Il trucchetto di Stellantis per convincere Trump sui dazi: «Usiamo componenti Made in Usa, colpisci le auto tedesche e giapponesi»
Il gruppo italo-francese sarebbe tra i più penalizzati dalle tariffe di Washington contro Canada e Messico. Il cfo Doug Ostermann: «Aiuteremo l'amministrazione americana a raggiungere i suoi obiettivi» L'articolo Il trucchetto di Stellantis per convincere Trump sui dazi: «Usiamo componenti Made in Usa, colpisci le auto tedesche e giapponesi» proviene da Open.

Quando lo scorso dicembre Carlos Tavares si dimise da amministratore delegato di Stellantis, in molti identificarono nel calo delle vendite negli Stati Uniti uno dei principali motivi del suo passo indietro. Il suo successore ancora non è stato individuato, ma per tornare a correre sul mercato americano Stellantis ha innanzitutto una missione da portare a termine: non inimicarsi Donald Trump e scongiurare i dazi a Canada e Messico. «Per noi è molto stimolante che l’amministrazione americana sia così concentrata sul sostegno all’industria manifatturiera. Noi ovviamente cercheremo di aiutare l’amministrazione a raggiungere gli obiettivi che si prefigge», dice Doug Ostermann, chief financial officer di Stellantis, in un colloquio con Emmanuel Rosner, analista finanziario di Wolfe Research.
L’appello a Trump sui dazi: «Colpisci le auto europee e asiatiche, non noi»
Da quando Trump è tornato a Washington, Stellantis ha rimesso mano ai propri piani di sviluppo e li ha plasmati a immagine e somiglianza della nuova amministrazione americana. Prima ancora che il nuovo presidente americano si insediasse alla Casa Bianca, il colosso automobilistico ha annunciato di voler tornare a investire negli Stati Uniti riaprendo lo stabilimento di Belvidere (Illinois) e aumentando la produzione a Detroit e in Indiana. Allo stesso tempo, ha puntato sul senatore repubblicano Bernie Moreno per rivedere le normative sulle emissioni introdotte da Joe Biden. Eppure, Stellantis continua ad assemblare buona parte dei suoi veicoli in Canada e in Messico, ovvero i primi due Paesi colpiti dai dazi di Trump, entrati in vigore solo parzialmente. «Sono sicuro che ci adatteremo», dice Ostermann mostrando un certo ottimismo.
Dietro le quinte, però, Stellantis lavora giorno e notte per convincere Washington a fare marcia indietro. D’altronde, fa notare il Cfo di Stellantis, le auto assemblate in Canada e in Messico contengono molti componenti realizzati negli Stati Uniti. Un requisito che è stato introdotto proprio da Trump, durante la sua prima presidenza, con l’accordo Usmca siglato nel 2018. Qual è dunque il piano di Stellantis? Evitare i dazi sulle auto assemblate in Canada e in Messico e convincere la Casa Bianca ad approvare tariffe solo per i veicoli importati da oltreoceano (e, soprattutto, da altre case automobilistiche rivali). «Ci sono quattro milioni di veicoli che provengono da luoghi come la Corea, il Giappone e la Germania, che spesso hanno un contenuto statunitense minimo o nullo. Riteniamo quindi che se l’amministrazione vuole concentrarsi sul sostegno all’industria manifatturiera statunitense, debba considerare anche questo aspetto», suggerisce Ostermann.

Le multe in Europa evitate grazie a Leapmotor (e Tesla)
Nella conversazione con l’analista finanziario Emmanuel Rosner, il Cfo di Stellantis parla anche della transizione verso le auto a batteria. «In Nord America, i veicoli elettrici rappresentano una percentuale molto piccola del mercato complessivo, pari all’8%», spiega Ostermann. In Europa, invece, il contesto è decisamente diverso: «Lì le normative stanno cambiando. La maggior parte dei costruttori dovrà arrivare a una percentuale di circa il 20% di elettrico per essere in regola entro la fine dell’anno». Il dirigente di Stellantis dice di aver apprezzato la proposta della Commissione europea di rivedere le multe alle case automobilistiche (spalmando gli obiettivi di riduzione delle emissioni su tre anni, anziché uno) e si mostra piuttosto fiducioso sulla possibilità che Stellantis riesca a evitare sanzioni.
Per raggiungere i target Ue, il gruppo automobilistico si è avvalso di due alleati. Il primo è la Tesla di Elon Musk, da cui Stellantis ha acquistato dei crediti di carbonio. Il secondo è la cinese Leapmotor, produttore cinese di sole auto elettriche che ha lanciato una joint venture che garantisce a Stellantis l’esclusiva sulla produzione e sulla vendita fuori dalla Cina. L’aspettativa di Ostermann è che Leapmotor cominci a conquistare presto il mercato europeo. «Non mi sorprenderebbe se quest’anno vendessimo 50.000 unità di Leapmotor in Europa e questo ci aiuterà perché potremo usufruire anche di quei crediti», dice il Cfo durante il colloquio con l’analista finanziario.
I piani per il 2025: nuovi modelli e un nuovo ceo
Il 2024 è stato un anno decisamente complicato per Stellantis, che rispetto all’anno precedente ha visto scendere i ricavi del 17%, le consegne del 12% e l’utile netto del 70%. «Nel secondo semestre, ci sono mancati molti di quei prodotti che ci aspettavamo di avere sul mercato», spiega Ostermann. Il Cfo assicura che il 2025 non proseguirà sulla stessa traiettoria dello scorso anno, anche grazie al lancio di nuovi modelli, tra cui la Fiat Grande Panda, la Citroen C3 Aircross e la Opel Frontera. «Se vogliamo migliorare la nostra quota di mercato, questi prodotti sono la chiave per riuscirci», dice ancora Ostermann. Oltre ai nuovi modelli, il 2025 dovrebbe regalare a Stellantis anche un nuovo amministratore delegato. Durante l’audizione in parlamento, John Elkann ha ribadito che il successore di Carlos Tavares sarà nominato entro giugno. Nel frattempo, a portare avanti la gestione di Stellantis è un team composto da nove dirigenti: «In precedenza avevamo più o meno 29 o 30 dirigenti che supportavano il processo decisionale. Ora siamo passati a una struttura che, a mio avviso, è un po’ più agile e permette di prendere decisioni più rapidamente. Credo che rimarrà anche nel lungo periodo».

Foto di copertina: EPA/Samuel Corum | Donald Trump a bordo di una Tesla Model S comprata da Elon Musk
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