In Italia 31 milioni di pompe di calore al 2030?
Nel 2030 l’Italia potrebbe aver installato circa 31 milioni di pompe di calore, considerando i sistemi aria/aria e quelli idronici. È quanto stimano diciotto operatori del settore che hanno contribuito alla stesura del report “Pompe di calore in Italia: stato dell’arte e scenari futuri”. Il documento (non disponibile per la diffusione) è stato elaborato dal […] The post In Italia 31 milioni di pompe di calore al 2030? first appeared on QualEnergia.it.

Nel 2030 l’Italia potrebbe aver installato circa 31 milioni di pompe di calore, considerando i sistemi aria/aria e quelli idronici.
È quanto stimano diciotto operatori del settore che hanno contribuito alla stesura del report “Pompe di calore in Italia: stato dell’arte e scenari futuri”.
Il documento (non disponibile per la diffusione) è stato elaborato dal gruppo Energy&Strategy della School of Management – Politecnico di Milano su richiesta di RX Italy (società organizzatrice della fiera “Heat Pump Technologies” svoltasi a Milano).
Stime future per il mercato italiano
Più nel dettaglio, la stima “conservativa” degli operatori arriva a 30,6 milioni di unità installate, quella “ottimistica” a 31,7 mln; valori molto simili, ma distanti sia dalla previsione fatta dal PoliMi sulla base dello scenario Pniec a “politiche vigenti”, che porta a 24,3 mln, sia sulla base degli obiettivi fissati dall’Ue, 35,9 mln.
Il report contiene anche un’analisi di mercato sulla produzione delle pompe di calore (Pdc). Tra le rilevanze diffuse c’è il fatto che le soluzioni “tipicamente prodotte in Italia comportano valori di fatturato relativamente contenuti – fino a 80 mln € – fatta eccezione per unità terminali e Pdc aria/acqua sopra i 50 kW”.
Le Pdc aria/acqua fino a 50 kW, invece, “presentano valori di fatturato simili alle stesse Pdc di potenza superiore, ma risultano maggiormente dipendenti dalle importazioni. I sistemi Vrf e split-multi split hanno valori di fatturato molto elevati, ma sono completamente dipendenti dalle importazioni”.
Gli sviluppi normativi necessari per le pompe di calore
“Affinché questi sistemi possano diffondersi su larga scala risulta fondamentale l’adozione di politiche mirate che sostengano la competitività economica delle tecnologie, con benefici che coinvolgono sia gli aspetti legati alla decarbonizzazione sia l’ottimizzazione delle spese e l’efficientamento nei vari comparti”.
Il commento è di Vittorio Chiesa, direttore E&S Group, che aggiunge: “Gli strumenti incentivanti, sebbene molteplici, continuano ad avere un impatto oscillante sul mercato delle pompe di calore. Questo è legato principalmente alla poca stabilità nel tempo e alla poca chiarezza in merito all’applicabilità delle varie norme”.
Tra questi strumenti ci sarà anche il Conto Termico 3.0, su cui c’è molta attesa nel comparto. Da alcuni operatori intervenuti nel corso della prima sessione di Heat Pump Technologies, ad esempio, è arrivata la proposta di introdurre l’istituto della cessione del credito per questo meccanismo in corso di definizione, in modo da facilitare gli interventi anche per chi non dispone di capitali iniziali.
Nel report si evidenzia anche la necessità che l’Unione europea pubblichi quanto prima un Heat Pump Action Plan. Il documento è stato “presentato lo scorso anno, a maggio 2023, e poi accantonato a dicembre 2023. Non si tratta di una cancellazione definitiva, ma solo di uno stand-by a causa delle elezioni 2024. Si spera che il lavoro sia ripreso nel 2025”.
I diciotto operatori che hanno contribuito al report sono Aermec, Ariston, Cordivari, Clivet, Daikin Air Conditioning Italy, Hisense Italia, Immergas, Italtherm, LG Electronics Italia, Midea, Mitsubishi Electric Europe BV Italian Branch, Panasonic Heating & Cooling Solutions, Rhoss, Samsung Electronics Italia, Teon, Thermal Group, Vaillant Italia e Zhejiang Zhongguang Electrical.
Il mercato ad oggi
Secondo i dati di febbraio forniti dall’European heat pump association (Ehpa), nel 2024 le vendite delle pompe di calore nell’Ue erano diminuite in media del 23% sull’anno precedente: 2 milioni di unità, rispetto alle 2,6 milioni del 2023. In Germania quasi un -48%.
Tuttavia, l’Italia è il paese che ha registrato il minor calo di mercato: – 5,4% (3-5%, secondo Assoclima).
Nel nostro mercato si sconta l’uscita dal traino che era è il Superbonus, ma anche un costo dell’investimento iniziale ancora piuttosto elevato. A questo si aggiunga il fatto che i prezzi dell’energia elettrica sono ancora troppo alti rispetto al metano.
Sono comunque interessanti i risparmi che possono essere ottenuti da una buona progettazione e installazione della tecnologia, che restano stabili nel tempo (si veda la registrazione integrale del nostro workshop organizzato a KEY di Rimini e riservata agli abbonati PRO).
Tra gli ostacoli dobbiamo considerare anche quelli di natura culturale e formativa. Sono ancora molti gli installatori che preferiscono installare caldaie a condensazione, con le quali hanno una consolidata esperienza. Per questo Enea sta lavorando, insieme ad alcuni partner, a laboratori di formazione per tecnici specializzati (Le pompe di calore elettriche in Italia: ostacoli e proposte dall’Enea).
Riportando lo sguardo ai paesi europei va detto che il settore impiega 170mila posti di lavoro diretti, scesi nel 2024 di 4.000 addetti a causa di questi trend commerciali. Importante rilevare che dal punto di vista della produzione, circa il 66% delle pompe di calore installate in Europa è stato realizzato in 300 siti produttivi presenti nell’Ue.The post In Italia 31 milioni di pompe di calore al 2030? first appeared on QualEnergia.it.