“Il mio sogno è poter lavorare sempre di più come attrice. Quando sono sul palco posso dare l’anima”
Un corpo che si flette fino a fare una spaccata perfetta. Una voce che conquista la scena, dopo aver fluttuato per anni in cerca delle giuste parole. Due occhi che scrutano il pubblico avvolto nel buio di una sala e in attesa di quell’applauso finale che faccia sentire meno soli. La storia di Giorgia Benassi, […] L'articolo “Il mio sogno è poter lavorare sempre di più come attrice. Quando sono sul palco posso dare l’anima” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Un corpo che si flette fino a fare una spaccata perfetta. Una voce che conquista la scena, dopo aver fluttuato per anni in cerca delle giuste parole. Due occhi che scrutano il pubblico avvolto nel buio di una sala e in attesa di quell’applauso finale che faccia sentire meno soli. La storia di Giorgia Benassi, attrice di teatro del Collettivo Clochart, inizia sul palco del teatro sociale di Gualtieri, nella profonda bassa reggiana. Anzi, ancora prima, davanti a una tv, dove lei imitava i personaggi dei programmi. Classe 1987, nata a San Rocco di Guastalla (Re) sulle rive del Po, si distingue perché fin dai primi debutti si mangia il palco: empatica, anzi magnetica, sembra sia nata per stare sotto i riflettori. Il provino che le cambia la vita arriva nel 2019: la compagnia trentina che realizza percorsi inclusivi per attori e attrici diversamente abili la sceglie per entrare nel suo staff. “Quando mi hanno presa, guardavo i miei genitori e dicevo: ma è vero?”, racconta mentre ancora si emoziona. Da quel momento è iniziata la sua vita da artista a tempo pieno, fatta di allenamenti e di una rigida disciplina per andare oltre se stessa. “Sono molto esigente con me”, dice. “Forse un pochino troppo”. Ma è quella testardaggine a permetterle di arrivare sul palco, sempre nuova e sempre diversa. Che le permette l’impresa più difficile di tutte: quella di crescere e migliorare, di imparare volteggi e prese che solo qualche giorno prima sarebbero state impensabili. Tre gli spettacoli che finora ha portato in scena da protagonista: DEsPRESSO, Down e il recentissimo Vibro d’amore. Il più grande desiderio? “Poter recitare sempre”, il palco più importante che si sia mai immaginata. E con una speranza: che chi la vede sia concentrato sullo spettacolo – e non su altro – “perché potrei dare la mia anima, il mio cuore alle persone”.
Qual è stata la sua prima sfida da attrice?
Una delle prime cose che ho fatto è stato imparare a fare la spaccata. Non mi veniva e dicevo sempre che non ce la facevo. Mi ripetevo: non ce la faccio, non ce la faccio.
E poi?
Hillary (Anghileri, coreografa e mental coach di Cloachart ndr) mi ha detto che ce la potevo fare.
Quando ha capito che le piaceva recitare?
Mi ricordo che stavamo guardando la televisione, io imitavo le persone e il mio papà mi ha detto: “Ma sei un’attrice”. Allora i miei genitori mi hanno mandato a fare teatro. Lo facevo tutti i giovedì sera con il regista Matteo Carnevali.
E da subito ha sentito che avrebbe voluto continuare?
A me piaceva molto e ho detto: voglio alzare la mia asticella. Tramite Matteo siamo andati a fare questo provino a Rovereto. E loro dovevano decidere se prendere tutti e due, sia Matteo che io, oppure solo io. E alla fine hanno detto vogliamo te.
Cosa ha provato?
Ero tanto emozionata, tanto. Dal secondo giorno mi hanno preso e sono andata a Rovereto. E c’era già la prima data dello spettacolo. E dovevo decidere io cosa volevo fare. Io guardavo i miei genitori e pensavo: “Cosa? Cosa faccio? Sta succedendo davvero?”. Poi ho detto sì e mi sono buttata.
Come si prepara per gli spettacoli?
Ho un allenamento apposta. Tre giri di addominali tutti giorni, devo riscaldarmi bene e lavorare con le gambe. Poi faccio tre giri di camminata e dei salti. Ad esempio, l’ultimo spettacolo, che si chiama Vibro d’amore, è molto più difficile per me.
In che senso?
Perché ci vuole molto impegno e devo stare sempre concentrata. Devo saltare molto. Devo fare delle prese, delle cose un po’ veloci e secondo me è un po’ più difficile perché devo essere precisa e ordinata.
Di cosa parla lo spettacolo?
Io sono nuda in pratica. Parla del sesso e dell’importanza di provare le emozioni. Di ascoltare il corpo. Con me ci sono due danzatrici, Viviana e Stefania. Trasmette un messaggio importante, da adulti. Parla di emozioni che alcune volte ce le ho ed altre no.
Ci può spiegare un po’ meglio?
Quando sono sul palco cerco di staccare le emozioni. Ma è difficile. Altre volte mi gioca proprio l’emozione.
E con l’emozione è dura ricordare il copione?
