Il destino dell’Ucraina: "Putin e Zelensky si odiano". Trump: la pace è difficile

Per il presidente Usa "forse è impossibile" un accordo tra i due nemici. Lo Zar: "Riconciliazione inevitabile. Ma io posso vincere anche senza atomica".

Mag 5, 2025 - 06:14
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Il destino dell’Ucraina: "Putin e Zelensky si odiano". Trump: la pace è difficile

Il presidente Trump si è improvvisamente reso conto che forse la pace fra Ucraina e Russia è impossibile: "C’è un odio tremendo fra Putin e Zelensky. La pace forse è impossibile". E a tre giorni dall’ottantesimo anniversario della fine della Seconda guerra mondiale (che in Russia chiamano Grande guerra patriottica), Mosca ha bombardato nuovamente Kiev, per fortuna senza morti.

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, non crede che la tregua unilaterale annunciata dal Cremlino, dall’8 al 10 maggio, verrà rispettata e nello stesso tempo ha dichiarato di non poter garantire la sicurezza della parata sulla Piazza Rossa il 9 maggio, alla quale parteciperà anche il presidente Xi Jinping e che rappresenta l’apoteosi della propaganda putiniana.

A Washington il senso di impotenza è palpabile, complicato dal fatto che, essendosi aggiudicata lo sfruttamento di minerali strategici per almeno 10 anni, dovrà intervenire almeno per garantire la sicurezza di quelle zone, che però si trovano quasi tutte vicino alla linea del fronte. Oltre ad aver palesemente fallito il proposito di far finire la guerra entro 24 ore, come promesso in campagna elettorale, con tutto il danno reputazionale che ne consegue. Certo, l’ipotesi di portare la Russia dalla sua parte sembra lontana anni luce. Non solo Xi Jinping parteciperà alla parata dell’8 maggio, starà nel Paese per ben quattro giorni, segno che la sinergia fra Mosca e Pechino è più forte che mai. Proprio Putin, ha dichiarato che l’amicizia con Pechino è destinata a rafforzare l’ordine globale e che prima o poi "sarà inevitabile riconciliarsi con l’Ucraina". Salvo aggiungere: "Ma io posso vincere anche senza atomica". Il presidente Zelensky, dal canto suo, ha bollato il numero uno del Cremlino come "cinico" e torna in pressing sull’Europa. Ieri, durante una visita ufficiale a Praga con la moglie Olena, ha ringraziato per il sostegno ricevuto, ma ha anche lanciato una frecciatina. "Ci sono Paesi – ha detto – che frenano l’ingresso di Kiev nella Ue". Un riferimento, nemmeno troppo velato all’Ungheria di Viktor Orban e alla Slovacchia di Robert Fico.

Proprio il numero uno di Budapest, ieri nella mattina, aveva dichiarato che il Paese non aveva alcuna intenzione di dare la luce verde a Kiev. Sul New York Times, intanto, è comparsa la notizia che gli Stati Uniti hanno spostato una batteria di missili da difesa Patriot da Israele verso l’Ucraina. Una seconda batteria potrebbe arrivare dalla Germania e dalla Grecia. Segno che fra Stati Uniti ed Europa, comunque, si dialoga e che, se proprio non la si vuole o non la si può aiutare a contrattaccare, almeno si stanno mettendo insieme le forze per continuare a difenderla. La guerra inizia a diventare un peso anche per la Russia sotto più aspetti. La speranza è che il logoramento prima o poi aggioga anche Mosca e che rinunci a una parte di territori conquistati.

Marta Ottaviani