Il sogno del patriarca di Bagdad : "Ora un padre, pastore e catechista"

Sako e l’internazionalizzazione del Conclave: "È una risorsa, cercheremo l’uomo giusto per il nostro tempo"

Apr 27, 2025 - 05:31
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Il sogno del patriarca di Bagdad : "Ora un padre, pastore e catechista"

Su quale debba essere il profilo del successore di papa Francesco il cardinale Louis Sako ha le idee chiare. E ha anche un nome già stampato in mente. Il 76enne patriarca di Bagdad dei caldei ha ricevuto la berretta rossa dalle mani di Bergoglio nel 2018 e nelle scorse ore è atterrato a Roma per il funerale del Pontefice e per partecipare alle congregazioni generali e al suo primo Conclave. La confessione di rito orientale, che l’alto prelato presiede, incarna l’80% della minoranza cristiana in Iraq, 250mila persone su un totale ridotto in quindici anni da 1,5 milioni di fedeli a 300mila per via della sanguinaria decimazione ordita dai tagliagole dell’Isis. Sako fa parte della schiera dei cardinali del global south che riempirà la metà dei seggi in Cappella Sistina dove saranno 71 le nazioni rappresentate. "Alcuni osservatori temono che l’internazionalizzazione di questo Conclave produca una frammentazione dei voti, io non la vedo così – chiarisce in un perfetto italiano –. Questa diversità è una ricchezza, testimonia la Chiesa universale, non è un problema. Tutti cercheremo il Papa giusto per il nostro tempo".

Lei come se lo immagina?

"Spero in un padre, pastore e catechista, capace di lavorare in gruppo, non da solo. Adesso c’è un vuoto dopo la morte di Francesco, in particolare in Occidente. Serve un Pontefice che sia un Papa per tutti, non solo per Roma, un uomo che sappia cogliere i segni dei tempi sul dialogo interreligioso, in particolare con l’Islam, che è la seconda religione nel mondo, sulle donne, sull’urgenza della pace, anche commerciale".

Se l’aspettava la morte in convalescenza di Francesco?

"Sì, era tutto chiaro. La ripresa c’era, ma era troppo lenta. è uscito dal Gemelli per morire a Santa Marta. Per il Vaticano non era degno che un Papa morisse in ospedale, non è mai successo".

Nel 2021 lei accompagnò papa Francesco nel suo storico viaggio in Iraq, un Paese dilaniato dalle guerre e a forte maggioranza musulmana. Che rapporto è stato quello di Bergoglio con l’Islam?

"Ha cercato un dialogo interreligioso non accademico, incarnato nella vita della gente. Ha incontrato di persona il Grande Ayatollah Alì Al-Sistani a Najaf, la città sacra dello sciismo mondiale. Hanno sostenuto insieme la necessità della difesa dei diritti umani, della vita, il mutuo rispetto fra le fedi. Nel 2019, con il Grande imam di Al-Azhar, papa Francesco ha firmato l’inedita Dichiarazione di Abu Dhabi, per riscoprire la fratellanza universale e promuovere la giustizia e la pace, andando oltre pregiudizi e paure fra cristiani e musulmani".

Non teme che tutto questo possa essere archiviato?

"Paura non ne ho, perché sarebbe molto difficile, dopo il pontificato di Bergoglio. accettare un Papa nuovo per così dire classico, tradizionalista".

Le frange conservatrici sono al lavoro, e non da oggi, per intessere le loro trame e spingere i loro candidati...

"Lo so e devo dire che è normale in questa fase. È anche una questione di formazione, storia ed età".

Quale deve essere la priorità del successore di Francesco?

"Mi auguro metta al centro i temi della pace e del dialogo. Deve finire la mentalità della guerra che non appiana, ma acuisce le tensioni".

Il Conclave sarà lungo?

"Penso di no".

Ha già un nome in testa?

"Sì, ce l’ho, ma non lo dico ovviamente. In Conclave ci sono tanti bravi cardinali".

L’Italia potrebbe tornare ad avere un Papa italiano?

"Aspettiamo, vediamo, perché no?".