Il lato meno zen di Bali: vietato l’ingresso nei templi alle donne con il ciclo

Dal divieto d'ingresso nei templi alle donne con il ciclo alla richiesta di indossare abiti tradizionali nei luoghi di culto: ecco le nuove regole che svelano il lato meno zen di Bali

Apr 9, 2025 - 15:41
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Il lato meno zen di Bali: vietato l’ingresso nei templi alle donne con il ciclo

“Vado a Bali a ritrovare me stesso/a” è una frase che sentiamo ripetere spesso e, forse, a influenzare il fenomeno ci ha pensato il romanzo da cui è tratto il film Mangia, prega, ama, con protagonista Julia Roberts. Bali, conosciuta come oasi di pace, potrebbe essere ben diversa da come l’immaginiamo e no, non parliamo solo di overtourism. La destinazione ha, infatti, alcuni divieti strani e particolari che è importante conoscere prima di partire.

Bali, la meta zen dell’Indonesia

I social hanno sicuramente favorito la crescita del successo di Bali come meta da sogno, sinonimo di pace e relax. Dalla condivisione massiva su TikTok al film Mangia, prega, ama, sono tante le situazioni che hanno portato ad un boom di viaggiatori e persino, in alcuni mesi dell’anno, al fenomeno dell’overtourism. Eppure, oltre a tutti i lati positivi, a Bali ci sono dei divieti strani, particolari e assurdi che potrebbero rendere la meta tutt’altro che zen.

Divieto d’ingresso nei templi alle donne con il ciclo a Bali

Un tempo Bali era sinonimo di pace interiore e spiritualità zen, ma sembrerebbe quasi aver ormai abbandonato quell’aura idilliaca che l’ha resa così famosa. La località indonesiana, sempre più affollata di turisti in cerca di autenticità, ha introdotto nuove regole per contenere (o forse solo mascherare) il comportamento ritenuto irrispettoso dei visitatori stranieri. Tra le misure più discusse spicca il divieto per le donne di entrare nei templi durante il ciclo mestruale. La motivazione ufficiale? Il sangue mestruale, considerato impuro secondo le tradizioni induiste locali, “contaminerebbe” i luoghi sacri. Il governatore Wayan Koster ha presentato questa norma come un atto dovuto per preservare il turismo “sostenibile” e “rispettoso”. Due parole che, evidentemente, suonano sempre bene nei comunicati stampa, anche se poi la loro applicazione pratica resta più che nebulosa.

In effetti, non è stato chiarito come si intenda far rispettare un simile divieto: autocertificazione? Controlli improbabili? O ci si affiderà forse a una sorta di polizia del ciclo mestruale? L’impressione è che si stia rispolverando un’antica superstizione secondo cui le donne, in quei giorni, sarebbero più fragili, soggette a svenimenti o addirittura capaci di scatenare disastri naturali nei villaggi vicini.

Regole e divieti a Bali da conoscere prima di partire

Bali, già in passato, aveva deciso di alzare ulteriormente il tiro con una serie di nuove regole pensate per “rieducare” i turisti. L’abbigliamento nei luoghi sacri deve essere adeguato, una regola già attiva da anni ma inasprita ulteriormente nel 2023. È infatti necessario indossare abiti tradizionali balinesi, pena il divieto di ingresso nei templi. Vestiti, come il sarong, che possono essere noleggiati o acquistati all’ingresso dei luoghi sacri. Si sono aggiunti poi uno stop totale alla plastica monouso, alle bestemmie e alla sporcizia, atteggiamenti eventualmente puniti con sanzioni importanti.

Chi si occuperà di far rispettare i divieti? Una task force speciale gestirà le regole del bon ton forzato. Un team incaricato controllerà il comportamento dei turisti avendo il beneficio di sanzionare con multe salate. I casi peggiori potranno persino comportare la carcerazione.

Dal 2024 è stata anche introdotta una tassa turistica di circa 9 euro a testa destinata alla protezione dell’ambiente locale, in perfetto stile greenwashing. È chiaro che certe misure nascono dalla necessità di contenere comportamenti da villaggio vacanze che hanno indignato i residenti, come turisti nudi nei templi o rituali improvvisati a caso. E certo, Bali non è sola: mezza Europa e mezzo mondo stanno cercando di mettere un argine all’overtourism che minaccia di stritolare le comunità locali.

Certo è che online la polemica non sta mancando: se tutti mostrano grande interesse nel proteggere cultura e natura promuovendo un turismo più sostenibile e rispettoso, alcuni divieti come quello delle donne con le mestruazioni nei templi hanno del surreale.