Intelligenza artificiale e consumo d’acqua: l’insostenibile leggerezza dell’AI

Ogni volta che interagiamo con un chatbot, generiamo un’immagine con l’AI o chiediamo a un motore di suggerirci una ricetta, dietro le quinte scorrono litri d’acqua. Non in senso metaforico: i data center, ossia le enormi strutture che fanno funzionare i nostri sistemi digitali, oltre a essere molto energivori hanno bisogno di essere raffreddati. Come? […] The post Intelligenza artificiale e consumo d’acqua: l’insostenibile leggerezza dell’AI appeared first on The Wom.

Apr 22, 2025 - 21:48
 0
Intelligenza artificiale e consumo d’acqua: l’insostenibile leggerezza dell’AI
L’intelligenza artificiale ha scosso il mondo, rotto equilibri e chiamato gran parte delle persone a rivedere i propri modelli di business. Ha portato anche progresso, velocità e risolto problemi complessi. Qualcosa su cui però quasi nessuno sta ponendo l’attenzione riguarda una risorsa a noi molto cara, l’acqua. Da essa dipende la vita sulla terra ma, a quanto pare, anche il funzionamento di questi cervelloni. Oggi vedremo cosa ha scoperto l’Università della California e a cosa ci porterà questa tendenza tutt’altro che innocua

Ogni volta che interagiamo con un chatbot, generiamo un’immagine con l’AI o chiediamo a un motore di suggerirci una ricetta, dietro le quinte scorrono litri d’acqua. Non in senso metaforico: i data center, ossia le enormi strutture che fanno funzionare i nostri sistemi digitali, oltre a essere molto energivori hanno bisogno di essere raffreddati. Come? Con l’acqua.

Un recente studio dell’Università della California ha rivelato che il solo addestramento di Chat Gpt-3 ha consumato 700mila litri d’acqua dolce. Non parliamo quindi del consumo energetico in senso lato, anche questo enorme, ma di impronta idrica, ossia di tutta l’acqua utilizzata direttamente o indirettamente per rendere attivo un servizio. E la tendenza non sta rallentando: il consumo idrico legato all’AI cresce del 6% ogni anno, secondo i dati riportati da Il Sole 24 Ore. Un ritmo che è molto difficile da ignorare e di cui si dovrebbe parlare di più.

L’uso poco consapevole dell’AI dettato dai trend

Non sono solo le normali query a preoccupare, ma anche i trend virali. Uno degli ultimi trend rivelatosi disastroso dal punto di vista dell’impatto idrico è stato quello legato alle immagini in stile Studio Ghibli generate con l’AI. Chiunque abbia passato tempo su Instagram o TikTok lo ha visto, era ovunque. Secondo una prima stima, sono state create 5,4 milioni di immagini in pochi giorni, con un consumo di oltre 24.000 litri d’acqua, pari, banalmente, all’acqua che una persona beve in 32 anni (considerando 2L di acqua al giorno), oppure 4.000 casse d’acqua, trasformando così una risorsa vitale in avatar fiabeschi.

La domanda sorge spontanea, ne avevamo bisogno? Decisamente no

LEGGI ANCHE: Cos’è l’AMOC e perché il suo blocco potrebbe provocare il collasso climatico

Intelligenza artificiale e desertificazione

Forse il problema è che ancora fatichiamo a collegare concretamente qualcosa di immateriale e invisibile, come il mondo digital, ad un impatto vero e concreto. L’acqua non la vediamo sgorgare da un rubinetto o evaporare, non abbiamo bollette salate che ci informano sul cattivo uso che ne facciamo. Nessuno ci dice: “siccome hai creato l’avatar, domani non hai acqua da bere”…eppure, l’impronta c’è e si ingrandisce ogni volta che interagiamo con applicazioni basate su AI, quando facciamo ricerche, quando traduciamo testi, quando generiamo contenuti.

Questa invisibilità rende ancora più difficile capire quanto il nostro stile di vita digitale stia impattando sulle risorse idriche di aree del mondo già esposte a grande siccità

La maggior parte dei data center, infatti, si trova in regioni dove l’acqua è una risorsa scarsa. In queste zone, ogni litro usato per raffreddare un server è un litro in meno per l’agricoltura o per la popolazione.

Ecco perché si parla sempre più di sostenibilità digitale. Non basta dire “l’AI consuma energia”, bisogna iniziare a chiedersi quali altri risorse vitali usa e soprattutto, quant’è l’acqua che sostiene l’infrastruttura tecnologica che usiamo ogni giorno.

Possiamo davvero fare qualcosa? Questa è una delle domande più controverse. Non si tratta di demonizzare l’intelligenza artificiale, che sappiamo tutti avere un potenziale enorme in moltissimi ambiti, tra cui la gestione sostenibile delle risorse, ma agire consapevolmente e con misura. Oggi la sfida è trovare un equilibrio: quanto ci costa, in termini ambientali, ogni clic, ogni immagine generata, ogni prompt? Molto! Forse un giorno, quando useremo un chatbot, vedremo comparire un indicatore: “questa risposta ha usato 0,5 litri d’acqua”. E magari ci penseremo due volte prima di chiedere all’AI di descriverci come sarebbe un party di compleanno in stile Ghibli.

The post Intelligenza artificiale e consumo d’acqua: l’insostenibile leggerezza dell’AI appeared first on The Wom.