Intelligenza artificiale, la dote da 1 miliardo aperta a imprese estere

Sono trascorsi dieci mesi dall’approvazione in consiglio dei ministri e il disegno di legge del governo in materia di intelligenza artificiale è ancora inchiodato nelle commissioni VIII e X del Senato. Uno stallo che risalta ancora di più alla luce della velocità con cui stanno girando invece le decisioni sull’IA tra Washington, Bruxelles e Parigi. […] L'articolo Intelligenza artificiale, la dote da 1 miliardo aperta a imprese estere proviene da Iusletter.

Feb 13, 2025 - 11:03
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Intelligenza artificiale, la dote da 1 miliardo aperta a imprese estere

Sono trascorsi dieci mesi dall’approvazione in consiglio dei ministri e il disegno di legge del governo in materia di intelligenza artificiale è ancora inchiodato nelle commissioni VIII e X del Senato. Uno stallo che risalta ancora di più alla luce della velocità con cui stanno girando invece le decisioni sull’IA tra Washington, Bruxelles e Parigi. Qualche dubbio ancora da sciogliere sulla compatibilità con le regole per il copyright dell’AI Act europeo e il confronto in atto tra i vari ministeri coinvolti sarebbero tra i motivi del ritardo. Ma dietro le quinte qualcosa si muove, come dimostrano gli emendamenti parlamentari su cui si registra una prima convergenza del governo.

Significativo, ad esempio, il testo “supersegnalato” da Fratelli d’Italia, a prima firma Mancini, che a quanto risulta al Sole 24 Ore conta sul parere favorevole del Dipartimento di Palazzo Chigi per la trasformazione digitale (Ditd). La proposta apre di fatto anche a imprese straniere l’accesso al miliardo di euro che Cdp Venture Capital Sgr dovrà mettere a disposizione sia per Pmi che per imprese più grandi che operano nel settore. Nel dettaglio, l’emendamento cassa l’obbligo che le imprese beneficiarie abbiano «sede legale» in Italia: basterà la «sede operativa». Porte aperte anche ai campioni stranieri dell’IA, americani in primis. E non più solo per l’assunzione di partecipazioni nelle aziende, ma in forma più ampia per operazioni sia di equity sia di quasi equity.

Se approvata, non sarà proprio una modifica sovranista e questo a dire il vero sorprenderebbe considerata l’agenda del governo meloniano. Più in linea, in questo senso, sembrano altre proposte che secondo quanto ricostruito potrebbero ricevere ugualmente il parere favorevole del governo.

Un emendamento di Forza Italia (firmatario Rosso) indirizza le piattaforme di e-procurement delle Pa a favore di soluzioni che garantiscano modelli «fondativi nativamente allenati in lingua italiana». Fratelli d’Italia (Sigismondi) chiede invece che anche le procedure di disaster recovery e business continuity – e non solo l’attività di conservazione delle informazioni – «siano implementate in data center posti sul territorio nazionale». Qui però la Lega sembra andare controcorrente e con il testo a prima firma Murelli intende allargare il vincolo geografico e dare priorità, negli acquisti della Pa, anche ai data center posti sul territorio di paesi Ue, aderenti alla Nato o che aderiscono ad accordi di collaborazione con la Ue o con la Nato in materia di cybersicurezza.

Rispunta poi, a firma dell’opposizione (Fregolent di Italia Viva) ma con il parere favorevole del Ditd per una parziale riformulazione, una Fondazione per l’intelligenza artificiale, idea delineata nei mesi scorsi dal sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti. Fondazione, da istituire con un Dpcm, che possa fare da polo di attrazione di investimenti privati e svolgere attività nell’ambito della ricerca applicata e della sperimentazione di casi d’uso, applicazioni, modelli fondativi e servizi a valore aggiunto. In campo sanitario invece, se passerà la proposta Zullo (FdI), nascerà una piattaforma di intelligenza artificiale per il supporto alle finalità di cura, e in particolare per l’assistenza territoriale, gestita dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas).

Resta un terreno di evidenti divergenze il capitolo sulla difesa del copyright, che già aveva diviso i due Dipartimenti della presidenza del Consiglio competenti, quello per il digitale e quello per l’informazione e l’editoria, prima che il testo arrivasse in consiglio dei ministri. Sul tavolo c’è un testo di Fdi (Sigismondi) che obbligherebbe chiunque sviluppi o metta a disposizione sistemi di IA generativa a richiedere preventivamente il consenso dei titolari delle opere protette dal diritto d’autore ai fini del loro utilizzo per l’addestramento dei modelli, subordinando tutto anche alla sottoscrizione di accordi di licenza per una remunerazione adeguata. Un emendamento “supersegnalato” ma sul quale non sarebbe ancora arrivata una riformulazione condivisa dai due Dipartimenti di Palazzo Chigi.

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