Il pacifismo contro l’Europa è retorico, anti-storico, culturalmente ambiguo e politicamente improduttivo | L’analisi di Alessandro Campi

Il pacifismo che circola da settimane in Italia, come posizione politica virtuosa che si vorrebbe alternativa a quella scellerata praticata dall’Italia insieme ai suoi alleati europei, è retorico, anti-storico, culturalmente ambiguo e politicamente improduttivo, oltre a presentare un fondo di insincerità che l’uso di belle parole e il richiamo a nobili ideali non riesce a […] L'articolo Il pacifismo contro l’Europa è retorico, anti-storico, culturalmente ambiguo e politicamente improduttivo | L’analisi di Alessandro Campi proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

Apr 8, 2025 - 08:41
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Il pacifismo contro l’Europa è retorico, anti-storico, culturalmente ambiguo e politicamente improduttivo | L’analisi di Alessandro Campi

Il pacifismo che circola da settimane in Italia, come posizione politica virtuosa che si vorrebbe alternativa a quella scellerata praticata dall’Italia insieme ai suoi alleati europei, è retorico, anti-storico, culturalmente ambiguo e politicamente improduttivo, oltre a presentare un fondo di insincerità che l’uso di belle parole e il richiamo a nobili ideali non riesce a velare.

Retorico, dunque strumentale e di fatto propagandistico, afferma Alessandro Campi sul Messaggero, perché tale pacifismo gioca su alternative capziose: gli amanti della quiete collettiva da una parte, gli invasati del conflitto dall’altra.

Da un lato quelli che pensano a spendere i soldi pubblici per scuole, sanità e istruzione.

Dall’altra quelli che vorrebbero comprarci cannoni e missili.

Ma essere uomini di pace non vuol dire guardare solo al benessere degli individui: significa anche chiedersi cosa può garantirlo.

Hai voglia a costruire ospedali se poi arriva qualcuno che te li distrugge.

Un pacifismo antistorico, cioè irrealistico, nella misura in cui si trascura un fatto obiettivo e determinante.

L’allarmismo di governanti, studiosi e osservatori circa il bisogno di rivedere e rafforzare, specie in Europa, l’attuale politica di difesa e sicurezza (questo e non altro significa il riarmo tanto biasimato dai suoi critici) nasce dal cambio radicale di quadro storico-politico che si è determinato a livello globale.

Fuori d’Europa, ora anche alle sue porte, è il caos.

La politica mondiale, per molti suoi attori, è di nuovo forza e violenza.

Giusto desiderare la pace, ma per realizzarla forse conviene attrezzarsi al peggio.

Un pacifismo, abbiamo detto, anche culturalmente ambiguo e sfuggente.

È stata la sua caratteristica per tutto il lungo secondo dopoguerra.

Non si capisce come e perché, o forse si capisce benissimo, ma le mobilitazioni pacifiste quasi mai si sono indirizzate verso i veri perturbatori della pace, verso gli eversori conclamati dell’ordine internazionale.

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