Il governo Meloni e la scelta di non rispondere alle domande del Parlamento sul caso Paragon: «Argomento classificato»

Respinte le interrogazioni presentate alla camera dalle opposizioni sul caso degli ascolti ai danni del direttore di Fanpage, Cancellato, di Luca Casarini e alcuni attivisti L'articolo Il governo Meloni e la scelta di non rispondere alle domande del Parlamento sul caso Paragon: «Argomento classificato» proviene da Open.

Feb 18, 2025 - 17:21
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Il governo Meloni e la scelta di non rispondere alle domande del Parlamento sul caso Paragon: «Argomento classificato»

Laptop con un cellulare appoggiato sulla pulsantiera

Il governo rifiuta di rispondere al question time – previsto per domani – sul caso Paragon e quindi alle diverse domande sugli ascolti ai danni del direttore di Fanpage Francesco Cancellato e di alcuni attivisti, tra i quali Luca Casarini e Beppe Caccia. Il primo a parlarne, alla ripresa pomeridiana dei lavori dell’Aula della Camera, è Davide Faraone, capogruppo di Iv, ma fanno poi seguito Federico Fornaro del Pd, Francesco Silvestri di M5s, Benedetto della Vedova di +Europa, Marco Grimaldi di Avs.

L’ipotesi segreto di stato

Come spiegano i parlamentari dell’opposizione, il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha infatti inviato a tutti i gruppi una lettera in cui spiega che il governo non vuole rispondere alle domande sul caso. L’articolo 131 comma 1 del regolamento della Camera, dice infatti, che «Il Governo può dichiarare di non poter rispondere indicandone il motivo». A quello che risulta, nella lettera inviata a Fontana dal sottosegretario Alfredo Mantovano, visto che la vicenda è stata già affrontata davanti al Copasir, ha spiegato che gli altri aspetti del contratto recentemente interrotto con la società israeliana che produce il potente software di spionaggio sono da considerare «classificati» e quindi non affrontabili al question time. Una espressione molto generica con cui si lascia intendere che potrebbe essere stato apposto il segreto di stato. «“Nella seduta di question time del 12 febbraio” il ministro Luca Ciriani “ha fornito le uniche informazioni pubblicamente divulgabili – si legge nella lettera – Ogni altro aspetto delle vicende di cui trattasi deve intendersi classificato e, ai sensi dell’articolo 131, comma 1 del regolamento della Camera, anche se richiamato in futuri atti non potrà formare oggetto di informativa da parte del governo se non nella sede del Copasir».

Gli interventi dei parlamentari

Faraone ha spiegato che, dopo la diffusione delle notizie relative all’uso di Paragon «alcune istituzioni, come le Forze Armate, hanno subito chiarito che non lo hanno utilizzato, poi lo hanno detto i Servizi. In sostanza erano rimaste due entità che non avevano chiarito sia a livello mediatico che istituzionale se avessero a disposizione Paragon: la Polizia penitenziaria e le procure. Le due interrogazioni chiedevano al governo se procure e Polizia penitenziaria abbiano avuto a disposizione questo strumento». Fornaro, del Pd, ha parlato di «pericoloso precedente. La domanda era semplice – ha osservato – e cioè se Polizia penitenziaria e procure utilizzino Paragon: se il governo rispondeva sì, poi poteva appellarsi al segreto e portare la discussione in Copasir; ma non può rifiutarsi di rispondere. È inaccettabile farlo prima di rispondere, è in gioco il corretto rapporto tra potere esecutivo e Parlamento, tra i cui poteri vi è quello di controllo sul governo. Lo sottopongo al presidente Fontana, è in gioco la dignità di questa istituzione. Credo che il presidente della Camera debba riflettere ancora». Anche gli altri interventi dell’opposizione hanno chiesto al presidente Fontana di non accettare la lettera del governo e di insistere perché l’esecutivo domani risponda alle due interrogazioni.

Foto in evidenza di Mikhail Mamontov da Pixabay

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