Bisogna sempre ripetere tutto tutte le volte. Ma ho una memoria ferrea, perché ormai sono diventata un’artista vera. Questo lo posso assicurare, mi sto superando.
Cosa vuol dire essere un’artista vera per lei?
Un’artista che ormai fa tutto. Io cerco di stare al passo degli altri. Anche quando sono a casa e magari sono distante so che devo ripetere ed esercitarmi ogni giorno.
Qual è stato il primo spettacolo?
Si chiama DEsPRESSO. Parla di due sorelle: una è depressa e l’altra, che sono io, cerca di farla uscire dalla depressione. E lei alla fine sceglie la sorella con cui si è divertita.
Nel suo repertorio c’è anche un altro spettacolo.
“Down”, che parla della mia storia.
Ce la racconta?
In pratica è la mia vita. Il mio papà fa l’apicoltore e Michele (il regista ndr) si veste da apicoltore. C’è un monologo che devo fare tutto io e io racconto le cose che ho sempre voluto: un ragazzo e una casa tutta mia. Alcune cose sono mie e altre non tutte.
Parla dei suoi desideri?
Dei miei desideri, dei miei sogni, delle mie fragilità. Mi piace tanto farlo, ci do tanto dentro.
Lei si esibisce anche molto per le scuole, che tipo di esperienza è?
È molto bello e anche molto emozionante perché poi alla fine di tutti gli spettacoli, i ragazzi mi fanno sempre delle domande. A volte mi chiedono delle cose complicate e c’è sempre qualcuno che mi aiuta. E parlo delle emozioni e poi ringrazio Hillary perché è grazie a lei se ho fatto quello che devo fare.
Lei come si descrive?
Io le cose le voglio fare bene. Ultimamente vorrei avere più di emozioni, perché mi manca tanto. Poi vorrei fare più spettacoli. Vorrei sempre essere con la compagnia. Là riesco a lavorare di più. E ci sto bene. Con loro riesco a dare molto di più.
Cosa vuol dire che le mancano le emozioni?
Devo sempre piangere per far uscire le emozioni quelle vere.
Da attrice è difficile?
E’ difficile essere sempre sulle emozioni, non riesco mai a liberarmi. A scuola io stavo zitta e non riuscivo a parlare, ma anche adesso mi tengo tutto dentro e non riesco a esprimere le mie emozioni.
E quando recita?
Un po’ escono, un po’ non tanto. Perché bisognerebbe essere sempre concentrati.
Lei è molto esigente con se stessa?
Molto. A volte un po’ troppo. Non lo so perché sinceramente.
E’ soddisfatta di dove è arrivata?
Da una parte sì, dall’altra non tanto. Perché posso dare ancora di più.
Qual è il suo sogno?
Io sogno di recitare ogni giorno. Il mio obiettivo è che sia sempre di più un lavoro.
Prima faceva un altro lavoro?
Sì ero commessa al supermercato. Ci ho lavorato per tanto tempo. Mi piaceva, ma mi sono stancata. Ora l’ho lasciato per fare l’attrice. Io ho fatto questa scelta e non voglio più cambiarla, perché è mia. E’ una cosa che a me piace.
Quando racconta Down, secondo lei le persone capiscono cosa vive e cos’è la sindrome di Down?
Secondo me no. Alcune persone non capiscono che io faccio questo spettacolo. E vedono dei lati di me che alcuni dicono che sono Down, altri dicono di no. Io ci sto anche male per questo.
Cosa la fa star male?
Quando si dice sempre che io sono Down. E non si parla dello spettacolo.
Gli spettacoli lo fanno dimenticare?
Secondo me sì, lo fanno dimenticare anche a me.
Qual è la cosa più bella quando è sul palco?
Quando si chiudono le tende e c’è l’applauso del pubblico. Quella cosa lì mi piace veramente tanto.
E la parte che le piace meno?
L’emozione quando vado sul palco. Quando salgo. Provo tante emozioni.
Lei lavora con altre attrici, qual è la parte più difficile?
Aiutarsi. Ogni tanto ci sgridiamo a vicenda perché diciamo che delle battute ce le perdiamo. Sul palco ci cerchiamo. Se sono in difficoltà, le guardo e sono più sicura.
Di tutti gli spettacoli qual è la battuta a cui è più affezionata?
Una parte che a me piace tantissimo è quando io chiamo la mamma. Fa così: “Mamma, è tutta colpa tua. Perché mi hai fatto down, perché è successo a me, cosa ho fatto di male”. Quello che mi colpisce di più dell’inizio (dello spettacolo Down ndr) è quando non mi capisce nessuno. E’ quello che mi colpisce di più. Ci sto un pochino male su questa frase. Per chi non mi capisce tanto. Mi chiudo.
Gli spettacoli trasmettono un po’ chi è Giorgia Benassi?
Sì, questo sì.
Quale messaggio vuole lasciare per chi viene a vederla?
Di essere concentrati su tutti i miei spettacoli perché potrei dare la mia anima, il mio cuore alle persone.
L'articolo “Il mio sogno è poter lavorare sempre di più come attrice. Quando sono sul palco posso dare l’anima” proviene da Il Fatto Quotidiano.