanto inizialmente previsto nel 2024”, afferma poi Carpenzano.

“La buona notizia per chi investe in duration è che i mercati obbligazionari sono ora maggiormente preparati ad affrontare un contesto di inflazione più elevata; i mercati obbligazionari dovrebbero essere meno sensibili all’aumento delle aspettative inflazionistiche, in quanto stanno già scontando un ritmo di riduzione dei tassi più lento rispetto alla Fed”, concluede Carpenzano.