Il Consiglio dei Ministri ha approvato la stretta sul diritto alla cittadinanza
Il governo ha deciso: ottenere la cittadinanza italiana per discendenza non sarà più così semplice. Con il pacchetto di riforme approvato dal Consiglio dei Ministri, l’Italia pone infatti un freno alla trasmissione automatica dello ius sanguinis, limitandola ai discendenti di prima e seconda generazione. Non più trisavoli o bisnonni come lasciapassare per un passaporto europeo, […] The post Il Consiglio dei Ministri ha approvato la stretta sul diritto alla cittadinanza appeared first on L'INDIPENDENTE.

Il governo ha deciso: ottenere la cittadinanza italiana per discendenza non sarà più così semplice. Con il pacchetto di riforme approvato dal Consiglio dei Ministri, l’Italia pone infatti un freno alla trasmissione automatica dello ius sanguinis, limitandola ai discendenti di prima e seconda generazione. Non più trisavoli o bisnonni come lasciapassare per un passaporto europeo, ma solo genitori o, al massimo, nonni nati in Italia. Un provvedimento che giunge dopo anni di crescita esponenziale dei cittadini italiani residenti all’estero, passati da 4,6 a 6,4 milioni in appena un decennio. È stato inoltre stabilito lo spostamento della gestione delle domande dai consolati all’estero a un nuovo ufficio centrale presso la Farnesina, con un periodo transitorio di circa un anno per l’organizzazione del sistema.
La riforma introduce criteri più stringenti per ottenere la cittadinanza italiana attraverso la discendenza. Da ora in avanti, saranno riconosciuti come italiani dalla nascita solo coloro che hanno almeno un genitore o un nonno nato in Italia. Per i figli di italiani nati all’estero, il riconoscimento sarà automatico solo se almeno uno dei genitori ha risieduto in Italia per almeno due anni continuativi prima della nascita del figlio. Saranno comunque processate secondo le regole precedentemente vigenti le richieste di riconoscimento della cittadinanza documentate e presentate entro il 27 marzo 2025. La riforma promossa dall’esecutivo si articola anche in una seconda fase, che prevede un disegno di legge in cui si stabilisce che i cittadini nati e residenti all’estero mantengano nel tempo un legame reale con il nostro Paese, esercitando i diritti e i doveri del cittadino almeno una volta ogni venticinque anni.
Negli ultimi anni, il numero di italiani all’estero è aumentato del 40%, con richieste di cittadinanza in forte crescita in Paesi come Argentina, Brasile e Venezuela. Secondo le stime, tra i 60 e gli 80 milioni di persone nel mondo potrebbero potenzialmente avanzare una richiesta di riconoscimento della cittadinanza italiana. Questo ha messo sotto pressione i servizi consolari, che si sono trovati a dover gestire decine di migliaia di domande. La stretta sul diritto alla cittadinanza segna una svolta nella politica migratoria italiana, limitando uno dei meccanismi che per decenni hanno consentito la trasmissione del passaporto italiano a discendenti di emigrati ormai lontanissimi. Le nuove regole non hanno toccato lo ius soli o lo ius scholae, lasciando immutato il percorso per chi nasce o cresce in Italia da genitori stranieri. La riforma, insomma, non amplia i diritti per chi vive stabilmente nel Paese, ma restringe quelli di chi ha legami solo sulla carta.
Negli ultimi mesi, effettivamente, il dibattito parlamentare si era maggiormente incentrato sul tema dello Ius Scholae e dello Ius Soli, mostrando posizioni diverse sul tema all’interno della stessa maggioranza. Lo scorso ottobre, dopo aver passato l’estate ad aprire al Partito Democratico sullo Ius Scholae – per poi cassarlo in sede parlamentare -, Forza Italia ha avanzato una proposta di legge per concedere la cittadinanza ai figli di immigrati regolari. Denominata Ius Italiae, la proposta prevede che i nati in Italia o coloro che arrivano entro i 5 anni, residenti per 10 anni, possano ottenere la cittadinanza a 16 anni se completano il percorso scolastico obbligatorio. La “fuga in avanti” di Forza Italia ha però scatenato le ire della Lega, fortemente contraria all’introduzione della misura.
[di Stefano Baudino]
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